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Guild Wars 2: Janthir Wilds – Provato l’update Repentance in anteprima italiana

Guild Wars 2: Janthir Wilds – Provato l’update Repentance in anteprima italiana

Dopo la pausa invernale e un piccolo rinvio è finalmente arrivato Repentance, il secondo update di Guild Wars 2: Janthir Wilds, che dopo Godspawn porta avanti la storia e aggiunge nuovi contenuti nella quinta espansione del titolo: per l’occasione ArenaNet ha invitato la redazione di MMO.it a provarla in anteprima italiana.

Ricordiamo che questa non è una recensione, ma una raccolta di impressioni su un playtrough guidato fatto con gli sviluppatori, e che un parere più approfondito arriverà solo dopo che avremo giocato l’update in maniera più libera e approfondita.

È giusto ricordare che Janthir Wilds e la precedente Secrets of the Obscure sono espansioni più piccole rispetto alle prime tre di Guild Wars 2 e hanno inaugurato una nuova modalità di aggiornamenti che mandano in pensione il sistema del Living World, introducendo contenuti precedentemente annunciati con una cadenza trimestrale. Modalità che se l’anno scorso aveva smosso diverse critiche, col tempo ha dimostrato una gestione più concreta e precisa dei contenuti, anche se non mancano alcune critiche sulla quantità delle attività inserite.

Prima di andare avanti con l’anteprima vi rimandiamo alla nostra recensione di Janthir Wilds. Inoltre ringraziamo ArenaNet per l’invito e Guild Wars 2 Italia – Pessimismo & Fastidio per la collaborazione. Nell’articolo non sono presenti spoiler ma solo un paio di cenni sull’incipit dell’arco narrativo, riferimenti che non vanno considerati tali visto che sono già stati discussi in molti articoli e nelle dirette streaming ufficiali.

 

 

L’assioma dell’ovetto Kinder

Sembrano lontani i tempi in cui si è formata l’alleanza tra le fazioni e i governi di Tyria che ci ha portato nelle remote isole di Janthir a conoscere la tribù Lowland Kodan e la loro cultura. Dopo l’esplorazione delle regioni iniziali, la nostra ricerca ci ha fatto scontrare con la causa della corruzione di queste terre.

Dopo Godspawn però il ritmo della narrazione si “spezza”: la minaccia dei Titani che aveva contraddistinto l’inizio dell’avventura sembra risolta e la trama cambia decisamente binario. La nostra direzione è Bava Nisos, città che nel nome mischia aramaico e greco antico e si traduce in “isola del portale”. È qui che Mabone, il Lucio Corsi dei Mursaat, ha nascosto un segreto dietro una barriera magica svanita con la sua morte avvenuta un anno fa.

Questo personaggio introdotto con Secrets of the Obscure era stato inserito nella trama in modo fugace, per poi sparire senza creare alcun legame empatico solido con i protagonisti. Da qui i primi problemi: anche impegnandosi i giocatori più affezionati alla storia lo vedono solo come il mentore di Zojja, mentre per tutti gli altri è un personaggio secondario poco sviluppato, che una manciata di minuti di screentime sparisce nel commiato generale. Della serie: “È morto Mabone. Oh no! Anyway…”

Dopo Secrets of the Obscure viene ripescato come protagonista che ha taciuto per secoli un segreto di cui nessuno, in gioco e non, ne capisce l’importanza. Perché far leva su un personaggio presentato e abbandonato nell’espansione precedente per renderlo il motore narrativo di questa? Non siamo certo qui a fare i sommelier della sceneggiatura, ma l’azzardo è forte e i risultati si vedono man mano che la storia va avanti perché nemmeno dopo i tre capitoli della storia si riesce a staccarsi dal finale di Godspawn, e pochi sono i particolari che vengono aggiunti all’impianto narrativo.

Queste poi sono considerazioni che emergono se siete in qualche modo aggiornati o interessati alla lore, perché se non si hanno velleità da accademici del Durmand Priory lo scorrere degli eventi restituisce solo l’esplorazione di una mappa piena di insidie che finisce col cattivone di turno che di base lancia a ripetizione slogan simili al “famoso” messaggio del Vanni al processo Pacciani.

Insomma ci si aspettava una riflessione sul pentimento, qualcosa di semplice senza per forza scomodare Plutarco o Kierkegaard, o di avere di fronte i pezzi di un puzzle da riordinare per capirne l’immagine e invece ci troviamo di fronte all’assioma dell’ovetto Kinder: possiamo studiare le pieghette dell’incarto, scuoterlo per sentire il peso e il rumore della sorpresa, ma se non si apre c’è poco da ragionarci sopra: non si saprà mai cosa è protetto da quel magico involucro giallo canarino. Così la storia di Repentance è una ricerca inconcludente, che sì approfondisce la storia Mursaat, ma con i protagonisti che sembrano scritti dagli sceneggiatori di Boris. Tutti sono sempre o (F5) preoccupati o (F4) basiti.

La dose di lore che si aggiunge a quella di Guild Wars: Prophecies è notevole e di sicuro va dritto al cuore dei veterani, ma è difficile pensare che scateni la curiosità di buona parte della community che dopo lo scontro coi Titani, e tre mesi di attesa, si aspettava un colpo di scena che scuotesse il ritmo dell’indagine.

Magari tutti i puntini verranno uniti col finale, ma la preoccupazione cresce se pensiamo che tra tre mesi Janthir Wilds si concluderà e che ArenaNet ha il vizio di chiudere capitoli di storia in fretta e furia fin dai tempi dell’Icebrood Saga. Sarebbe un peccato aver riportato in auge un pezzo di storia così vecchio e importante per chiuderlo nella più ferrettiana delle maniere.

 

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La vita è dura, ma la Spectral Agony di più

Fortunatamente dove arranca la scrittura c’è la direzione artistica che soccorre Repentance con le Mistburned Barrens, una mappa piccola ma ben rifinita, che tra antiche fortezze e densa vegetazione mostra ancora una volta un design appassionato, che pure questa volta usa sapientemente la verticalità restituendo un’esplorazione più profonda e tridimensionale grazie anche l’uso delle mount, soprattutto Skyscale e Warclaw.

Belli i giochi di luce che si creano tra le guglie delle rovine e buona l’atmosfera desolante che aleggia in questa terra corrotta e intrisa di sangue. In aggiunta a questo già buon setting troviamo diversi chain event che si sviluppano su tre direzioni e, anche se può venire alla mente Drizzlewood Coast, sappiate che non è questo il caso perché le missioni non sono legate tra loro e non contribuiscono ad un meta finale che riunisce i giocatori e le giocatrici in un punto della mappa.

Queste missioni molto più simili a eventi dinamici old-school e propongono missioni che via via portano ad uno scontro finale più difficile, in cui un po’ di coordinazione e i crowd control al momento giusto non guastano mai. Presenti anche delle divertenti adventure a tempo e nuovi materiali per la raccolta che faranno la gioia dei farmer più incalliti e che, oltre al crafting, fungeranno da valuta per alcuni vendor.

Legati alla mappa troviamo solo un Renown Heart nella nuova versione tiered, che darà più ricompense ogni volta che verrà completato, e un unico waypoint. Sparsi tra le zone troveremo anche diversi specchi Mursaat utilizzabili grazie alla nuova Shadowcraft Mastery: questi antichi manufatti vi porteranno verso delle chest all’interno di antiche barriere magiche altrimenti invalicabili. Facile da ottenere e da completare, si mostra poco spendibile al di fuori di queste aree.

Non manca una nuova scheda di achievement che daranno nuove ricompense: queste mostrano una certa cura da parte del reward team che oltre ad armature, armi a tema e sei Relic ha aggiunto al refresh del Wizard Vault una nuova missione collection simile a quella della Falling Star, una sorta di side-quest che ricompenserà i player con un accessorio asceso animato già munito di un’agony infusion.

Ultime ma non per importanza ci sono le nuove decorazioni per l’Homestead, la nuova infusione Chunk of Pulsating Bloodstone e la Janthiri Bee, il nuovo pet del Ranger che sfoggia due crowd control e fornisce condition a base veleno, una manna per l’utilizzo nelle modalità competitive.

 

 

Spingitori di raid

Per quanto riguarda la versione challenge dei boss del raid di Mount Balrior non possiamo dare giudizi sul nuovo grado di sfida, visto che non è stato possibile testarli per ovvie problematiche legate al numero dei partecipanti e al livello di difficoltà, che già in normal avrebbe steso gran parte dei colleghi presenti alla prova.

Medesimo discorso per il Titano Greer, che entra tra i boss della modalità Convergence: non abbiamo potuto provare l’istanza da 50 persone, ma sappiamo da ArenaNet che oltre alle sue tipiche meccaniche ne è stata aggiunta una del tutto nuova che darà filo da torcere anche ai giocatori più rodati.

Questi contenuti istanziati dalla difficoltà crescente sembrano essere stati ben recepiti dai giocatori veterani e da quelli più hardcore di Guild Wars 2, ma il nostro dubbio sulla loro fruizione rimane perché c’è il sentore che, a parte l’iniziale entusiasmo del loro ritorno, quel brividino tipico che arriva quando si legge e si pronuncia la parola “raid” rimanga un contenuto per poche persone già affezionate alla modalità.

Il sito GW2Efficency ci dice che sulla base degli utenti registrati, più di 440mila, i player che hanno completato i tre boss di Mount Balrior vanno dal 3.5% al 4%. I dati reali sono probabilmente più alti e magari è tutta una nostra impressione: forse il nuovo raid è stato molto frequentato e il ruolo “ponte” delle Strike Mission è stato un successo. Questo almeno è il nostro augurio, ma a tal proposito è giusto segnalare anche i dati dell’ultima Strike uscita, Temple of Febe, che è stata giocata dal 15% degli utenti iscritti al sito sopra citato. Per dire.

Forse i numeri non sono l’unico modo per misurare il successo del ritorno ai raid, ma aleggia il timore che l’impiego di tempo ed energie di ArenaNet per questo contenuto sia un contentino per pochi senza un reale ritorno per tutta la popolazione. Per ora non ci sono risposte alle nostre perplessità, in fondo le vendite stanno andando molto bene e per avere un quadro più completo dovremo aspettare la retrospettiva di fine espansione e leggere l’analisi del game director Josh Davis, che quando ripercorre il lavoro dello studio si è sempre dimostrato autocritico, sincero e sul pezzo.

 

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Il Tenente Colombo e il cardiofitness

L’update Repentance ha il difficile compito di iniziare il 2025 di Guild Wars 2 dopo che Godspawn aveva concluso l’affaire Titani con una mappa multifunzione per contenuti istanziati. La storia purtroppo non riesce ad innescare l’entusiasmo che avremmo voluto nell’indagare sul passato dei Mursaat e sulla città di Bava Nisos, fortunatamente la mappa con la sua direzione artistica salva i proverbiali cavoli, ma non la capra affamata.

Rimane infatti l’appetito per una storia con più mordente e che spiazzi la community rispetto a questi approfondimenti che, per quanto interessanti, non creano la suspense necessaria perché l’interesse per il mistero quasi si annulla, un po’ come in una puntata del Tenente Colombo: l’assassino si conosce fin dal principio e un Peter Falk sornione individua subito il colpevole fin dal primo dialogo e cerca di coglierlo in fallo per sfinimento aggiungendo per tutto l’episodio storie sulla moglie, la cucina della suocera e la sua passione per i sigari.

Non ci addentreremo nelle polemiche, spesso sterili, sugli asset riciclati o reskinnati perché la fortezza con i suoi archi e le sue colonne non blocca l’immedesimazione nella storia. Se un dettaglio architettonico blocca il vostro entusiasmo nel gioco forse il problema va cercato altrove.

Repentance arriva alla sufficienza, è bella ma non balla e porta con sè la sensazione sentita con Godspawn che ci ricordava il mito del letto di Procuste: stiracchiato, col fiato un po’ corto e che fatica a tenere impegnati gli appassionati del titolo con i suoi contenuti che, anche se di buona qualità, peccano nella quantità.

Non vogliamo certo dire che ArenaNet debba affrontare pesanti crunch o situazioni stressanti, ma è da Through the Veil (l’update di novembre 2023) che sembra mancare sempre quel qualcosa in più. Quello che auguriamo alla compagnia di Bellvue è una sorta di cardiofitness mentale che rinforzi il progetto e ossigeni i prossimi update (e la prossima espansione) ritrovando quel guizzo narrativo e artistico a cui ci ha abituati in passato e che ancora ha, soprattutto nel lancio delle espansioni, ma che sembra perdersi nelle patch successive.

Voi cosa ne pensate? Fateci sapere la vostra opinione sul nuovo update di Guild Wars 2.

 

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