Sono passati tre anni dall’uscita di Tom Clancy’s The Division. Troppi o troppi pochi? Data la natura MMO del titolo prodotto da Ubisoft ci si poteva aspettare una manutenzione ed un periodo di aggiornamento molto più lungo di tre anni. Voluto o no, comunque, arriva sulla scena il buon The Division 2, e lascia in parte delusi.
Il weekend di beta privata è bastato per comprendere alcuni punti cardine del nuovo titolo sia a livello narrativo che di gameplay. Ispirato ai libri partoriti dalla fantasia del compianto Tom Clancy, The Division 2 regala uno spaccato molto interessante degli Stati Uniti in versione quasi “post-apocalittica”. Si sente la mancanza della neve e del fascino di New York, ma lo scenario di Washington D.C. è comunque in grado di regalare nuove emozioni.
Lo sfrenato patriottismo degli americani è molto contagioso: talvolta ci si sente fieri di essere americani, anche se la nostra carta di identità recita diversamente. Washington D.C. non è solo un’altra ambientazione: è l’Ambientazione. La capitale è lo scenario più importante in cui possa muoversi un agente della Divisione. Nelle condizioni in cui versa il globo è necessario ricostruire il pilastro portante per la nuova società. Nulla negli Stati Uniti può essere ricostruito se prima non rinasce il vero simbolo del potere: la Casa Bianca.
Anarchia
La breve narrativa assaporata nella beta privata ha come scopo la ricostruzione dell’identità del popolo americano. Nelle missioni proposte bisognava recuperare i fogli originali della Costituzione degli Stati Uniti, ottenere alcuni dati sensibili dalla sede dell’FBI e sedare la propaganda delle Iene. Questi ultimi rappresentano una fazione di NPC anarchici dal design accattivante, ma non del tutto originale: sono infatti un miscuglio ben riuscito tra i signori della guerra di Mad Max: Fury Road, che si spruzzano vernice metallizzata in faccia prima degli assalti, e i personaggi della saga cinematografica di The Purge.
Oltre alle Iene vi sono altre fazioni di nemici che provano a spargere caos e ad affermare la propria egemonia sugli altri: i True Sons e gli Outcast. I primi sono un gruppo paramilitare ben armato che contiene diversi elementi provenienti da un background militare. Gli Outcast sono invece un gruppo di predoni e fanatici religiosi che hanno come unico comando quello di uccidere indiscriminatamente. Queste fazioni infestano le strade e sono pronte ad attaccare ad ondate interminabili altri NPC o gli agenti della Divisione. La maggior difficoltà rispetto al primo capitolo non risiede in un’IA complessa e ben studiata, bensì in un numero sproporzionato di mob che escono fuori “dalle fottute pareti”. Per fortuna a difesa delle strade vi sono dei gruppi di NPC che aiutano gli agenti della Divisione contro questi reietti: le pattuglie.
Gameplay
The Division 2 risulta completamente ribilanciato da modifiche sostanziali che migliorano e in parte facilitano il gameplay. Sono state apportate modifiche alla barra della vita sia del nostro avatar che dei nemici. Inoltre è stato effettuato un grande lavoro di bilanciamento su molte armi. Il feeling dello shooting è migliore rispetto al primo capitolo e il rinculo è stato abbassato per molte armi: la mira risulta infatti stabilizzata e più facile da tenere durante le raffiche di colpi.
Un’altra funzionalità è la possibilità di far evolvere gli insediamenti. Nel primo capitolo potevamo solamente ampliare una base centrale, mentre tutti gli altri rifugi non avevano alcuna possibilità di personalizzazione. Gli insediamenti non si possono ancora modificare a proprio piacimento, ma è possibile espanderli man mano che si progredisce con le missioni. In aggiunta si possono acquisire nuovi insediamenti in svariati punti nella mappa di gioco.
The Division 2 possiede quindi le stesse meccaniche del suo predecessore e non fa nient’altro che aggiustare ed implementare a piccole dosi. La domanda a questo punto sorge spontanea: vale la pena acquistare il gioco?
[Le] Dark Zone
La Dark Zone (o Zona Nera) è il marchio di fabbrica di The Division: un’area completamente inesplorata, insalubre e piena di qualsivoglia genere di predone. La sua principale caratteristica è di essere una zona PvPvE: qui i giocatori possono aiutarsi per raccogliere il loot, oppure tradire la Divisione.
In The Division 2 sono presenti, seppur in dimensioni più piccole, tre Dark Zone in diversi punti della città. Queste si dividono in Zona Sud (Waterfront), Zona Est (Capitol Station) e Zona Ovest (Georgetown).
Ubisoft ha inoltre apportato cambiamenti sostanziali che rendono l’area più frequentabile. Precedentemente tutto quello che si trovava nella Zona Nera doveva essere estratto tramite i punti di estrazione e gli elicotteri, mentre adesso si devono estrarre solo gli oggetti contrassegnati come “infetti”. Risulta quindi più facile per il giocatore portare a casa un po’ di loot anche a livelli bassi, senza perderlo in caso di morte. Non si sta parlando di chissà quali oggetti rari, ma è comunque un cambiamento significativo rispetto al primo capitolo.
Da notare oltretutto il design con cui le aree sono state costruite. Camminando per le strade di Washington D.C. si può notare l’abbondare di vegetazione cresciuta in maniera incontrollata. Nella Dark Zone il design è ancora più esasperato, al punto che la città sembra una giungla. I paesaggi e gli scorci presenti ricordano uno scenario che abbiamo già visto in varie produzioni cinematografiche e videoludiche post-apocalittiche, in particolare in The Last of Us e nella serie TV Revolution.
La Dark Zone quindi non risulta più una zona così ardua da affrontare, seppur comunque non facile.
Grafica e prestazioni
Salvo qualche minimale modifica alle texture, il comparto visivo di The Division 2 non è diverso dal precedente capitolo. L’ottimizzazione è molto buona, ma non è rilevabile alcun upgrade grafico significativo. Una situazione abbastanza paradossale se si considera che il reveal trailer mostrato all’E3 2013 prometteva, per il primo capitolo, una qualità grafica ben superiore persino a quella di The Division 2.
Ad impedire un ulteriore immedesimazione sono poi delle sviste e superficialità di tipo tecnico. Un esempio è rappresentato dalla poca usura di determinati veicoli che si trovano ai lati delle strade: molte di queste auto sembrano nuove di pacca. Tra l’altro questi veicoli sono spesso accostati ad altri completamente distrutti, il che fa risaltare ancor più chiaramente la contrapposizione.
All’appello non mancano infine i bug, che in molte situazioni impediscono di giocare fluidamente e bloccano il giocatore sopra ad un ostacolo (vedi il nostro livestream) o che fanno spawnare e despawnare i mob.
Cosa poteva essere The Division 2
Arriviamo alla parte “what if”, che condisce questa anteprima con un po’ di elucubrazioni gratuite. L’uscita del nuovo capitolo, come accennato prima, lascia molti dubbi sull’utilizzo della terminologia “game as a service” da parte di Ubisoft.
Viene naturale immaginare l’ambientazione di Washington D.C. come un possibile pacchetto espansivo di The Division, anziché come un prodotto a sé stante: insomma un tentativo di allargare la mappa di gioco e le aree esplorabili, come Blizzard fa con World of Warcraft ormai dal lontano 2004. Sono domande che sorgono spontanee quando si sta parlando di un MMO (o semi-MMO): un titolo che ha la necessità di essere longevo e sempre aggiornato non può avere un sequel già dopo tre anni.
In conclusione, The Division 2 si conferma un more of the same del primo capitolo. Il gioco è un solido e divertente looter shooter, ma le novità e le aggiunte sono poche. La scelta compiuta da Ubisoft Massive fa storcere il naso e fa riflettere se valga la spesa acquistare il titolo al day one. Del prodotto completo andrà inoltre vagliato l’endgame, al cui proposito è appena stato pubblicato un trailer dedicato.
Ricordo che dall’1 al 4 marzo sarà possibile provare il titolo in open beta, ma i progressi non saranno condivisi con la beta privata conclusasi l’11 febbraio. The Division 2 sarà ufficialmente disponibile dal 15 marzo su PC, PlayStation 4 e Xbox One. La versione PC uscirà su Uplay ed Epic Games Store, ma non su Steam.
Voi proverete l’open beta? E intendete prendere The Division 2 al lancio?
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Studente di Scienze Politiche e Sociali, Damians è appassionato di videogiochi, film, serie TV e fumetti. Ah e non dimentichiamo anche la musica e, ovviamente, la politica. Discute di queste cose in continuazione e ha sempre qualcosa da dire. Dentro MMO.it ha finalmente trovato lo spazio per continuare a parlare di ciò che gli piace senza assillare i passanti. Insomma, una fortuna per la quiete pubblica.
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