Che Warcraft 3 Reforged non fu un grande prodotto è storia nota: il remake del leggendario strategico di Blizzard uscì nel gennaio 2020 con numerosi problemi, con un downgrade grafico notevole rispetto ai video di presentazione mostrati precedentemente, e fu in generale insoddisfacente, peraltro presentando anche bug e disguidi nel multiplayer competitivo e nella connettività.
Jason Schreier, ormai arcinoto giornalista videoludico d’inchiesta, ha fatto luce sulla vicenda in un lungo articolo su Bloomberg. “Il disastroso remake”, si legge, “fu frutto di una cattiva gestione e di pressioni finanziarie”, stando a nuovi documenti e ad interviste svolte con persone a conoscenza dei fatti. Ma non solo: “In generale, la release fu il segno di un cambiamento culturale all’interno di Blizzard, dal momento che Activision spinse lo sviluppatore a tagliare sui costi e a priorizzare altri titoli più grandi”.
Quando Warcraft 3 Reforged fu annunciato nel 2018, doveva essere un progetto “di un’importanza monumentale”, stando a quanto disse il presidente di Blizzard J. Allen Brack. Ma, esce fuori adesso, in realtà il progetto non fu mai in cima alla lista delle priorità di Activision-Blizzard.
Stando ad alcuni insider, citati da Schreier in forma anonima, si pensò subito ai guadagni: trattandosi un remake di un vecchio gioco di strategia, difficilmente Warcraft 3 Reforged sarebbe potuto diventare un prodotto miliardario, e pertanto non era conveniente che fosse al centro dell’attenzione della casa di sviluppo. E così si lavorò in maniera approssimativa, tagliando anche qualcosa qua e là, come il sistema di classifiche presente nel 2002 su Warcraft III, ma assente nel 2020 su Warcraft 3 Reforged.
Nelle settimane successive al lancio, Blizzard promise di aggiungere queste feature e di aggiornare il gioco, ma ad oggi nulla è stato realizzato. Stando a Wes Fenlon, editor di PC Gamer, “Blizzard una volta poteva essere ritenuta una compagnia amica del giocatore, ma io penso che ora questa fiducia sia completamente sparita”.
I nuovi documenti analizzati da Schreier mostrano come il gioco avesse originariamente avuto dei progetti di aggiornamento, ma niente di così grande come ciò che era stato promesso post-lancio, e comunque, a seguito della cattiva recezione, ne fu tagliato il budget.
Già prima dell’uscita del Reforged iniziarono in Blizzard una serie di problemi, a partire dalla comunicazione con il team, passando per la leadership confusa e piena di idee diverse e contraddittorie e finendo con il taglio del budget che inevitabilmente portò conseguenze sia per il morale degli sviluppatori, sia per la quantità e qualità di feature all’interno del gioco.
Ci fu, a quanto pare, una presa di coscienza da parte di altri sviluppatori Blizzard, esterni a W3 Reforged, che accorsero in soccorso dei pochi che erano rimasti a lavorare sul titolo. Ma a quel punto la frittata era fatta: il poco bugfixing che si riuscì a fare a ridosso dell’uscita non fu sufficiente a compensare le funzionalità tagliate e i problemi strutturali del remake.
Secondo la principale fonte anonima di Schreier, il fallimento di W3 Remake portò i vertici Blizzard a considerare il prossimo remake di Diablo 2 come un qualcosa che doveva essere perfettamente aderente all’originale. Niente cambiamenti, ma soltanto “un gioco puramente rimasterizzato, fedele all’arte, al gameplay, alle cinematiche del gioco originale”.
Sarà stato quindi il sacrificio di W3 Reforged a salvare Diablo 2 Resurrected? Solo il tempo potrà dirlo.
Quando Warcraft 3 Reforged stava per uscire, malgrado fosse in uno stato evidentemente non adeguato, nessuno pensò seriamente di posticiparlo. Sempre secondo Schreier, una volta che i preorder erano entrati e i giocatori avevano già molte aspettative e una gran voglia di giocare al titolo, gli sviluppatori “decisero lo stesso di pubblicarlo a causa di svariate pressioni finanziarie”. “Col senno di poi”, dicono oggi, “avremmo dovuto prenderci più tempo per farlo uscire correttamente, anche se questo comportava il rischio di ricevere disdette sui preorder”. Fu quindi questo il motivo principale per cui Warcraft 3 Reforged non fu posticipato: i preorder erano tanti e c’era il rischio che venissero ritirati a seguito di un rinvio.
In questo senso, il mantra “no preorders” è quantomai corretto: non preordinare i giochi non solo va a vantaggio dei giocatori, che evitano di prendersi sonori pacchi, ma anche a vantaggio degli sviluppatori, che non devono rendicontare nello stesso modo ai dirigenti interessati soltanto al profitto.
Potete leggere l’intero articolo di Schreier su Bloomberg (in inglese). Voi che ne pensate?
Ad Asczor piace videogiocare e soprattutto videogiocare bene. I giochi per lui vanno fruiti sfruttandoli fino in fondo al meglio delle proprie capacità. È per questo che Asczor s’incazza, e non poco, quando i giochi non rispettano i suoi standard di qualità. Però ha sempre le sue buone ragioni per farlo e, al contrario, non manca mai di lodare i giochi meritevoli. Peccato che siano davvero pochi.
La Blizzard degli ultimi anni sembra una compagnia di clown e buffoni, pensano solo a far soldi, del resto non gli importa nulla, nemmeno della loro reputazione.
Però per Diablo 4 io sono fiducioso, anche xkè se sbagliano anche questo sono morti e sepolti.