La quarta stagione del Living World di Guild Wars 2 è cominciata poco dopo l’uscita di Path of Fire, la seconda espansione dell’MMO di ArenaNet. Come annunciato lo scorso dicembre, il quinto episodio si intitola All or Nothing e uscirà domani, martedì 8 gennaio.
L’hype ci ha tenuto compagnia per tutto il periodo natalizio, ma per fortuna nelle settimane scorse la redazione di MMO.it è stata invitata in esclusiva italiana da ArenaNet a provare in anteprima il nuovo episodio! Abbiamo avuto l’onore di vivere un playthrough con gli sviluppatori, ricavandone molte interessante informazioni.
Come al solito, non scenderemo troppo nei dettagli per evitare spoiler. Si parte!
Nelle puntate precedenti…
Partiamo con un riassunto di quanto successo nei precedenti episodi della Living Season 4 di Guild Wars 2 (occhio se non li avete ancora giocati).
Palawa Joko, Re Eterno e Flagello di Vabbi, che con le sue armate non morte aveva conquistato tutto il sud del Crystal Desert durante gli eventi di Guild Wars Nightfall, è riuscito a liberarsi dal Domain of the Lost. Joko vuole ricreare la Scarab Plague, morbo mortale per gli umani che in passato aveva flagellato Istan e gran parte di Elona, sterminare la popolazione con la piaga e poi rialzare i cadaveri come suoi servitori. La sua ricerca lo porta a Fahranur, the First City, dove capisce come accedere alla rete dei portali Asura. Grazie a questi invia i sui awekened in vari luoghi di Kryta, Ascalon, delle Shiverpeaks e non solo.
Joko attacca poi i laboratori di Rata Primus, situati nelle Sandswept Isle, per rubare campioni e studi Inquest sulla Scarab Plague. Superate le misure di quarantena imposte, Joko riesce a diffondere la piaga infettando l’equipaggio della nave Krytiana che porta rifornimenti alla città libera di Amnoon. Questo costringe il Commander al confronto diretto con Joko con una guerra campale nella regione di Kourna.
Lo scontro è in realtà una trappola pensata per catturare il Commander, ma arrivati alla fine dello scontro Joko non potrà resistere alla tentazione di fare un lungo monologo istrionico da bravo villain, e questa sarà la sua condanna. La scomparsa del sommo signore dei Lich avverrà ad opera delle possenti fauci di Aurene, la seconda “discendente” (o per meglio dire Scion) della draghessa Glint (quest’ultima ha giocato un ruolo di grande importanza nelle vicende del primo capitolo, ed è tornata alla ribalta anche in Guild Wars 2 con gli eventi di Heart of Thorns e Path of Fire).
Con la dipartita di Palawa Joko la situazione politica precipita a causa del vuoto di potere lasciato; va inoltre gestita la popolazione awakened che, senza il controllo mentale del proprio sovrano, vuole “rifarsi una vita” in pace come il resto dei viventi. Questa pace è però lontana, poiché la minaccia dell’Elder Dragon Kralkatorrik è ancora presente. Il suo esercito di minion Branded interrompe infatti un summit diplomatico, mostrandoci tutta la potenza del nemico. Kralkatorrik non fermerà la caccia finché non avrà saziato la sua immensa fame di energia.
Il Commander e i suoi alleati decidono quindi di spostarsi in un luogo sicuro dall’influenza dell’antico nemico stabilendo un centro strategico a Jahai Bluffs, regione scossa da numerose instabilità energetiche. Qui partiranno le mosse dei nostri eroi per affrontare l’ennesima ardua battaglia per la sopravvivenza di Tyria. In questo saranno fondamentali i ruoli della Scion Aurene e dell’asura Blish. La prima, nonostante i timori, capirà di essere destinata a combattere e sostituire il Crystal Dragon, mentre il secondo riuscirà a installare un dispositivo di tracciamento su Kralkatorrik, che sta divorando parte delle Mist mettendo a repentaglio il concetto di spazio-tempo.
E questa è la storia fino ad oggi.
Tutto o niente
La scelta di questo titolo, così netto e deciso, non è certo casuale e ha molto da dirci. Porta i nostri ricordi al nome della vecchia missione “Victory or Death”, in cui abbiamo affrontato e sconfitto l’Elder Dragon Zhaitan.
Siamo ad un punto fatidico della trama: tutti i nodi stanno venendo al pettine e, sebbene i moniti dei saggi e le teorie dell’Eternal Alchemy dicano che abbattere un altro Elder Dragon porterebbe ad un letale squilibrio energetico del pianeta, l’attuale minaccia rappresentata da Kralkatorrik non può essere risolta se non con la sua morte e la conseguente sostituzione con Aurene nel ruolo di nuovo Elder Dragon. Non c’è spazio per il compromesso.
Tutto parte dal controverso personaggio di Caithe, che non indugia a parlarci dei suoi dubbi sulla Brotherhood of the Dragon, un’organizzazione di nani che nel primo Guild Wars aveva il compito di custodire i segreti e le profezie della draghessa Glint ma che, in seguito alla minaccia di Primordius e alla loro trasformazione in pietra, ha lasciato agli Zefiriti l’onore e l’onere di questa mansione. Secondo la Sylvari, i nani hanno tralasciato alcune informazioni che potrebbero essere essenziali nella lotta contro Kralkatorrik.
Come sappiamo non sono rimasti molti nani a Tyria e la Firstborn ci accompagnerà a parlare con il solo che potrebbe avere queste importanti indicazioni: Ogden Stonehealer. Il nano, che da tempo ha preso residenza all’interno della sede del Durmand Priory, ci guiderà in un santuario che i giocatori di Guild Wars 2 conoscono bene. Qui dovremo testare e consolidare il nostro rapporto di fiducia con Aurene, che non potrà fronteggiare la guerra che si staglia all’orizzonte senza il supporto del suo campione.
I combattimenti all’interno di questa dimensione serviranno per comprendere non solo come opporsi al potere di Kralkatorrik, ma anche come assorbirlo e rispedirlo al mittente. Queste meccaniche non sono del tutto inedite e i giocatori di Guild Wars 2 non avranno particolari difficoltà nel capire come contrastare le varie ondate di nemici ed energia branded.
Alla fine di questi test ci verranno rivelate altre informazioni vitali, che ci faranno comodo per imbastire preparativi e strategie nei giorni precedenti alla battaglia. Si fa dunque rotta per Thunderhead Keep.
Thunderhead Peaks
I nostri occhi vengono stregati subito dall’imponenza di Thunderhead Keep, fortezza che il giocatore doveva riconquistare in un’epica missione di Guild Wars 1, sconfiggendo la fazione dello Stone Summit e dei Mursaat.
Il colpo d’occhio in questa porzione di mappa è a dir poco spettacolare e ci farà presto dimenticare il Sun’s Refuge ricostruito nell’episodio precedente, A Star to Guide Us. Nonostante gli anni passati si percepisce la maestosità di questo luogo, che diventerà il punto cardine per l’organizzazione e l’approvvigionamento delle truppe alleate che si preparano alla guerra finale.
Ai veterani del titolo non sfuggiranno i diversi riferimenti storici presenti all’interno della fortezza e questo elemento renderà lo svolgimento dei fatti ancora più immersivo, senza contare il dialogo con un personaggio che non si vedeva da tempo e che accentua il flavor di Guild Wars Prophecies.
Come detto poc’anzi, da qui partiranno una serie di missioni esplorative che ci faranno scoprire tutte le zone della mappa. Oltre alle dimensioni generose che contraddistinguono le mappe introdotte da Path of Fire e dagli episodi della Living Season 4, noteremo altri due elementi che rendono questa zona un piccolo capolavoro visivo. La morfologia del territorio fornisce un senso di altezza e dona anche la sensazione del freddo austero che avvolge questa regione dimenticata. A ciò si aggiunge un notevole numero di dettagli grafici, che la rende un’area davvero unica.
Thunderhead Peaks delinea un contrasto marcato rispetto a Jahai Bluffs, la mappa dello scorso episodio. Una mappa nel deserto con numerosi squilibri spazio-temporali e continue incursioni da parte dei Branded, un’altra avvolta dai freddi venti delle Southern Shiverpeaks e permeata dalla proverbiale quiete prima della tempesta.
Volgendo maggiormente lo sguardo alla longevità di Thunderhead Peaks, purtroppo la regione non è ricca di meta eventi come le aree rilasciate negli episodi precedenti. Questo fattore la rende una mappa poco “farmabile” se non per achievement improntati maggiormente all’esplorazione, che ci porteranno a visitarne tutta la superficie. Il giocatore sarà impegnato anche nella ricerca dei nuovi materiali, i Branded Mass, che serviranno per il crafting di una serie di armi upgradabili chiamate DragonsBlood, che ci occuperanno nelle collection collegate aggiungendo nuove skin attinenti a questa fase della storia. Le armi hanno linee pulite e sobrie nella loro versione esotica, ma riceveranno un tocco brandend se upgradate alla versione ascesa.
In molti potrebbero storcere il naso per lo scarso numero di eventi presenti, ma c’è da dire che la scelta è piuttosto coerente con la storia di questa mappa, rimasta isolata per secoli.
Nuovi arrivi
Oltre ai cinque capitoli che compongono All or Nothing, ArenaNet introduce altre novità.
Prima fra tutte troviamo la nuova Mount Mastery chiamata Bond of Faith. Dopo essere stata sbloccata con l’esperienza e un cospicuo numero di mastery point, questa abilità ci permetterà di effettuare un salto di notevole distanza dalla nostra cavalcatura. Questa sorta di “leap” potrà essere usata in diverse circostanze e risulta particolarmente interessante per i giocatori che non hanno sbloccato il Grifone (mount che, ricordiamo, è disponibile solo alla fine della trama di Path of Fire e al completamento di una serie di collection che costano 250 gold). Il Bond of Faith conferisce quindi una maggiore mobilità per districarsi nei punti più difficili delle nuove mappe fornendo un buon aiuto nell’esplorazione, ma non così determinante ai fini del gioco.
Inoltre verranno introdotte nel comparto PvE le statistiche chiamate Diviner (Power, Precision, Ferocity e Concentration), già disponibili nella modalità PvP. Queste mirano ad equilibrare in parte la balance patch introdotta ad inizio dicembre per quanto riguarda il sistema di boon, che le classi potranno condividere con altri giocatori. È ancora presto per dire se questa introduzione colmerà il gap di boon-duration e boon-sharing creatosi con la patch di dicembre, ma siamo sicuri che potrebbe dare un forte rinnovamento ad alcune meta build ormai stabili da anni.
Un’altra novità è rappresentata dal nuovo arco lungo leggendario, Pharus, nome latino che significa “faro” e che suggerisce il concetto di luce guida. Caratterizzato dalla sfavillante luce azzurra, dalle linee eleganti e dalla scia di spaccature a terra da cui sale un bagliore celeste, Pharus farà la gioia dei giocatori che riusciranno ad aggiungerlo alla propria collezione tramite il crafting.
Ultimo ma non per importanza, arrivano due aggiunte ai Fractal. Anzitutto verrà introdotto Siren’s Reef, un nuovo frattale a tema piratesco: dopo l’introduzione, che vede i membri di una ciurma naufragare sulla spiaggia di un’isola caraibica, ci verrà chiesto di addentrarci in una fitta giungla. La mappa non è molto estesa ma è densamente popolata da dinosauri di ogni specie che non renderanno affatto facile l’avanzata del party fino alla baia a nord ovest, che custodisce il relitto di una nave appartenente ad un leggendario pirata.
Arriveranno poi nuove Mistlock Instabilities, che daranno un tocco di novità nello svolgimento, nelle tattiche e nel posizionamento dei player. I veterani dei fractal T3 e T4 troveranno un grado di sfida ancora più alto grazie alle nuove condizioni, combinate a quelle già presenti.
Prime conclusioni
In definitiva All or Nothing è un buon episodio che ci mostra un’adunanza quasi completa di alleati vecchi e nuovi, presenta alcuni colpi di scena notevoli che interessano un paio di nostri compagni ed un cliffhanger che toglierà il fiato di bocca. La differenza rispetto ai suoi predecessori sta nel ritmo degli avvenimenti: mentre altri episodi offrivano colpi di scena sparsi anche nei momenti iniziali, questo torna ad una certa linearità, ad un crescendo canonico proprio di guerre così importanti.
Si potrebbe pensare ad una storia sottotono rispetto agli episodi precedenti, ma non temete: questo cambio è stato studiato per far montare il clima della minaccia che incombe, della battaglia che sta per rompere gli equilibri, e per farvi scontrare con un finale fuori da ogni aspettativa. Il team narrativo di ArenaNet sembra aver trovato la formula giusta (mancata nella Living Season 3) per riavvicinarsi al primo Guild Wars chiarendo e chiudendo alcuni capitoli e, al contempo, per portare avanti nuove trame in maniera egregia, dando un senso molto più circolare alla storia.
Ricordiamo che i contenuti della Season 4 sono gratuiti per chiunque abbia già Path of Fire. Ringraziamo ArenaNet per averci concesso l’opportunità di provare in anteprima All or Nothing e i ragazzi di Guild Wars 2 Italia – Pessimismo & Fastidio per la collaborazione. Fateci sapere la vostra opinione sul nuovo episodio!
Gamer Bucolico, Farmatore seriale, fin da bambino si prende una tremenda cotta per il mondo dei videogiochi. Approda su Guild Wars 2 dove, da anni, spaccia materiali T6 e pessime idee. Quando non sta su Tyria si abbuffa di serie TV o cerca di tornare giovane giocando a Magic. Coltiva Fastidio e false speranze mentre cerca di prendere un 18 all’esame di Morale Jedi.
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