Disintegration è un prodotto molto particolare. Se da un lato possiede della caratteristiche coinvolgenti e innovative, dall’altro sfortunatamente dà l’impressione di essere nato già vecchio. L’opera prima di V1 Interactive edita da Private Division consegna al consumatore sensazioni molto contrastanti, riuscendo a farsi apprezzare, ma solo dopo alcune ore di gioco. La nuova IP è stata ideata da Marcus Lehto, co-creatore della serie Halo, che ha portato avanti questo progetto per diversi anni, assicurandosi di riuscire a restituire un’esperienza di gameplay peculiare.
Disintegration è caratterizzato da un’ambientazione fantascientifica distopica in cui un gruppo di fuorilegge, guidato da Romer Shoal, rappresenta l’ultimo baluardo di salvezza dell’umanità, minacciata dalle forze della Rayonne e dalla loro crociata per eliminare gli ultimi residui della società umana. Una storia di ribellione con protagonisti degli esseri umani, tali anche se possiedono un corpo metallico con parti cibernetiche e non solo carne e ossa.
La beta tecnica mi aveva dato sensazioni parzialmente negative (che potete leggere qui), ma aver messo le mani sul gioco completo ha leggermente cambiato il punto di vista. Prima di approfondire maggiormente l’analisi del titolo, ricordo che Disintegration è disponibile su PlayStation 4, Xbox One e PC tramite Steam al prezzo di 49,99€.
Shooting e strategia
Il gameplay di Disintegration è un’ottima ibridazione tra sparatutto in prima persona e meccaniche RTS. Un connubio complesso da realizzare, ma soddisfacente nella sua applicazione, che coinvolge il giocatore nell’azione e gli permette di comandare delle unità di personaggi da una posizione privilegiata, possibile grazie ai cosiddetti gravicicli: mezzi di trasporto leggeri e armati in grado di volare ad un’altitudine sufficiente a scorgere ogni punto critico del campo di battaglia.
Il player dispone dei gravicicli e della sua squadra di terra composta da diverse unità comandabili sulla mappa di gioco attraverso il tasto destro del mouse. Ogni soldato nel plotone ha delle abilità intrinseche che, se utilizzate al momento giusto, possono distruggere unità nemiche o permettere di ottenere un vantaggio strategico: alcune unità hanno dei missili che infliggono danni ad area oppure granate stordenti che abbassano le difese nemiche. Le abilità posseggono un cooldown e un’area di effetto, una volta selezionata l’abilità da utilizzare è possibile vederne il raggio d’azione e, quindi, scegliere se confermarla sull’azione specifica o riservarla per un’occasione migliore.
Il gunplay nello specifico ha un buon feeling, riuscendo a restituire un’esperienza di sparo soddisfacente, in grado di intrattenere per tutta la durata delle ore di gioco della campagna.
Anche il level design si pone su un buon livello: la struttura delle mappe e dei livelli riesce a convincere, creando aree di gioco tendenzialmente coinvolgenti. Alcuni livelli risultano banali, ma molti altri riescono ad affermarsi con una loro personalità. Ogni livello presenta infatti un landmark, un punto geografico fisso che rende semplice il riconoscimento dello scenario e del suo obiettivo.
Ad essere banali e spogli, invece, sono gli ambienti che connettono le missioni l’una all’altra. Si tratta di aree nelle quali controlliamo il protagonista Romer, con la possibilità di raccogliere sfide attive durante la campagna principale, o possiamo parlare con i personaggi per poter apprendere meglio le ragioni che li hanno spinti a combattere, empatizzando con loro e i loro valori. Sfortunatamente la navigazione di quest’area risulta parecchio noiosa e forzata, senza una grande varietà di azioni da fare. L’unica meccanica di gameplay che viene approfondita in queste sezioni è l’upgrade delle statistiche degli alleati e del graviciclo: nei livelli è infatti possibile trovare i cosiddetti Chip di aggiornamento, spendibili solo in questa schermata prima di andare in missione.
“Sai che mi sono integrato a causa tua, Romer?”
Lo storia di Disintegration mischia in maniera consapevole classiche tematiche sci-fi con il concetto del Transumanesimo. Si sente molto spesso parlare di “integrati”, ovvero di persone il cui cervello è stato trapiantato in un esoscheletro robotico. Le tematiche sono ormai note al grande pubblico appassionato di fantascienza, che può ritrovarle facilmente anche in produzioni videoludiche o cinematografiche come Ghost in the Shell, Deus Ex e Blade Runner. Il titolo dell’opera non è da intendere come disintegrazione fisica di oggetti o parti dello scenario, bensì come “dis-integrazione”, ovvero una sorta di processo inverso all’integrazione biologica e meccanica descritta poc’anzi.
Il processo di disintegrazione è parte della causa dei fuorilegge, gruppi di resistenza che combattono le truppe di Black Shuck. Quest’ultimo è il nemico principale del gioco, ex-accademico che in passato è stato un grande sostenitore dell’integrazione umana. I fanatici integrati sono infatti i principali componenti delle truppe di Black Shuck, che continua questa crociata contro l’umanità, etichettando come fuorilegge anche gli integrati che non sostengono la sua causa, definiti non-Naturali.
Alcuni aspetti della trama di Disintegration risultano a prima vista abbastanza banali, ma la storia riesce ad evolversi in maniera convincente, creando personaggi carismatici e dagli scopi ben precisi. Ad essere vincenti sono infatti le relazioni tra questi personaggi e l’evoluzione della sottotrama transumanista, poiché, se si guarda alla realizzazione di alcune cutscene e alla successione degli avvenimenti, spesso si rimane delusi dal rapido susseguirsi degli eventi. Di base molti avvenimenti sembrano affrettati, come se inizialmente la campagna dovesse avere durata maggiore e fosse poi stata ridotta per esigenze di tempo e budget.
Romer Shoal rimane comunque un protagonista interessante e misterioso, non esagerato fino a renderlo una macchietta, ma abbastanza approfondito per fare in modo che il giocatore riesca a comprendere i suoi ideali e valori.
La campagna si attesta attorno alle 12 ore di gioco a difficoltà Maverick, ovvero il penultimo grado di difficoltà. Una volta finite le 12 missioni difficilmente verrà la voglia di iniziare un’altra partita: è vero che il gameplay è ben realizzato, ma non è vario abbastanza da permettere un cambio radicale dell’esperienza di gioco ricominciando da capo. Si tratta comunque di una longevità discreta, superiore alla media delle produzioni attuali. È però un peccato considerando le potenzialità del soggetto narrativo: il team di V1 Interactive avrebbe potuto realizzare qualcosa di più corposo approfondendo meglio le tematiche trattate.
I dialoghi si attestano su un buon livello per la maggior parte della storia, ma spesso a rovinarli è un doppiaggio mediocre. A tal proposito, Disintegration è tradotto in italiano nell’interfaccia e nei sottotitoli: questi risultano spesso mal formattati nell’immagine, poiché le linee di dialogo sono compattate nella parte centrale bassa dello schermo e, in alcuni casi, vengono addirittura tagliate.
Da un lato Disintegration poggia quindi su dei pilastri forti, quelli del gameplay e del level design, ma risulta un prodotto mediocre e superato se si guardano altri fattori, come per esempio la grafica.
Grafica e tecnica
Uno dei punti più bassi di Disintegration è proprio il comparto grafico. Questo è infatti caratterizzato da un Unreal Engine assolutamente mal sfruttato, con delle texture mal rifinite ed effetti grafici minimi. Il tutto rende il prodotto poco attuale per il mercato contemporaneo, senza sfruttare appieno tutte le tecnologie che questa generazione è in grado di offrire. L’ottimizzazione risulta altalenante, con il framerate che cala drasticamente quando sono presenti tanti effetti a schermo. Inoltre la distruttività ambientale mette in mostra una fisica poco credibile, che è palesemente scriptata per evitare di appesantire ulteriormente il prodotto.
Ad aggiungersi alle pecche del lato visivo spuntano anche le animazioni dei personaggi, spesso legnose sia durante le cutscene che durante le fasi di gameplay. La loro scarsa resa si nota principalmente nelle aree intermedie, nelle quali controlleremo Romer con una visuale in terza persona. In questo luogo è infatti possibile vederne i movimenti ferraginosi (e non perché sia un robot), la scarsa manovrabilità e l’estrema lentezza del personaggio.
Durante le sessioni di gioco, Disintegration è stato in grado di regalare diverse chicche al limite tra il divertimento e la frustrazione. Questa serie di eventi non è stata saltuaria: si parla di svariati crash in una sessione di gioco di tre ore, che hanno costretto a ricominciare più volte la stessa missione da capo.
V1 Interactive non è però una major e bisogna tenere in considerazione che il titolo non è un AAA. Tutto ciò fa quindi pensare che non sia stato investito molto budget nel look grafico di Disintegration, dando la priorità al gameplay e alla storia, che risultano sicuramente meglio curati.
Together
Il comparto multiplayer di Disintegration offre delle modalità di gioco classiche degli sparatutto riadattate, ovviamente, all’ambientazione creata da Marcus Lehto. Le modalità in questione sono Controllo Zona, nella quale dovremo conquistare dei punti di controllo e difenderli dall’assalto dei nemici, Collezione, in cui dovremo sconfiggere i nemici e raccogliere le loro neuroscatole (che hanno un valore in termini di punteggio), e Recupero, modalità multiround con attacco e difesa in cui dovremo consegnare dei nuclei ad una piattaforma di lancio mentre i nemici cercheranno di impedircelo.
L’intero comparto sfrutta egregiamente le meccaniche di gameplay ibride RTS e FPS della campagna, accompagnando l’esperienza di gioco ad una costruzione delle mappe spesso di livello, anche se poco ottimale in alcuni punti. Alcune mappe infatti possiedono una struttura ben bilanciata, con ad esempio una buona varietà tra spazi larghi e angusti o con dei dislivelli. In altre però il design non è ottimale e crea delle strutture claustrofobiche e poco percorribili con i gravicicli, rendendo un punto della mappa impraticabile dal punto di vista tattico.
C’è una grande varietà di gravicicli che potremo utilizzare durante le partite. Ognuno di questi, oltre ad avere un design specifico, possiede delle caratteristiche intrinseche negli armamenti e nelle abilità delle singole unità. Questo introduce all’interno del gameplay del gioco anche un elemento da hero shooter, poiché la selezione del graviciclo è importante per creare un’ottima sinergia di squadra. Ogni graviciclo ha sotto il suo comando una serie di soldati, ciascuno con le proprie caratteristiche e abilità (razzi a ricerca, campi di rallentamento, droni di disturbo, ecc.). Queste unità vengono definite Equipaggi e, come per la campagna principale, possono essere comandate con il mouse per designare obiettivi, coperture e nemici su cui concentrare il fuoco. Gli equipaggi sono studiati per poter dare ad ogni graviciclo un set di abilità e di competenze utili nel formare un team con altri giocatori.
L’esperienza multigiocatore, però, non arricchisce il titolo di per sé, apparendo principalmente come un riempitivo dopo aver portato a termine la campagna principale. Oltretutto i tempi di attesa per ricercare una partita sono immensi: questo può essere dovuto sia al matchmaking dei server sia, purtroppo, al basso numero di giocatori presenti nel titolo. Quest’ultima affermazione è constatabile dai thread aperti nel subreddit dedicato a Disintegration, nel quale molti giocatori stanno accusando simili problemi di matchmaking. Dalla pagina SteamCharts del gioco si evince che, al momento di stesura della recensione, circa una ventina di persone sono connesse contemporaneamente sul titolo, con un picco massimo di appena 120 utenti. I dati parlano chiaro: purtroppo Disintegration non è stato in grado di vendere molte copie e di fare breccia nel cuore dei videogiocatori.
CONSIDERAZIONI FINALI
Disintegration è una bella idea, ma realizzata male. Il gameplay, i livelli e la storia riescono ad esprimere gran parte del loro potenziale, ma tutto ciò non è supportato da un comparto tecnico all’altezza. Il look grafico è decisamente desueto, mentre il comparto audio e le animazioni risentono tantissimo di una scarsa cura da parte di V1 Interactive. Il multiplayer sembra poco ispirato e poco popolato, risultando solo un riempitivo da giocare dopo aver concluso la campagna principale.
A conti fatti Disintegration rappresenta un caso particolare di videogioco dalle grandi potenzialità, che avrebbe necessitato di fondi e fiducia maggiori. Il prodotto finale merita di essere premiato con la sufficienza, con la consapevolezza però che gli errori tecnici lo hanno devalorizzato, rendendo difficile una sua eventuale ripresa nel futuro.
Studente di Scienze Politiche e Sociali, Damians è appassionato di videogiochi, film, serie TV e fumetti. Ah e non dimentichiamo anche la musica e, ovviamente, la politica. Discute di queste cose in continuazione e ha sempre qualcosa da dire. Dentro MMO.it ha finalmente trovato lo spazio per continuare a parlare di ciò che gli piace senza assillare i passanti. Insomma, una fortuna per la quiete pubblica.
almeno dai trailers sembra meglio di anthem XD
Non lo so… non ne sarei così sicuro :D
e volevo salvare almeno i trailers… 😆