Allora, cos’è questa storia di cui in questi giorni stanno parlando tutti su internet? Sostanzialmente Epic Games ha pubblicato sulle versioni mobile di Fortnite un aggiornamento che permette il pagamento diretto dei V-Buck (la valuta in-game del battle royale), senza passare attraverso Apple e Google (che applicano una tassa del 30%).
Come conseguenza le due compagnie hanno bannato e rimosso l’app dai rispettivi store (Apple Store e Google Play). Si tratta di una mossa non da poco, se consideriamo che Fortnite è in assoluto una delle app più scaricate e giocate.
È comunque bene precisare che queste rimozioni riguardano le edizioni mobile del titolo: Fortnite continua quindi ad essere disponibile su PC e console.
Epic Games ha reagito al ban citando in giudizio entrambe le aziende alla corte californiana, accusandole di voler mantenere un monopolio del mercato. In particolare la software house di Tim Sweeney parla di una presunta violazione delle norme antri-trust, ossia riguardanti la libera concorrenza. Nel citare Google, Epic ha usato un suo celebre motto, “Don’t Be Evil” (“Non essere malvagio”), ovviamente con un intento ironico.
Per quanto riguarda invece la causa ad Apple, Epic ha rincarato la dose, pubblicando un video che riprende il famoso spot 1984, realizzato proprio nel 1984 dalla compagnia di Cupertino per sponsorizzare l’uscita del Macintosh.
Lo spot, chiamato “Nineteen Eighty-Fortnite“, di fatto accusa Apple di essere diventata il colosso distopico e burocratico da cui essa stessa diceva di volersi distinguere trentasei anni fa. Epic Games ha inoltre chiesto agli utenti e alla propria community di protestare e fare pressioni su Apple per “liberare Fortnite”, lanciando su Twitter l’hashtag #FreeFortnite.
Ecco la descrizione ufficiale del video che potete vedere in calce all’articolo:
Epic Games ha sfidato il monopolio dell’App Store. Per rappresaglia, Apple sta bloccando Fortnite da un miliardo di dispositivi. Unisciti alla lotta per impedire che il 2020 diventi come “1984”.
Al momento non è chiaro cosa succederà alle versioni mobile di Fortnite: probabilmente dovremo aspettare degli sviluppi legali per avere novità in tal senso.
Adesso che abbiamo detto i fatti, facciamo qualche riflessione in libertà. A livello comunicativo Epic Games si sta muovendo in maniera brillante, ma la sua è un’operazione di manipolazione, un polverone montato ad arte.
Il video di Nineteen Eighty-Fortnite, infatti, era stato realizzato ancor prima che Apple applicasse il ban (uno spot così non si fa in mezza giornata) ed è stato chiaramente studiato a tavolino da Epic per forzare la mano ed ergersi così a paladino della giustizia contro il nuovo nemico, reo di chiedere una quota troppo alta per le proprie infrastrutture.
Naturalmente si può discutere sul fatto che il 30% costituisca una tassa troppo alta, soprattutto per gli studi più piccoli, ma rimane il fatto che fanno lo stesso anche Sony e Microsoft, che però Epic si è guardata bene dall’attaccare poichè con queste compagnie ha delle partnership strategiche.
Questo voler far passare Apple e Google come le aziende brutte e cattive che tarpano le ali della libertà sembra una manovra per manipolare l’opinione pubblica. Per questo la storia dello sconto sui V-Buck pare uno specchietto per le allodole: Epic fa l’idealista a giorni alterni, ma in realtà vuole semplicemente aumentare i suoi profitti, come fa qualsiasi megacorporazione. Basti vedere come sta imponendo sul mercato PC il suo store proprietario (Epic Games Store) a suon di esclusive forzate e politiche aggressive.
D’altronde di mezzo c’è anche una questione politica: Epic Games è detenuta al 40% dal colosso cinese Tencent, mentre Apple e Google sono aziende statunitensi. Giusto la settimana scorsa Donald Trump ha firmato un executive order con cui ha annunciato l’intenzione di bloccare le transazioni economiche provenienti dal suolo americano nei confronti proprio di Tencent, proprietaria di WeChat. Insomma, la questione non finisce qui: sicuramente nelle prossime settimane ci saranno degli strascichi della vicenda, su cui vi terremo aggiornati.
Una cosa è certa: se potesse George Orwell si rivolterebbe nella tomba.
Giornalista pubblicista, Plinious trova che non esista niente di più comunicativo dei videogiochi, in particolare quelli online. Da sempre appassionato di gioco di ruolo e MMORPG, ama immaginare ed esplorare mondi fantastici in cui perdersi dieci, cento, mille e una notte. La sua storia online inizia con Guild Wars Nightfall e prosegue con decine di MMO occidentali, da World of Warcraft a Warhammer Online, da Guild Wars 2 fino a Sea of Thieves.
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