Complice anche un periodo di magra in termini di uscite videoludiche, Outriders ha attirato a sé un gran numero di giocatori: dai veterani del genere looter shooter fino ai neofiti che hanno visto, nel nuovo gioco di People Can Fly, un loro battesimo del fuoco. Ebbene il genere looter shooter è ormai affermato, con un pubblico molto affezionato e con prodotti di riferimento del calibro di The Division 2, Destiny 2 e Borderlands. Outriders porta sul mercato una formula funzionante ma con un taglio stilistico poco ispirato, un’opera commercialmente efficace e senza troppe pretese.
Il team polacco ripropone in una nuova IP meccaniche di gioco ed effetti visivi familiari in un’esperienza always-online in terza persona, ma con diverse sbavature lungo il percorso che riconfermano, in parte, quanto espresso nella precedente anteprima pubblicata su queste pagine.
Il nuovo titolo cooperativo sviluppato da People Can Fly e pubblicato da Square Enix è disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X/S, Stadia e PC tramite Steam e Epic Games Store al prezzo di €59,99. In aggiunta è incluso nell’Xbox Game Pass (solo la versione console, non quella PC).
Senza troppo indugio, atterriamo quindi sul pianeta Enoch e partiamo con la nostra recensione di Outriders. Ma prima potete prendere visione del trailer di lancio con in sottofondo la canzone “We Appreciate Power” di Grimes.
Brand New World
Gli esseri umani sono alla ricerca di un nuovo pianeta da poter chiamare casa, visto che il precedente è diventato invivibile. Atterrano così su un pianeta con conformazione molto simile a quella terrestre, Enoch. Nelle prime fasi esplorative la fauna si dimostra aggressiva e, durante un’esplorazione, il convoglio viene travolto da una tempesta di energia chiamata “Anomalia” che colpisce anche gli esploratori, gli Outrider. Questa “Anomalia” è così chiamata perché segue ben poche leggi della fisica conosciute dagli umani, le sue tempeste creano distorsioni nel tempo, negli atomi e nella gravità.
Il personaggio creato dai giocatori è colpito dalla suddetta tempesta, ma resisterà alla sua forza distruttiva, venendo investito di nuovi poteri sovrannaturali. La situazione, però, si complica e alcuni Outrider vengono rispediti nel criosonno e risvegliati trent’anni dopo. In quel lungo lasso di tempo si sono formate e sono collassate società, governi e città: i giocatori sono stati risvegliati da alcune loro vecchie conoscenze ed è necessaria la loro presenza in questa nuova battaglia senza esclusione di colpi e skill.
La trama è caratterizzata da un ritmo molto serrato ed è, in fin dei conti, poco ispirata e molto superficiale. Il potenziale narrativo di Outriders, infatti, non viene sfruttato nella sua totalità e il titolo preferisce rimanere alquanto semplice nel modo di narrare gli eventi, nella costruzione dell’azione, nei colpi di scena e nei dialoghi (spesso tagliati dalle dissolvenze delle cutscene).
Oltre alla missione principale, è possibile trovare una piccola quantità di secondarie durante l’esplorazione delle aree: tra queste sono presenti le missioni di caccia, le taglie e altre tipologie di missioni più narrative che sostengono la storia principale, soprattutto per i dettagli che riguardano l’ambientazione fantascientifica elaborata dallo studio polacco. Questa non rappresenta nulla di originale e la direzione artistica risulta anonima nel design e in gran parte degli ambienti di gioco, con poche eccezioni riscontrabili nelle architetture dei livelli di fine campagna.
In generale si tratta di una storia senza particolare mordente, ma che riesce comunque nel tentativo di intrattenere il giocatore per una durata di circa venticinque ore. A spezzare di continuo il coinvolgimento narrativo è la regia delle scene che, al di là del tremolio della camera aggiustabile nelle impostazioni, risulta frettolosa e inopportuna in molti suoi punti. È percepibile una discrepanza tra le azioni che si svolgono nelle fasi di gameplay e ciò che invece viene mostrato nelle cutscene: la famosa dissonanza ludonarrativa di cui si sente spesso parlare. Inoltre accade sovente di concludere un’ondata di nemici e vedere immediatamente comparire a schermo una cutscene di qualche secondo con un dialogo tagliato a metà, per poi ritornare repentinamente nel livello. A frammentare ulteriormente l’esperienza di gioco è anche la mancanza di inventiva da parte del team di sviluppo nel mascherare le imperfezioni strutturali del proprio titolo.
Outriders non è un open world, ma la sua struttura è composta da aree istanziate di media/piccola grandezza collegate da ponti da saltare o porte da aprire. Peccato che ogni volta che si transita da un’area all’altra, il gioco richiede qualche secondo di caricamento, una cutscene e altri secondi di caricamento. L’impressione è che sia proprio mancato il tentativo di risolvere, con arguzie contestuali, alcuni bachi del titolo che, al contrario, vengono sfortunatamente accentuati dagli escamotage inseriti. Paradossalmente finiscono per strappare una risata quelle mini sequenze in cui il personaggio apre una porta, salta un burrone o scavalca una parete, parimenti ai vecchi Resident Evil con l’animazione delle scale o delle porte che cigolano per passare da una parte all’altra della mappa.
L’esperienza nel complesso offre una partenza scialba sia per design dei livelli che per loot, migliorando progressivamente nel midgame del gioco. L’endgame, composto da una serie di missioni chiamate Spedizioni, risulta essere la parte più riuscita a livello di intrattenimento. Queste sono a conti fatti delle corse contro il tempo, cercando di arrivare a dei pod carichi di loot nel minor tempo possibile e man mano aumentando il proprio grado sfida sino ad arrivare all’ultima Spedizione.
Inferno di proiettili
Non appena poggiato piede sulla superficie di questo nuovo e inospitale pianeta, è facile rimanere interdetti di fronte al gameplay di Outriders. Nel giro di pochi minuti si è immediatamente sotto fuoco incrociato, passando da copertura a copertura nel tentativo di trovare lo spiraglio adatto per rispondere al fuoco. Si tratta di uno sparatutto in terza persona frenetico e, spesso, caotico: un inferno di proiettili in piena regola in cui fare danni permette al personaggio di curarsi, aggiungendo all’equazione anche lo spam delle abilità di classe. Il sistema di shooting di Outriders, quindi, si presenta abbastanza solido, con un gameplay loop funzionante ma approfondito non più dello stretto indispensabile.
Le abilità dei personaggi, costantemente utilizzate sul campo di battaglia, sono il vero fiore all’occhiello del prodotto di People Can Fly, con quattro classi disponibili (Mistificatore, Distruttore, Piromante e Tecnomante), ognuna con le proprie peculiarità e un albero di abilità unico. Ci sono molti valori da tenere in considerazione nel bilanciamento complessivo del titolo ed è comprensibile che alcune classi, in questo caso il Mistificatore e il Tecnomante, risultino più forti delle altre: gli sviluppatori stanno infatti intervenendo per ottimizzare le classi di gioco e rendere l’esperienza più bilanciata e piacevole con qualsiasi personaggio si decida di usare.
Per ogni classe è possibile scegliere diverse specializzazioni, o archetipi, tramite l’acquisto delle abilità man mano che si avanza di livello. Il sistema di progressione, inoltre, non si sofferma alla mera scelta delle skill, ma, similmente ad altri competitor come The Division, è possibile aggiungere delle abilità agli equipaggiamenti, aumentando la rarità e le statistiche attraverso l’uso di materiali acquisibili dall’ambiente di gioco, oppure dagli scarti di loot obsoleto e smantellato dall’inventario. A tal proposito, l’inventario è molto facile da navigare, con diverse quality of life che permettono ai giocatori di smantellare gli oggetti più velocemente. A rallentare questo processo è, però, l’apertura del menu stesso, che richiede qualche attimo di caricamento sia all’apertura che alla chiusura.
Diventa perciò molto difficile cambiare con disinvoltura un’arma nel mezzo di uno scontro a fuoco, rischiando addirittura di morire dal piombo o dalle sferzate dei nemici. Come detto Outriders presenta un gameplay caotico ma molto appagante e, nonostante la sua superficialità, si dimostra all’altezza non soltanto per chi vuole intraprendere l’avventura come un lupo solitario, ma anche per chi cerca la cooperazione di altri giocatori. Una baraonda di proiettili e abilità che, in diverse occasioni, mettono in seria difficoltà la macchina da gioco, creando situazioni di disagio.
Qui tutto balla
La colonna sonora che scandisce con toni altisonanti tutta l’azione di gioco, nonché le costanti sparatorie, è stata composta da Inon Zur, famoso compositore israelo-americano già autore delle soundtrack di Dragon Age: Origins, Crysis, Fallout 3, Fallout: New Vegas, Prince of Persia: I Due Troni e molte altre. Da notare, inoltre, che Outriders è interamente tradotto e doppiato in italiano, con una localizzazione e un voice acting di buona fattura per gran parte della sua durata.
Graficamente Outriders è realizzato degnamente, ma a preoccupare è l’ottimizzazione del motore utilizzato, l’Unreal Engine 4. Vagando per i livelli proposti è facile notare degli scorci suggestivi e ben realizzati a livello di texture e illuminazione, ma il frame rate è capace di causare problemi alla fruizione dell’esperienza. Sono molteplici, infatti, gli effetti a schermo da elaborare soprattutto durante le partite in cooperativa, nelle quali le situazioni si scaldano e lo spam delle abilità stuzzica i giocatori. In queste fasi concitate, i fotogrammi al secondo calano vertiginosamente. Diversi sono stati i crash e le problematiche tecniche riconosciute dagli sviluppatori stessi: una delle tante riguarda l’uso delle DirectX 12 rispetto alle 11; questioni che, per quanto fastidiose, sono risolvibili nel tempo.
Always offline?
Non è neanche il caso di soffermarsi troppo sui bug incontrati, i quali non hanno ostacolato la fruizione dell’esperienza. È giusto invece fare un appunto sulla tipologia di infrastruttura online utilizzata da People Can Fly, che richiede ai giocatori di connettersi ai server di Square Enix nonostante si scelga di giocare in solitaria. L’online di Outriders non possiede dei server dedicati, ma si basa su una struttura peer-to-peer che richiede una preliminare connessione ai server Square.
L’affidamento degli sviluppatori al P2P ha causato (e continua a causare, anche se con minor cadenza) numerosi problemi di connettività. Al lancio, infatti, è stato difficile connettersi ai server e giocare con una certa stabilità, ma patch dopo patch gli sviluppatori stanno cercando di risolvere queste difficoltà. L’ultimo aggiornamento pubblicato migliora la situazione, ma non elimina del tutto le complicazioni.
Outriders è un titolo che richiede una connessione costante ad internet per poter giocare. I problemi tecnici che hanno afflitto il gioco di People Can Fly al lancio hanno sollevato un dubbio che attanaglia ormai questa tipologia di giochi da diversi anni. L’always-online, per looter shooter cooperativi, ha senso? Diverse testate giornalistiche statunitensi come Kotaku o PC Gamer portano all’attenzione del pubblico quanto una simile impostazione possa minare l’esperienza di gioco anche per chi non ha alcun interesse a viverla in compagnia. È un punto di discussione sul quale è giusto riflettere: non gioverebbe a prodotti simili avere anche una modalità offline?
A tutto Gaas
Outriders è un prodotto anomalo, come d’altronde la tempesta di energia che si scaglia su Enoch. Il suo modello di business, rispetto ad altri titoli del suo genere, non è quello del cosiddetto Game as a Service: secondo quanto riportato dagli stessi sviluppatori nella pagine delle FAQ, e in una dichiarazione del lead designer della software house Piotr Nowakowski, Outriders è un’esperienza completa e per adesso non sono previsti contenuti aggiuntivi post-lancio, ma non è esclusa la possibilità che questi arrivino se le vendite e l’accoglienza del pubblico soddisferanno le aspettative degli sviluppatori. Per quanto riguarda il modello di business si parla di un buy-to-play classico, senza Battle Pass nè microtransazioni.
Secondo quanto riportato sul sito Steam Charts, il picco massimo di utenti connessi contemporaneamente su Outriders è di oltre 125.000, con una media di circa 68.000. Sono dati sicuramente molto positivi per questa nuova IP e sarà interessante vedere quale strategia adotterà il team di People Can Fly sul futuro della sua nuova creatura.
CONSIDERAZIONI FINALI
Outriders è un gioco senza infamia e senza lode, che riesce ad intrattenere per tutta la sua durata proponendo un grado sfida interessante, soprattutto se giocato in cooperativa. Nonostante gli evidenti problemi tecnici e la narrativa frammentata e poco ispirata, People Can Fly porta sul mercato una nuova IP con una formula looter shooter funzionante e senza troppe pretese. Nel suo complesso è un’esperienza di gioco soddisfacente, appetibile sia dai giocatori veterani che per chi non si è mai approcciato al genere. Un prodotto con un buon potenziale sia narrativo che di gameplay, ma non sfruttato appieno dalla software house polacca. Lontano dall’essere un capolavoro, si attesta però su una sufficienza piena.
Studente di Scienze Politiche e Sociali, Damians è appassionato di videogiochi, film, serie TV e fumetti. Ah e non dimentichiamo anche la musica e, ovviamente, la politica. Discute di queste cose in continuazione e ha sempre qualcosa da dire. Dentro MMO.it ha finalmente trovato lo spazio per continuare a parlare di ciò che gli piace senza assillare i passanti. Insomma, una fortuna per la quiete pubblica.
Bella recensione, peccato per il gioco.
considerando il successo che sta avendo il gioco, 2/5 mi pare un po’ forzato O.o
Noi non giudichiamo il successo, ma la qualità. Anche Anthem al lancio era andato benissimo…