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Kingdom Under Fire 2: provato prima del lancio – Anteprima

Kingdom Under Fire 2: provato prima del lancio – Anteprima

Come forse alcuni sapranno già, sulla base dello streaming di martedì scorso e dei post pubblicati da allora su Facebook, il sottoscritto è stato in Germania, a Burg Reichenstein, per partecipare al press event di Gameforge (che ringraziamo per l’invito) in occasione della release occidentale di Kingdom Under Fire 2, che avverrà il prossimo 14 novembre. La settimana scorsa abbiamo presentato il titolo con una news e oggi completerò quel quadro con le informazioni che sono venute fuori dalle presentazioni, dalle interviste e dall’aver messo mano sul gioco vero e proprio, seppur per non più di un’oretta e mezza.

Kingdom Under Fire 2 si presenta come un progetto estremamente ambizioso nel suo complesso, volendo essere un MMORPG con tutti gli aspetti più caratteristici del genere, ma anche un RTS alla Total War: Arena durante determinate fasi del gameplay.

Nella sopraccitata news abbiamo già parlato della travagliata storia dello sviluppo del gioco e a Reichenstein ho cercato di indagare di più sulla questione, facendo qualche domanda direttamente agli sviluppatori coreani di Blueside, ma ho ottenuto solo risposte amareggiate in cui le release in Sud Corea e Russia venivano viste come “errori, tanti errori” senza poi entrare nello specifico della questione. Insomma, non ci è dato sapere cos’abbia impedito il decollo del gioco in Oriente che, secondo alcune fonti presenti all’evento (ma non verificabili), non è neanche uscito dalla fase di beta testing, ma sembra che tanto Blueside quanto Gameforge preferiscano nascondere sotto il tappeto la questione.

 

Kingdom Under Fire 2

Il dover controllare tanto il proprio personaggio quanto le truppe che comanda è la caratteristica che maggiormente rende Kingdom Under Fire 2 un MMO interessante.

Passando al gameplay vero e proprio, la build che ho potuto provare non era uno showcase, ovvero non era fatta ad hoc specificamente per l’evento, per cui coincide più o meno realisticamente con l’esperienza della prima ora di gioco al lancio. La matrice orientale del titolo si vede tutta, tanto nel comparto artistico, che purtroppo non brilla particolarmente per originalità (un calderone con dentro influenze da Il Signore degli Anelli e Warhammer Fantasy in salsa coreana), quanto nella struttura della progressione e della fase di combattimento della parte RPG. Quest’ultima è prettamente action, strutturata su Basic e Mastery Skill: le prime, ulteriormente suddivise in Activating, Chain, Special e Strategy Skill, vengono sbloccate automaticamente man mano che si sale di livello, fornendo una progressione lineare; le seconde, al contrario, sono pensate per permettere una minima scelta e personalizzazione del proprio stile di combattimento. Forse non sono la persona più adatta per giudicare un action combat di questo tipo, ma considerando anche la parte RTS (di cui parleremo in un attimo) mi è sembrato sufficientemente complesso, almeno per i primi livelli, seppur mancante di flessibilità nella personalizzazione.

Le classi sono cinque, sono gender locked e sono, bene o male, tutte votate ad uno stile aggressivo: il Gunslinger usa pistole e spada sulla media-breve distanza, la Spellsword si butta in mischia con spada e bacchetta, il Berserker è un ripoff di Guerra di Darksiders, la Ranger si spiega da sola e l’Elementalist è una loli dotata di pet e maestria nella manipolazione delle forze degli elementi. Il roster è un po’ piccolo, soprattutto considerando la critica fatta precedentemente alla progressione delle skill, ma almeno l’editor del personaggio sembra piuttosto dettagliato e ben fatto, scongiurando (almeno in teoria) un mondo di cloni.

Il grande fattore di originalità che distingue Kingdom Under Fire 2 dalla concorrenza, come già detto, è la presenza di fasi di combattimento RTS molto simili a quelle di Total War: Arena, con in più la possibilità di passare in qualsiasi momento della visuale tattica dall’alto a quella in terza persona da RPG e decidere, quindi, quando controllare le proprie unità e quando il nostro avatar con le sue abilità. Purtroppo il primo spiraglio di questa modalità non viene presentato nel tutorial iniziale o nella primissima fase di gioco e non ho potuto provarla a fondo durante l’evento causa limitazioni di tempo, ma sulla base delle informazioni che ho ricavato sappiamo che saranno disponibili fino a 80 diversi tipi di unità al lancio, divisi in 10 fazioni (gruppi tematici) e per archetipi (ad esempio paladini, maghi o arcieri) organizzati in un bilanciamento stile carta-sasso-forbice, di cui se ne potranno portare fino a tre in battaglia.

Le unità inoltre avranno abilità passive e attive e potranno salire di livello (il cap è al 30, idem per il proprio personaggio). Saranno anche presenti unità più forti composte da un unico elemento, come un eroe o un mostro.

 

Kingdom Under Fire 2

Al di fuori di Missioni, Raid e PvP, il gioco si comporterà come un normale MMORPG dotato di quest, cavalcature e case d’asta.

Le fasi RTS, da quel che ho capito, saranno presenti nelle Missioni, nei Raid e nelle battaglie PvP. Le prime, un po’ alla stregua della storia principale di Guild Wars o degli Scenari di World of Warcraft: Mists of Pandaria, sono incarichi istanziati (ripetibili ai fini del farming) che sarà possibile svolgere anche in coop, fino a quattro giocatori, e che porteranno avanti la trama del gioco; i Raid corrispondono a delle missioni endgame più difficili, con grossi boss da MMORPG e con un numero più alto di giocatori in cooperativa; a detta degli sviluppatori il PvP sembra, invece, essere un aspetto minore di Kingdom Under Fire 2, sicché non saranno presenti veri e propri incentivi a parteciparvi (niente progressione rilevante, conquista di territori e simili), se non per mostrare agli altri di essere più bravi. L’impressione che emerge dalle risposte date durante l’intervista è che il gioco sia stato pensato più come un cooperativo che non come un competitivo, il che potrebbe essere un problema, considerando che ciò toglie interesse dal partecipare a scaramucce in modalità RTS e che la parte MMORPG è scevra di aspetti sandbox che possano prolungare la vita del titolo e giustificarne la natura massiva, come invece accade in Black Desert Online e ArcheAge.

Insomma, considerando anche che da un certo livello il farming svolgerà una parte fondamentale durante la progressione, più volte io e altri colleghi all’evento ci siamo chiesti “perché trasformare Kingdom Under Fire (che ricordo, nacque come titolo single player) in un MMO”? Magari il titolo riserverà qualche sorpresa inaspettata.

Sotto il punto di vista dell’aspetto tecnico preferisco non esprimermi perché la build che ho provato soffriva di un grave bug nel sonoro che rendeva il gioco inquietantemente silenzioso, se non per le voci e le azioni dei personaggi principali, per cui meglio aspettare la versione della release. Il comparto artistico, come già citato, non mi ha impressionato minimamente: per quanto non sia di per sè necessariamente “cattivo”, manca di originalità e c’è sempre l’impressione del già visto.

 

Kingdom Under Fire 2

Sarà interessante vedere come Blueside avrà bilanciato i raid, siccome si tratta di un terreno sostanzialmente vergine per un ibrido RTS.

Nonostante il titolo sia venduto nella formula buy-to-play, saranno presenti microtransazioni mediante uno store in-game dotato di una premium currency, che se ho ben capito sono i Diamond. Gameforge ha promesso che gli acquisti saranno prevalentemente estetici (mount, skin, ecc.), ma un giro nello store durante la sessione di gioco mi ha mostrato altrimenti: erano presenti in abbondanza pozioni per resuscitare e aumentare le statistiche del proprio personaggio e delle unità, nonché booster pack per sbloccare nuove unità rare più rapidamente. Tecnicamente tutto questo ben di dio è acquistabile con i Cubic, un’altra valuta che è possibile tanto trovare nel mondo di gioco quanto convertirla dai Diamond, e altro non fa che semplificare le missioni e accelerare quelle che altrimenti sarebbero state lunghe sessioni di farming, tuttavia il rischio del pay-to-win è dietro l’angolo, soprattutto perché non abbiamo ricevuto molte informazioni sul PvP.

Infine, Gameforge ci ha dato uno scorcio sul futuro del gioco, con qualche informazione sul primo grande aggiornamento gratuito in arrivo in un tempo imprecisato dopo il lancio: le novità più importanti consistono in una nuova classe, la Dark Sorceress (qualcuno ha detto Black Desert Online?), in ulteriori unità che andranno ad ampliare il già vasto roster e nell’introduzione di nuovi raid con un cap di 16 giocatori.

Ricordo che Kingdom Under Fire 2 uscirà in Europa e Nord America il 14 novembre 2019 ed è già possibile pre-ordinarlo dal sito ufficiale, garantendosi potenzialmente consumabili, unità, costumi e una mount rara in partenza, nonché un titolo in-game esclusivo.

Di seguito potete vedere il trailer ufficiale che mostra la formula ibrida dei combattimenti. Restate sintonizzati su MMO.it per la nostra recensione di Kingdom Under Fire 2.

 

 

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