PEGI è il metodo di classificazione utilizzato su tutto il territorio europeo per indicare le categorie di età a cui si rifanno i videogiochi. L’acronimo sta per Pan European Game Information ed è piuttosto noto nell’ambiente, anche se non ha valore legale vincolante se non in Finlandia, Norvegia, Paesi Bassi e Regno Unito. Questo significa che in tutti gli altri paesi, Italia compresa, non esiste sanzione se si acquista o si vende un gioco senza rispettare i requisiti di età sanciti dal PEGI.
La notizia di oggi, comunque, sta nel fatto che verrà aggiunta entro la fine dell’anno una nuova icona classificatoria dedicata alle microtransazioni. Essa sarà apposta sulla confezione di tutti i titoli che prevedono la possibilità di effettuare acquisti in-game, informando gli acquirenti (e, nel caso di ragazzi piccoli, i loro genitori) della possibilità di spendere denaro in aggiunta a quello già speso in sede di acquisto del videogioco.
L’amministratore delegato di PEGI Simon Little ha descritto questa mossa come un “importante primo passo” per rendere consapevoli i consumatori dopo una stagione difficile, come dimostra il caso scoppiato poco più di un anno fa per Star Wars Battlefront 2.
Che ne pensate? Si tratta di una buona soluzione al problema delle microtransazioni o è ancora troppo poco?
Ad Asczor piace videogiocare e soprattutto videogiocare bene. I giochi per lui vanno fruiti sfruttandoli fino in fondo al meglio delle proprie capacità. È per questo che Asczor s’incazza, e non poco, quando i giochi non rispettano i suoi standard di qualità. Però ha sempre le sue buone ragioni per farlo e, al contrario, non manca mai di lodare i giochi meritevoli. Peccato che siano davvero pochi.
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