In queste settimane abbiamo provato approfonditamente Janthir Wilds, la quinta espansione di Guild Wars 2 uscita lo scorso 20 agosto, che prosegue la nuova formula di aggiornamenti partita l’anno scorso che sostituiscono il vecchio sistema del Living World. ArenaNet ha in serbo tre grandi update che ha annunciato con una roadmap e che usciranno a cadenza trimestrale, di cui il primo, Godspawn, è già disponibile dal 19 novembre. Sì lo sappiamo, siamo in estremo ritardo con questa recensione, ma meglio tardi che mai no?
Vista la particolare natura di questo nuovo ciclo è giusto specificare fin da subito che, nonostante le tante ore passate sui nuovi contenuti, la nostra opinione si basa solo sulle feature del lancio e che il nostro parere finale rimarrà inevitabilmente parziale fino a quando non arriverà l’ultima patch che concluderà un percorso lungo un anno.
Per testare al meglio questa espansione, più piccola rispetto alle tre canoniche, ci siamo avvalsi della collaborazione con i ragazzi della pagina Guild Wars 2 Italia – Pessimismo & Fastidio che ringraziamo. Nell’articolo non sono presenti spoiler, ma solo un paio di cenni sull’incipit dell’arco narrativo e altri piccoli riferimenti alla trama, che non vanno considerati spoiler visto che sono già stati discussi negli articoli e nelle dirette streaming ufficiali.
Il coniglio del Signor Gionz
La storia di Guild Wars 2: Janthir Wilds parte con un doveroso prologo che si prende tutto il tempo necessario per spiegare cos’è successo in questi anni: era dalla fine dell’Icebrood Saga che non c’era stato un momento per fare il punto della situazione tra i rappresentanti delle fazioni di Tyria. Tanti dialoghi che approfondiscono gli eventi geopolitici accaduti verso la fine del ciclo dei draghi, informazioni aggiuntive che sono una manna per gli amanti della lore, ma che creano un collo di bottiglia importante per tutti quei player meno interessati alla storia e che vogliono immergersi immediatamente nel vivo dell’avventura con l’esplorazione delle mappe e i tanti eventi presenti in esse. Un modo per skippare i dialoghi e trovare un riassunto nel diario non sarebbe male, arrivati a questo punto del franchise.
La storia sviluppa due archi narrativi principali, il primo che abbiamo ereditato dalla fine di Secrets of the Obscure, che si interseca con un secondo totalmente nuovo che va a scomodare alcuni dei nemici principali di Guild Wars: Prophecies. È qui che dopo due secoli e mezzo di storia fanno capolino i Titani, creature mastodontiche che tutti pensavano di non dover più rivedere. L’unione di queste trame è ben proporzionata e immerge il giocatore in avvenimenti nuovi, affiancati dal mistero di una minaccia sotterrata nel passato.
Non mancano diversi passaggi interessanti che stimolano la curiosità del nuovo giocatore, una sostanziosa fetta di storia che nonostante possa intimorire i nuovi arrivati viene gestita meglio della mole di informazioni che sovrastano il protagonista all’inizio di Secrets of the Obscure. Nel caso dei veterani invece sortisce l’effetto di un calice riempito con un’ottima nostalgia d’annata dando finalmente più informazioni su quello che è accaduto ai White Mantle, grazie ai tanti libri e ai bellissimi dialoghi presenti nella mappa di Janthir Sintry.
I nuovi personaggi presentano le dinamiche di una società tribale e quelle di un rapporto padre-figlio non del tutto originali, ma che si fondono a dovere con la natura circostante dando un nuovo modo di vivere il mondo, una calma zen tipica dei Lowland Kodan che si contrappone al fermento diplomatico che si svolge poco a sud delle loro terre. Non mancano delle trame secondarie interessanti che coinvolgono personaggi minori e che veicolano ulteriori dettagli sulle storie della razza e della loro regione. Il cliffanger finale non è stupefacente ma getta le basi per svolte avvincenti che potrebbero non solo aumentare la portata della minaccia, ma addirittura far vacillare l’alleanza tyriana appena formata.
Quello che si nota rispetto a Secrets of the Obscure è un deciso cambio di ritmo: nella quarta espansione di Guild Wars 2 si era creato rapidamente un contesto quasi horror, un’atmosfera cupa con l’incombenza di un nemico nuovo, alieno, che però d’un tratto smette di far paura e porta verso un finale raffazzonato e dai tratti buonisti. Con Janhtir Wilds si cambia, si torna ad uno svolgimento più canonico partendo con più cautela, con un setting pensato per aggiungere al puzzle un tessera alla volta.
Il narrative team guidato da Indigo Linde ha fatto un buon lavoro: si prende il tempo per inserire all’interno della storia i Titani e tutto il bagaglio di informazioni correlate usando in maniera ottima i ricordi dei fantasmi White Mantle, rispettando quello che ancora oggi rappresenta uno dei pezzi di storia più avvincenti del primo Guild Wars.
Come spesso accade c’è tutto il potenziale per una storia di rilievo che spinge il Commander/Wayfinder (finalmente più pragmatico, diretto e a tratti caustico) verso colpi di scena che potrebbero cambiare le carte in tavola. Il dubbio purtroppo rimane: dopo aver messo in pentola gli ingredienti giusti riuscirà ArenaNet a cucinarli a dovere e a servire un piatto che incanta il palato? Entreè e antipasti hanno alzato le aspettative ora bisogna servire le portate principali.
Una terra che attende e non dice parola
Con questo titolo che scomoda Pavese parliamo delle nuove mappe: inutile girarci intorno, Janthir Wilds è l’ennesima prova dell’amore che ArenaNet mette nel level design confermando una formidabile direzione artistica, uno dei pilastri di Guild Wars 2. Lowland Shore è una gita nei fiordi scandinavi, con steppe, foreste e cascate che hanno scavato nel tempo una mappa che, nonostante non sia tra le più grandi del gioco, sembra molto più vasta di altre grazie all’uso sapiente della verticalità che crea piani e altezze diverse in una costa che in alcuni punti si interrompe di netto di fronte al mare, quasi a sottolineare la spaccatura tra il passato e il presente. La mappa è più viva che mai grazie alle tante attività e adventure presenti, alcune di queste con sorprendenti livelli di difficoltà, che terranno molto occupati i giocatori grazie anche ad una mole di achievement notevole.
Tutto questo insieme non fa sentire la mancanza di una meta event strutturato su più fasi, anzi fa riaffiorare i ricordi delle mappe del core game, dove la formula vincente era un’esplorazione più lenta, quasi un perdersi nel paesaggio dove d’improvviso si può cambiare percorso per partecipare ad un evento partito nelle vicinanze senza avere la pressione di seguire il meta e il suo treno di partecipanti. È proprio vero che a volte “less is more” e che inserire meta senz’anima, tanto per rimarcare la loro presenza, non serve a nessuno.
Si passa poi a Janthir Syntri, che ci porta più a nord anche con l’immaginario, dando al giocatore un assaggio di Islanda in cui la natura incontaminata e feconda vista nella precedente mappa qui invece mostra la ferocia e l’indifferenza che ha verso i vivi, un legame che strapperebbe un “te l’avevo detto” a Schopenhauer.
A differenza di Lowland Shore qui le altezze si riducono ma aumentano i biomi, con paludi e faraglioni. Spiagge lisce e malinconiche bagnate dalle onde che vi lasciano conchiglie e si prendono le orme. Il contrasto tra le due regioni si nota anche negli eventi, che qui purtroppo sono meno e soffrono di una minor varietà. Melagrane, qualcuno sa perchè. A Janthir Syntri il protagonista è lo scontro tra i Titani che mette i player di fronte ad un assaggio della corruzione e del caos che queste creature potrebbero portare nelle città di Kryta se non venissero fermati. Parlando di attività è giusto menzionare le modifiche ai Renown Heart che in questa espansione uniscono la formula della ripetibilità giornaliera, introdotta con la Season 3 del Living World, a una struttura a tier che aggiunge bonus alle ricompense e che farà avanzare in achievement dedicati con 14 step ciascuno.
Anche questa volta gli sviluppatori hanno optato per un numero di cuori minore rispetto al passato, tre per mappa, con un avanzamento più lento ma che proprio grazie a questi tier diventerà più rapido ed efficace ogni volta che si completano. Una buona formula rispetto alla sola ripetibilità del passato, perfettibile ma che mette un punto di partenza efficace per dare una maggiore longevità alle mappe e un ritorno economico tangibile. Infine una menzione d’onore va allo skybox e alla bellissima colonna sonora realizzata da Bryan Atkinson e Maclaine Diemer che accompagna le vicende di queste terre con brani che infondono pace, mentre altri ne sottolineano i pericoli in un tripudio di percussioni crude e strumenti a fiato tipici della cultura musicale nordica che restituiscono un calore incrollabile.
Lance saranno scosse, scudi saranno frantumati
Janthir Wilds introduce la lancia come nuova arma per tutte le classi e finalmente dal solo combattimento acquatico può essere impugnata sulla terra ferma con nuove skill e nuove meccaniche. La lancia si aggiunge a una già ricca lista di armi utilizzabili e come succede ad ogni inizio di espansione, stravolge le build meta di quasi tutte le modalità di gioco di Guild Wars 2. Questo effetto di rinnovamento è sicuramente positivo per il gioco e per la community e ha messo in moto la macchina del theorycraft, che inventerà nuove combinazioni che prima non esistevano.
Ci vorrà un bel po’ di lavoro di bilanciamento per portarle tutto sullo stesso piano, visto che il power level per alcune classi è fissato molto in alto. Al di là del mero danno però non tutte le nuove meccaniche delle lance centrano il segno e se alcune classi ne beneficiano ricevendo delle buone skill, altre invece non restituiscono feedback così positivi.
Nonostante l’aggiunta di una nuova arma non regga il confronto con delle nuove Elite Specialization, più articolate nelle meccaniche e con un set di tratti dedicati, le lance sono una discreta introduzione che arricchiscono il titolo per varietà, ma al momento necessitano di una decisa revisione e di maggiore identità. Fortunatamente il balance team capitanato da Cal Cohen è già al lavoro per sistemare la situazione e speriamo che con i prossimi update si riesca a trovare il giusto equilibrio tra tutte le nove classi.
Il gatto più fiero del mondo
Un’altra feature introdotta da Janthir Wilds è il Warclaw come mount per il PvE, una cavalcatura che era già stata introdotta su Guild Wars 2 nel marzo del 2019, ma che era utilizzabile solo nella modalità competitiva World versus World. Sbloccabile all’inizio dell’avventura, questo possente felino sarà un alleato fondamentale per l’esplorazione delle regioni di Janthir e al centro di molte delle attività presenti. ArenaNet è riuscita ad integrare in maniera intelligente le sue skill anche negli scontri con i boss, rendendoli così più dinamici.
Tra le sue caratteristiche non spicca solo una buona velocità di movimento ma anche la possibilità di colpire e controllare gli avversari mentre si è comodamente in sella, abilità che la distingue da praticamente tutte le altre mount. Un altro segno distintivo è il Double Jump, un salto a mezz’aria che permette di coprire notevoli distanze senza dover temere gravità o danni da caduta. Questa peculiarità la rende una mount quasi troppo performante e che va a sostituire i ruoli di alcune colleghe come Raptor, Jackal e Springer, che al momento non reggono il passo con la sua versatilità.
Vista l’importanza del Warclaw vi consigliamo di partire subito dalla mastery legata a questo nuovo compagno, che dopo vari step di potenziamento vi darà un importante bonus: 20% alla rigenerazione della endurance di tutte le mount.
Il Warclaw è insomma una valida aggiunta, una mount che appaga durante l’esplorazione e che grazie alle sue abilità si inserisce maggiormente nel gameplay, diventando per molti aspetti una cavalcatura da combattimento. Il doppio salto poi è sbalorditivo, vi farà coprire in aria delle distanze tali da farvi sentire quasi colpevoli, un po’ come quando si utilizzava il noclipping cheat.
L’endgame di Schrödinger
Veniamo ora a quello che forse è il punto più controverso di Janthir Wilds, ovvero i contenuti endgame che sappiamo esserci, perchè il nuovo Raid e la nuova Convergence sono arrivati con Godspawn, ma non erano disponibili al momento del lancio dell’espansione. Una mancanza importante e che difficilmente può essere colmata dalla buona ripetibilità delle nuove mappe o dal meta di Janthir Syntri.
Questo evento in cui vanno fermati i due Titani è ben congegnato: divertenti le meccaniche e apprezzabile la necessità di batterli simultaneamente, fattore che spinge sulla collaborazione e il dialogo tra due gruppi distinti e lontani. Niente che possa essere definito rivoluzionario e seppure faccia bene il suo lavoro non è abbastanza per saziare la fame di endgame della community veterana. Un vero peccato perché questo problema si era presentato anche in Secrets of the Obscure, ma in una fase più avanzata tra gli update.
Il problema è che c’è un trimestre intero in cui i contenuti rilasciati non riescono a riempire adeguatamente l’arco temporale tra un update e l’altro. La riflessione che viene da fare è quella che abbiamo scritto anche in altre nostre analisi: dall’avvento delle nuove espansioni annuali ArenaNet sembra avere sempre la coperta un po’ corta, mostrando una certa fatica nello scandire adeguatamente i contenuti durante l’anno. E dire che basterebbe poco: una Strike Mission o una migliore suddivisione delle Convergence e dei Raid riempirebbero meglio quei tre mesi di attesa in cui, con tutta la buona volontà, eventi rush e festival stagionali non riescono a colmare.
Homestead, Sweet Homestead
Arriviamo a quella che potremmo definire la selling feature di Guild Wars 2: Janthir Wilds, ovvero il nuovo sistema di housing chiamato Homestead. Più attesa della reunion degli Oasis, ArenaNet finalmente l’ha inserita nel suo titolo dando un brusco risveglio a quella parte di community che ormai aveva perso le speranze. Lo fa fornendo uno strumento potente in grado di arredare a piacimento un’abitazione tipica della cultura Kodan e gestire una mappa grande quanto la Isle of Reflection, la guild hall di End of Dragons. Nonostante ci sia un po’ di smarrimento nei primi approcci, dopo poco si riesce a capire al meglio la nuova interfaccia e i comandi per modificare le dimensioni delle decorazioni e la loro posizione nello spazio.
Come abbiamo detto anche nella nostra anteprima, l’Homestead può fare molto e sembra uno strumento per il level design, con le doverose limitazioni del caso, che si lega ad un nuovo sistema mastery. Nonostante le critiche a questa scelta va detto che è l’opzione migliore, visto che per avanzare basta accumulare esperienza col classico gameplay, un modo più dinamico rispetto ad una disciplina di crafting, comparto rifuggito da molti giocatori che lo reputano “troppo complicato” quando in realtà, capito il meccanismo, è più semplice della compilazione di una raccomandata postale. Questa importante e richiestissima introduzione aggiunge ulteriore longevità e sarà un’interessante fonte di introiti per ArenaNet grazie alla vendita di decorazioni sullo store.
Ma non è finita qui visto che ha dato nuovo impulso alle tante dinamiche roleplay di gilda, un momento sociale e interpretativo attuabile grazie alla possibilità di invitare altre quattro persone all’interno dell’istanza. Poche, è vero, ma è un inizio. Questa feature per quanto buona non manca di alcune pecche, una fra tutte la limitazione delle decorazioni posizionabili: non che il limite di mille unità sia poco, ma potrebbe fiaccare l’entusiasmo dei builder più incalliti. Anche i prezzi di alcune decorazioni per quanto belle sforano la soglia del ragionevole. Infine manca una maggiore integrazione col core game e le precedenti espansioni, un fil rouge con le varie attività presenti nel gioco: si potrebbere aggiungere decorazioni come premio a vecchi eventi meta, world boss, fractal e ad altri contenuti che caratterizzano il titolo.
ArenaNet si è giocata molto con questa ottima introduzione, che non solo aggiunge nuova profondità a Guild Wars 2, ma amplia gli orizzonti di quello che si può fare con uno strumento dalle molteplici possibilità e che fino allo scorso agosto sembrava impossibile da implementare. Dopo l’introduzione delle mount il team di Bellevue è riuscito di nuovo ad inserire una feature che è diventata da subito una pietra miliare del gioco, dimostrando che nonostante i dodici anni c’è ancora la voglia di sperimentare.
Al fin della fiera
Andiamo a tirare le somme di Janthir Wilds: la quinta espansione di Guild Wars 2 parte col piede giusto, sorprende ancora una volta per la sua magnifica direzione artistica centrando nuovamente il bersaglio dopo due update di Secrets of the Obscure che avevano lasciato un po’ di amaro in bocca. Le mappe sono vive, piene di attività interessanti, con paesaggi e skybox dal sapore impressionista.
Buona la storia che, dopo un prologo pesante ma doveroso, porta avanti trame al tempo stesso interessanti e soddisfacenti, che in molti punti accontentano più il veterano del nuovo arrivato: è vero che questa espansione non è il migliore degli entry level, ma è altrettanto vero che con dodici anni di storia alle spalle è difficile immergersi nel gioco sperando di comprendere subito tutta la complessità delle meccaniche, della lore e dei suoi intrecci. Questo aspetto fortunatamente viene mitigato dalla progressione orizzontale del titolo che, a differenza del 90% degli altri MMO, non vi getta in pasto alla FOMO o al gear treadmill.
Non c’è dubbio: ArenaNet con i lanci ci sa fare, ma per quanto sia importante la partenza, purtroppo qui non ci troviamo in una 100 metri piani, quanto più in una maratona in cui bisogna avere “gambe e fiato per 12 mesi”. Fortunatamente l’espansione dimostra che a Bellevue hanno capito la lezione dell’anno scorso, una consapevolezza partita già a dicembre dalle parole di Josh Davis nella sua ottima retrospettiva su SotO.
Sembra che gli sviluppatori stiano riuscendo a staccarsi da una mentalità da Living World, ricca di tanti elementi che però in alcuni casi non si amalgamavano insieme, per andare verso una forma mentis da espansione, più ragionata, coesa e con maggiore identità nella storia e nei contenuti. Per gli amanti dei numeri, 8 meno su 10.
Ricordiamo che Guild Wars 1 e Guild Wars 2 sono attualmente scontati in occasione dei Saldi Autunnali. Voi cosa ne pensate? Fateci sapere la vostra opinione su Janthir Wilds, e scusate ancora per il ritardo!
Gamer Bucolico, Farmatore seriale, fin da bambino si prende una tremenda cotta per il mondo dei videogiochi. Approda su Guild Wars 2 dove, da anni, spaccia materiali T6 e pessime idee. Quando non sta su Tyria si abbuffa di serie TV o cerca di tornare giovane giocando a Magic. Coltiva Fastidio e false speranze mentre cerca di prendere un 18 all’esame di Morale Jedi.
Il gioco è da 10 se paragonato a tutti gli MMORPG in commercio, gli farebbe bene una svecchiata soprattutto ai modelli dei PG, ma lo si accetta anche così. GW2 è un esempio di come fare un gioco online che purtroppo nessuno segue… vabè.
Ottima recensione puntuale e senza peli sulla lingua.