I videogiochi, si sa, ormai si sono quasi tutti evoluti nella previsione di meccanismi di spesa post-acquisto: sono le cosiddette microtransazioni, e a volte non sono neppure tanto micro.
Le polemiche su questo sistema non si contano più, ed esse sono motivate dal fatto che spesso i videogiochi tendono a voler indirizzare con troppa foga il giocatore alla spesa di denaro. Feature mancanti, meccanismi di leveling resi estremamente grindosi apposta, modelli di armi e armature di base orribili per incentivare l’acquisto di skin nei vari cash shop sono solo alcuni degli esempi del motivo per cui il fenomeno delle microtransazioni è visto da molti come ormai fuori controllo. E questo senza considerare la degenerazione definitiva, il pay to win, quando cioè chi paga soldi reali ha un vantaggio prestazionale in-game rispetto a chi non ha sborsato i quattrini.
Un interessantissimo sondaggio svolto in America e avente un campione di 1.000 persone ha fatto recentemente luce sulle abitudini di spesa dei videogiocatori, in particolare nel genere degli MMO. I dati che emergono sono davvero illuminanti.
Dal punto di vista della spesa complessiva, soltanto un 10% rinuncia alle microtransazioni. Il restante 90% dichiara di aver speso almeno 1$ su qualche videogioco, anche se la media è molto più alta: 229$. La maggioranza relativa dei giocatori ha speso tra i 50 e i 100$ (sono il 20,5%), e gli uomini in media spendono molto più delle donne: 262$ medi complessivi contro 177$.
E l’età? Il trend è sorprendente: la fascia 13-17 spende molto di più della fascia 18-24, che però viene eclissata da quella 25-34 (che spende più o meno come i teenager) e soprattutto dagli adulti dai 35 ai 44 anni, la cui spesa è di gran lunga la più alta. Oltre quelle età, le microtransazioni vengono snobbate sempre di più.
Dal punto di vista dei metodi di pagamento utilizzati, la maggioranza usa carte di debito (36,2%, le più usate dagli uomini) o carte di credito (33,8%, le più usate dalle donne). PayPal è usato dal 16,4%, e gli altri metodi, come carte prepagate o bonifici bancari, scendono a percentuali molto più basse.
Passiamo ora al genere di gioco per il quale si spende di più in microtransazioni. A capeggiare è senz’altro il gioco di ruolo: il 36,75% degli intervistati ha dichiarato di aver speso per delle microtransazioni in un MMORPG. Seguono gli sparatutto come CS:GO, i battle royale alla Fortnite e un generico “open world” al 10%, che mostra un po’ di ignoranza da parte degli autori di questo sondaggio.
Vediamo quindi i titoli sui quali si spende di più. Secondo il sondaggio, al primo posto c’è World of Warcraft, che batte Call of Duty (2°) e Fortnite (3°). Seguono PUBG, GTA Online, Final Fantasy XIV, Guild Wars 2, The Elder Scrolls Online, League of Legends e Minecraft.
Concludiamo la carrellata di informazioni, prima di proporvi per esteso l’infografica che mostra in una bella interfaccia i risultati del sondaggio, con l’ultima considerazione: le motivazioni della spesa. Perché i giocatori spendono i loro soldi in microtransazioni sui videogiochi? Ben il 68% dice di farlo “perché sente di non essere altrimenti competitivo in un gioco multiplayer”. Un triste spaccato dello stato dell’industria.
Ad Asczor piace videogiocare e soprattutto videogiocare bene. I giochi per lui vanno fruiti sfruttandoli fino in fondo al meglio delle proprie capacità. È per questo che Asczor s’incazza, e non poco, quando i giochi non rispettano i suoi standard di qualità. Però ha sempre le sue buone ragioni per farlo e, al contrario, non manca mai di lodare i giochi meritevoli. Peccato che siano davvero pochi.
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