Vi abbiamo già parlato di Artifact, il nuovo gioco di carte di Valve basato sull’universo di Dota. Il titolo uscirà il 28 novembre per PC, Mac e Linux e potrà essere giocato esclusivamente via Steam.
Adesso però, Artifact è al centro di un’immensa shitstorm a causa del suo sistema economico. A differenza di molti TCG, infatti, il gioco non è free-to-play: in teoria Artifact costa “solo” 18€, ma questo dà accesso a un numero limitatissimo di carte, con le altre che non possono essere sbloccate giocando ma solo pagando: precisamente, comprando dei booster pack dal costo di 2€ l’uno.
Come se ciò non bastasse, questi pacchetti sono sottoposti ad un RNG caino che garantisce un’unica carta eroe su 12. Tutte le altre possono quindi essere di scarsissimo valore.
A fronte di chi lo definiva un gioco “pay for everything”, avendone giocato la beta e avendone sperimentato il drammatico modello economico, Valve si è detta “rammaricata”.
La stessa casa di sviluppo ha quindi deciso di fare un parziale dietrofront cambiando alcune feature e gameplay del titolo, anche se tra di esse non c’è menzione di una modifica del modello commerciale.
Nella nuova versione della beta, ad esempio, sarà possibile selezionare la modalità draft fantasma di Chiamata alle Armi in qualsiasi torneo creato dagli utenti. Ci si potrà inoltre allenare nelle modalità draft senza utilizzare un biglietto evento giocando ad un Gauntlet Leggero.
Artifact, comunque, uscirà il prossimo 28 novembre. Che ne pensate della situazione?
We’ve been reading a lot of feedback and have made changes in response. Our plan is also to launch the beta later today. (We’re smoke testing the release candidate as we tweet.)https://t.co/nONrZfcwx2
— Artifact (@PlayArtifact) 18 novembre 2018
Ad Asczor piace videogiocare e soprattutto videogiocare bene. I giochi per lui vanno fruiti sfruttandoli fino in fondo al meglio delle proprie capacità. È per questo che Asczor s’incazza, e non poco, quando i giochi non rispettano i suoi standard di qualità. Però ha sempre le sue buone ragioni per farlo e, al contrario, non manca mai di lodare i giochi meritevoli. Peccato che siano davvero pochi.
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