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Blizzard e Hong Kong: continua sempre peggio la shitstorm

Blizzard e Hong Kong: continua sempre peggio la shitstorm

Ha fatto molto discutere, anche nel nostro ultimo Salotto degli MMO, la notizia di qualche giorno fa del ban del pro player di Hearthstone Blitzchung da parte di Blizzard Entertainment, perché aveva supportato le proteste di Hong Kong.

Immediatamente dopo aver bannato il pro player, e contestualmente alle moltissime polemiche che sono giunte a seguito della decisione, Blizzard ha iniziato a compiere un passo falso dopo l’altro, suscitando sempre più l’indignazione dei giocatori.

Prima di tutto, è stata colta da molti la volontà di boicottare Blizzard cancellando il proprio account. Non è ben chiaro a questo punto se Blizzard abbia messo a queste persone i bastoni tra le ruote, impedendo o rendendo difficoltosa la cancellazione dell’account. In molti su Reddit testimoniano che il sistema di cancellazione dell’account è stato down per molte ore, ma Polygon dice diversamente.

In ogni caso, porre una domanda a proposito della cancellazione del proprio account sui forum ufficiali di Blizzard sembra portare al ban istantaneo. E allo stesso ban instantaneo (per 1000 anni!) porta manifestare solidarietà a Blitzchung. Insomma non ci sono dubbi riguardo a dove si sia schierata Blizzard.

Sfruttando questo momento di debolezza (e forti del detto “colpiscili mentre sono giù”), i concorrenti di Blizzard hanno immediatamente colto la palla al balzo per dimostrare il loro essere migliori. Epic Games, ad esempio, ha rilasciato una dichiarazione stampa in cui espressamente ha detto che non avrebbe mai bannato alcun giocatore o creatore di contenuti soltanto per il suo colore politico. “Epic supporta il diritto di tutti di esprimere le proprie idee sulla politica e sui diritti umani”, ha detto un rappresentante della software house.

In aggiunta l’azienda di Gods Unchained, TCG attualmente in beta sviluppato da ex pro player di Hearthstone, ha annunciato di voler pagare la quota che Blizzard doveva a Blitzchung, aggiungendo “nessun giocatore dovrebbe essere punito per le proprie convinzioni”.

Nel frattempo, la macchina dei meme su internet si è messa a lavorare con tutta la sua ben nota forza, ed ha tirato fuori alcune idee geniali tra i quali la trasformazione di Mei, personaggio di Overwatch, in un’attivista di Hong KongL’idea è quella di sfruttare quel personaggio, che anche in lore ha origini cinesi, per danneggiare la reputazione e gli interessi commerciali di Overwatch (e quindi di Blizzard) in Cina.

Altri famosi giocatori di Hearthstone, come Kripparian, si sono poi esposti per supportare Blitzchung e criticare l’atteggiamento di Blizzard. Brian Kibler, famoso caster di Hearthstone, ha deciso che lascerà questa occupazione perchè non può “in tutta coscienza essere associato a questo tipo di decisioni”.

E anche all’interno di Blizzard stessa le idee non sono compatte: martedì pomeriggio un manipolo di dipendenti ha lasciato il lavoro per esprimere dissenso nei confronti delle politiche dell’impresa, mentre altri hanno oscurato le scritte “Think Globally” e “Every Voice Matters” che campeggiano vicino alla statua situata al centro del quartier generale di Blizzard, ad Irvine.

La situazione è talmente sfuggita dal controllo che altri team di Hearthstone stanno manifestando a favore di Hong Kong e contro l’atteggiamento di Blizzard. È il caso ad esempio di American University, un altro team di Hearthstone che durante il Collegiate Hearthstone Championship ha sollevato un cartello con scritto “Free Hong Kong, boycott Blizzard”, trovandosi con il proprio streaming oscurato come risposta.

Insomma, da quello che emerge ci troviamo probabilmente di fronte alla più grande shitstorm della storia dei videogiochi, paragonabile forse soltanto allo scandalo che colpì EA a seguito delle microtransazioni su Star Wars Battlefront 2.

Questa volta, però, Blizzard l’ha fatta più grossa, perché ai motivi commerciali ha aggiunto motivazioni politiche, e per di più si è schierata e continua a schierarsi palesemente a favore di uno stato censoreo, totalitario e mal visto in Occidente. Insomma, dimostra di avere un parco valori molto diverso rispetto a quello di chi gioca ai suoi videogiochi. Questo scollamento ha già creato danni probabilmente irreparabili per la reputazione di Blizzard, e l’intensità dell’indignazione non sembra, almeno per ora, diminuire.

 

Fonte 1, Fonte 2, Fonte 3, Fonte 4

 

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Leonardo M.Giacomo "Asczor" ContiMiky Samurai77Michelangelo Recent comment authors
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Leonardo M.
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Leonardo M.

mi sfugge la radice del problema perchè blizzard è contro la protesta in cina? produce videogiochi non politica

Miky Samurai77
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Miky Samurai77

E’ chiaro che in Cina la Blizzard ci fa i soldi e volevano evitare casini… ma alla fine il caos lo hanno creato loro stessi.

Michelangelo
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Michelangelo

Non vedo come posso dare credito ad una singola parola tra quelle scritte nell’articolo visto che ad esempio il team che ha sollevato il cartello non ha ricevuto nessun ban “per direttissima” ed inoltre quello degli utenti che non riuscivano ad eliminare i propri account è stato confermato essere un bug da più persone.