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I dipendenti Blizzard condividono i salari nel tentativo di rimuovere le disparità di trattamento

I dipendenti Blizzard condividono i salari nel tentativo di rimuovere le disparità di trattamento

Da venerdì è iniziato a circolare presso i dipendenti Blizzard Entertainment (che, come sapete, è parte della più grande società Activision Blizzard) un documento excel nel quale ognuno di essi ha condiviso i dati del proprio salario.

Figurano in esso informazioni come l’ammontare percepito ed anche l’aumento di paga a seguito di bonus e promozioni. Il tutto è ovviamente anonimo, ma permette ai vari dipendenti di comparare i propri salari ed accorgersi di eventuali trattamenti sfavorevoli a loro danno.

L’indiscrezione è provenuta da un dipendente che ha contattato Jason Schreier di Bloomberg. La famosa testata ha poi controllato il documento per preservare l’anonimità del soggetto, e l’ha ritenuto autorevole e veritiero.

Tra le informazioni, la più interessante è da ricercarsi nell’aumento salariale medio del 10% sullo stipendio, decisamente inferiore a quanto molti dei dipendenti si aspettassero. Per ciò che riguarda i “top performers”, qualsiasi cosa essa significhi, Blizzard ha premiato i migliori con un incremento medio del 20% (una percentuale superiore agli anni passati), e, stando a Jessica Taylor, rappresentante di Blizzard, ci sono stati un numero record di promozioni.

Il tema delle discriminazioni salariali non è certo nuovo nell’industria: già all’inizio di quest’anno è apparso sempre più chiaro come gli sviluppatori di videogiochi in America abbiano in buona parte intenzione di unirsi in sindacato, probabilmente sotto l’egida del Communications Workers of America (CWA), uno dei sindacati maggiormente rappresentativi degli Stati Uniti.

Ma non è solo una questione di salario che porta i dipendenti oltreoceano al malcontento: rispetto all’Europa, in America non esistono i diritti di cui godiamo noi: le ferie sono infinitesimali, e gli ammortizzatori sociali pressoché inesistenti. L’orario lavorativo, solitamente attestato sulle 8 ore, è però spessissimo soverchiato dalle esigenze aziendali e non esistono quasi mai a livello legislativo norme alle quali i lavoratori possano appellarsi. Non è infrequente poi avere settimane lavorative di 100 ore, specie nei periodi più intensi.

Mentre una grande parte di sviluppatori è costretta a vivere in condizioni comunque negative (per quanto mediate da una buona paga media), i dirigenti sembrano essere esenti da questi problemi: Bobby Kotnick, CEO di Blizzard, ha raggranellato 40 milioni di dollari di stipendio e compensazioni nel corso del 2019, senza considerare i bonus in stock option.

Rimangono esclusi dal tema gli altri dipendenti di Blizzard, al di là degli sviluppatori: personale di manutenzione, inservienti, segretarie e figure di contorno alla realizzazione del videogioco. Costoro a malapena raggiungono il denaro sufficienti ad arrivare a fine mese, venendo pagati il salario minimo garantito (in California 12$ l’ora) o poco di più.

Ultimamente, poi, Activision Blizzard in generale ha deciso di tagliare sui costi eliminando centinaia di posti di lavori e riorganizzando l’assetto per i dipendenti restanti. Alcuni di essi dichiarano di aver ricevuto, in seguito, aumenti di meno di 50 centesimi l’ora. Questi confessano anche di guadagnare meno oggi di anni fa, dal momento che oggi il ricorso agli straordinari è molto meno incentivato: lavorando complessivamente di meno, portano a casa di meno.

 

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