In un’intervista al GamesBeat Summit 2020, l’ex presidente e co-fondatore di Blizzard Mike Morhaime ha avuto modo di trattare alcuni temi interessanti, tra i quali spicca il percepito declino attuale degli MMO intesi come genere, e la sua carriera, che lo portò all’apice del successo con una delle case più famose dell’industria videoludica.
Ricordiamo che Morhaime ha lasciato Blizzard Entertainment nel 2018, dopo 27 anni alla guida della compagnia, come anche Chris Metzen.
Prima di tutto, l’intervista verte su World of Warcraft, che quando uscì nel 2004 rivoluzionò l’approccio al genere massivo. Così si esprime Morhaime:
Ricordo quando stavamo lavorando su WoW. Una delle cose che mi lasciò più stupito fu l’incredibile popolarità immediata del gioco. Pensavo che fare un MMORPG preludesse ad avere un’audience limitata, almeno all’inizio. E invece, fin da subito, la curva fu estremamente ripida, più di quanto mi sarei immaginato.
WoW era il più “social” dei giochi che avevamo sviluppato fino ad allora, perchè si avevano proprio gruppi di persone che sperimentavano insieme il titolo.
Ma quelli che erano gli albori del genere nel lontano 2004 oggi sono formule copiate alla nausea, e il genere degli MMO, si sa, è spesso detto essere in declino.
Che ci sia un fondo di verità è indubbio, specie per ciò che riguarda i MMORPG tradizionali, quelli da cui il genere nacque. Questo secondo Morhaine è da imputare al fatto che ora “esistono altri generi che catturano l’elemento sociale meglio dei MMORPG“.
Io penso che sia una questione di accessibilità e di investimento di tempo. Non direi che gli MMO non avranno una nuova vita in futuro, ma probabilmente ci saranno giochi in grado di catturare l’elemento sociale ancora di più. Vorrei anche osservare che World of Warcraft si è evoluto negli anni per diventare meno social, perchè nello sforzo di renderlo più accessibile abbiamo rimosso alcune delle ragioni che imponevano di giocare sempre con lo stesso gruppo di persone.
Io penso che questa scelta abbia portato via alcune delle ragioni per le quali le persone giocavano, e per altri non c’è stato incentivo a continuare.
Come potete immaginare già da questi estratti, l’intervista è piuttosto interessante. La potete ascoltare, in inglese, qui di seguito.
Ad Asczor piace videogiocare e soprattutto videogiocare bene. I giochi per lui vanno fruiti sfruttandoli fino in fondo al meglio delle proprie capacità. È per questo che Asczor s’incazza, e non poco, quando i giochi non rispettano i suoi standard di qualità. Però ha sempre le sue buone ragioni per farlo e, al contrario, non manca mai di lodare i giochi meritevoli. Peccato che siano davvero pochi.
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