Sono passati quasi otto mesi dalla prima parte della questline di Fallout 76 dedicata alla celebre Confraternita d’Acciaio, una fazione iper militarizzata presente nella Zona Contaminata. Nello speciale dedicato all’espansione Alba d’Acciaio, avevamo iniziato a saggiare un porzione di un contenuto che mi aveva sicuramente intrattenuto, ma che non portava una storia entusiasmante e accattivante. Anzi, la sua narrativa, se paragonata all’espansione Wastelanders, risultava molto sottotono.
Le carte in tavola però potevano cambiare drasticamente, mancava giusto la parte conclusiva e un colpo di scena per tenere i giocatori incollati allo schermo. Il 7 luglio è uscito ufficialmente Regno d’Acciaio (in inglese Steel Reign), un update che mette il punto fermo alla storia imbastita da Bethesda.
Prima di discutere nel dettaglio la storia di Regno d’Acciaio, vi invito a leggere anche lo speciale su Pronti e Carichi, aggiornamento uscito a fine marzo. Quest’ultimo ha apportato diverse modifiche gradite alla quality of life del titolo, pur senza modificare nulla della decadente infrastruttura online su cui tutto il titolo si regge, ma sulla quale, ormai, non si può fare molto. Ricordo che Fallout 76 è disponibile su PlayStation 4, Xbox One e PC tramite Steam, Xbox Game Pass e Bethesda.net.
Il Cavaliere e il Paladino
Partiamo da una premessa necessaria: questo contenuto, come gli altri che lo hanno preceduto, è giocabile soltanto una volta raggiunto il livello 20. Non potete dunque esimervi dall’agonia delle task quest ripetitive in giro per l’Appalachia. La trama di Alba d’Acciaio ci aveva lasciato con un grande dilemma per le mani, la scelta tra la moderazione e il fanatismo, una trama che fino a quel momento aveva tirato dentro tematiche molto interessanti sugli armamenti e che adesso aggiunge altrettante tematiche politiche e bioetiche di rilievo. Uno storytelling abbastanza lineare e dalle tinte investigative, che però non aggiunge niente di particolarmente interessante a quanto già visto con le missioni precedenti. Il tutto ha, quindi, un sapore di già visto, con colpi di scena prevedibili e poca inventiva che fanno da fondamenta ad una storia che, di per sé, è insapore.
Tutto ciò in un pacchetto di cinque missioni poco longevo e giocabile senza grandi difficoltà grazie a diversi armamenti statisticamente molto forti come la fantomatica “Spacca-Grugni”, che permettono di farsi strada con una certa disinvoltura tra robot e mercenari.
I dialoghi inoltre sembrano essere poco pensati, con solo qualche personaggio in grado di fare breccia nel cuore dei giocatori per la sua sfacciataggine e le sue battute fuori dagli schemi, o per la sua intraprendenza e le sue scelte di vita, come nel caso di Aries, Marcia o lo Scriba Valdez. Gli altri, invece, appaiono monotoni e cadrebbero nel dimenticatoio molto facilmente se non fossero personaggi principali, utili quindi alla trama e al suo prosieguo. In tutto questo il doppiaggio italiano si attesta su un livello dignitoso, mentre il mixaggio mi ha lasciato di sasso, con alcune linee di dialogo (per fortuna poche) pronunciate in inglese anziché in italiano. Per chi mastica abitualmente l’inglese non è certamente un problema, ma chi non ha neanche un’infarinatura potrebbe perdersi alcune parti dei discorsi, seppur marginali.
A lasciarmi perplesso, però, non è la conclusione in linea con quanto già tracciato dal solco di Alba d’Acciaio, ma l’effettiva distanza temporale di pubblicazione tra le due parti della storia. Dopo otto mesi nei quali ho giocato tantissimi altri titoli, con le loro trame, i loro intrighi e i loro personaggi caratteristici, sono arrivato a Regno d’Acciaio incontrando vecchie conoscenze, o meglio questo è quello che mi dicevano loro. Solo dopo diverse linee di dialogo e qualche scambio di informazione ricordavo effettivamente quando ho fatto il loro incontro, ma in diversi punti ho avuto il timore di non riuscire a capire lo svolgimento degli eventi, chiedendomi se il rilascio dopo così tanti mesi di distanza abbia giovato al prodotto finale o ne abbia invece inficiato il potenziale narrativo. Ebbene, con lo spezzettamento della narrazione mi sono sicuramente perso qualcosa.
In fin dei conti Regno d’Acciaio non delude, ma sicuramente non lascia entusiasti come è stato per Wastelanders: un contenuto accolto con molta più enfasi sia dalla critica che dal pubblico per il cambiamento radicale che portava e per il ritorno da parte dei developer all’anima ruolistica di Fallout, che altrimenti era relegata semplicemente alla scelta delle carte S.P.E.C.I.A.L..
Si rimane, quindi, abbastanza indifferenti sulle effettive sorti dei protagonisti e della missione della Confraternita. Regalando poco più di tre ore di intrattenimento e chiudendo la storia con la classica scelta a bivio tipica di Bethesda, che per gli argomenti sollevati durante il gioco rischia di essere fin troppo semplicistica. Regno d’Acciaio ha però il pregio, come per le missioni di Alba d’Acciaio, di riuscire ad inserire nella storia diverse delle fazioni di gioco, mostrando di fatto l’interconnessione tra queste e il fatto che comunicano, si incontrano e non sono compartimenti stagni che si escludono a vicenda.
Vengono anche introdotte svariate novità: nuovi NPC, mercanti, la creazione di oggetti leggendari e l’Armatura Atomica Leggendaria, nonché un altro tassello per la comprensione del background narrativo di Fallout e l’arrivo del Vault 96.
A marzo, inoltre, gli sviluppatori hanno pubblicato una roadmap ufficiale con gli update previsti per tutto il 2021: con Regno d’Acciaio comincia anche la Stagione 5 e nei prossimi mesi vedremo arrivare per l’RPG online anche aggiornamenti ai mondi privati (disponibili con l’abbonamento Fallout 1st) e nuovi eventi giornalieri. Nonostante si stia parlando di un prodotto molto controverso e colmo di errori di design, insomma, Fallout 76 sta ricevendo comunque aggiornamenti continui e curati. Ciò mi rende fiducioso sui contenuti in arrivo e chissà che non possano anche decidere di tornare sui proprio passi, sedersi ad un tavolo e modificare radicalmente alcune delle scelte infelici fatte nel 2018. D’altronde lo hanno già fatto una volta, si può sempre replicare!
Considerazioni finali
Regno d’Acciaio mette il punto sulla storia introduttiva della Confreternita d’Acciaio, attraverso una narrativa che solleva tematiche politiche ed etiche interessanti, ma con uno storytelling che manca di ambizione e che punta alla realizzazione di una storia insapore e senza mordente.
Prendendo in considerazione anche la prima parte, ovvero Alba d’Acciaio, si può quindi fare esperienza di un contenuto che cammina sul percorso intrapreso da Bethesda per Fallout 76, ma che potrebbe cercare di elevarsi maggiormente, confezionando maggiori possibilità di dialogo, ampliando le scelte morali e presentando svariate tipologie di finale. Sebbene il contenuto non sia entusiasmante, si tratta comunque di un aggiornamento gratuito per tutti i possessori di Fallout 76, che si aggiunge alla sfilza di contenuti post-lancio già usciti e previsti per la pubblicazione fino alla fine del 2021. Per la software house del Maryland non è impossibile confezionare una storia ambiziosa o effettuare cambiamenti radicali, perciò speriamo di vederne nelle belle nei prossimi update.
Studente di Scienze Politiche e Sociali, Damians è appassionato di videogiochi, film, serie TV e fumetti. Ah e non dimentichiamo anche la musica e, ovviamente, la politica. Discute di queste cose in continuazione e ha sempre qualcosa da dire. Dentro MMO.it ha finalmente trovato lo spazio per continuare a parlare di ciò che gli piace senza assillare i passanti. Insomma, una fortuna per la quiete pubblica.
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