Dead Maze è un titolo prodotto e sviluppato da Atelier 801, una piccola software house francese. La descrizione ufficiale lo definisce un gioco in 2D MMO, ambientato in un mondo distrutto ed invaso dagli zombie. Come da tradizione dei survival, l’obiettivo del giocatore è sopravvivere in questo mondo.
Dallo scorso febbraio il gioco è disponibile come free-to-play su Steam. Vediamo se vale la pena di un download.
Storia
La storia di Dead Maze inizia con un maremoto che spazza via gran parte delle città costiere dell’America. I superstiti a questa catastrofe naturale però non sono salvi: dai fondali marini infatti escono degli zombie che iniziano a dare la caccia agli esseri umani infettandoli e aumentando così i propri ranghi. Questi non morti attaccano anche noi ma, per qualche motivo ancora oscuro, noi e altre persone siamo in grado di resistere all’infezione. A farci sapere che non siamo gli unici sopravvissuti è Chloe, una ragazza che ci aiuta e che ci porta in una piccola cittadina fortificata. Da qui inizieranno le nostre avventure, prima alla ricerca del mentore di Chloe, Egon, e poi alla scoperta della misteriosa migrazione degli zombie.
Il gioco dunque ricalca il trend degli ultimi anni, basato sui survival in mondi post-apocalittici. Non solo il gioco non porta in tavola nulla di nuovo, ma l’ambientazione e le personalità dei PNG sanno fin troppo di “già visto”. Basti pensare alle evidenti similitudini con Secret World Legends, il reboot di casa Funcom di The Secret World: il nome che viene dato al maremoto (derivante dalla mitologia norrena) è infatti lo stesso usato in SWL per indicare la catastrofe marina.
Un’altra nota dolente è il fatto che Dead Maze è diviso in capitoli, e finora questi brevi capitoli non sono arrivati ad un cliffhanger abbastanza forte da far rimanere l’utente attaccato al gioco per scoprire quel che avverrà dopo. Attualmente Dead Maze si può finire in 8 ore, anche meno se non si perde tempo col crafting. Sul tempo e sul crafting però torneremo dopo.
Comparto visivo
Dato il poco spazio che Dead Maze occupa sull’hard disk e la volontà degli sviluppatori di un’ambientazione verosimile, sulla grafica non si possono fare chissà quali critiche. Il gioco si presenta con una visuale isometrica che gli stessi sviluppatori definiscono in 2D, ma che presenta elementi tridimensionali al suo interno. Le case e il terreno sono formati da solidi a forma cubica o di parallelepipedo e sono ben definibili anche ad occhio nudo. Risaltano molto soprattutto i cubi che definiscono il terreno quando si è nelle ambientazioni buie, visto che definiscono in pratica la luce dei lampioni, mentre le case sono formate in 3D e quando si va dietro ad un muro esso tende a diventare trasparente per farci vedere il personaggio.
Per quanto riguarda il personaggio e altre immagini statiche, tipo le macchine o gli alberi, questi sono in 2D e soffrono di un problema: non diventano invisibili quando dovrebbero. Questa è un po’ una seccatura, soprattutto per gli alberi, visto che non si può vedere cosa stia accadendo dietro ad essi.
Un apprezzamento che invece mi sento di fare verte sulla resa delle armi che, una volta utilizzate, iniziano a distruggersi. Un palo potrebbe piegarsi, una pala spezzarsi, e ciò indicherà la durevolezza dell’oggetto al giocatore, senza che questo debba necessariamente controllare l’inventario.
Infine i filmati della storia, che sono più che altro immagini, si possono anche apprezzare, ma segnano un netto contrasto con la grafica del gioco, molto cartoonesca e ben marcata. Le immagini della storia sembrano invece dei quadri con pennellate leggere e senza contorni marcati.
Comparto sonoro
Il sonoro è un punto dolente di Dead Maze. La musica di background che accompagna il giocatore si riduce ad una sonorità cupa, mentre gli effetti sonori, gli unici che spezzano la monotonia, sono le grida dei nemici che aggriamo oppure i rumori del combattimento. Purtroppo tutto questo arriva ad essere abbastanza fastidioso alla lunga, soprattutto quando si devono saltare i nemici che urlano di continuo. Dopo mezz’ora di fastidiose urla, probabilmente abbasserete il volume di gioco al minimo e metterete una vostra playlist in background.
Gameplay
Questo paragrafo sarà suddiviso in due parti. Nella prima parlerò delle meccaniche generali, e nel secondo del combattimento.
Come ogni survival, anche in Dead Maze si devono raccogliere vari oggetti che, se in buone condizioni, possono essere riciclati in materie prime per un futuro craft. Oltre a creare oggetti, il giocatore deve stare attento a tre indicatori: quello della fame, quello della sete e quello dell’energia. I primi due, quando scendono sotto una certa soglia, danno dei debuff al giocatore e sono importanti anche per la meccanica di resurrezione. Se si ha il 40% di entrambi gli indicatori, una volta andati al tappeto si può tornare in vita consumando l’acqua e il cibo. Questo si può fare una sola volta nella mappa in cui ci si trova, fintanto che non si torna alla casa per rialzare gli indicatori.
L’indicatore di energia è invece la parte più tosta da tenere sotto controllo. Ogni cosa che raccoglieremo ci sottrarrà energia, e anche bere e mangiare. L’energia si ripristina solamente ai falò e, benché possiamo farne uno piccolo da portare con noi, tale metodo risulta sconveniente in sessioni di grind poiché occupa spazio nell’inventario. Se inizialmente questo non è un problema, quando si arriva a voler craftare il processo diventa tedioso. Riciclando sul posto si consumano gli indicatori di fame e sete, di conseguenza si devono utilizzare le energie per mangiare e bere, il che inciderà poi negativamente su quanto materiale si potrà prendere con sè. Il tutto diventa un circolo vizioso poiché esplorando l’area più vicina al falò e prendendo gli oggetti per riciclarli si dovrà tornare alla casa, lasciare le materie prime e ricominciare la ricerca, addentrandosi in punti della mappa in cui la densità e pericolosità dei nemici sarà più elevata. Non sono implementate meccaniche più profonde come il caldo e il gelo. È invece presente un basilare sistema di housing: il giocatore potrà avere una casa propria, dove riciclare senza consumare acqua e cibo o craftare nuovi oggetti e banchi di lavoro.
Come punto finale, parlando del crafting, il sistema di progressione impone la creazione dello stesso oggetto molteplici volte prima che il personaggio acquisisca le competenze per poter creare un “oggetto X” che sia più forte del normale tramite il proc (ovvero la creazione di un oggetto di qualità superiore al normale). Ciò va a svantaggio del giocatore singolo, e quasi impone che si giochi in gruppo per aumentare il crafting, magari condividendo le risorse.
Passiamo ora al lato tecnico del combattimento. In Dead Maze si hanno quattro abilità attive e due abilità passive. Quando un nemico è alla portata dell’arma, il personaggio attacca in automatico e a noi spetta la parata, la schivata o l’azionare le abilità. Purtroppo il gioco non offre un sistema di tab targeting decente: i nemici si sovrappongono e spesso, cliccando su un altro nemico, il vostro personaggio continuerà ad attaccare quello già preso di mira in precedenza. Questo rovina l’esperienza di gioco in diversi casi. Qualora ci fosse un nemico più forte e resistente degli altri, oppure un nemico che spawna altri zombie, risulta difficile attaccare quello desiderato. Questo problema si può ovviare facendo gruppo, poiché alla fine la forza bruta non avrà la meglio sui nemici.
CONSIDERAZIONI FINALI
Cosa porta Dead Maze in più sulla scena videoludica? In cosa si distingue dagli altri giochi? La risposta, purtroppo, è poco o nulla. Non vogliatemene male, ma la trama di Dead Maze sa di già visto e il combat system non premia né la tattica né l’abilità del giocatore. È vero che un nemico bagnato sarà suscettibile all’elettricità, ma queste piccolezze si perdono in un sistema di combattimento fatto di auto-attack e di schiacciare i tasti per le skill attive. Il sistema di crafting è anch’esso sbilanciato e poco interessante.
Un MMO che non ha un modo per premiare la bravura del giocatore singolo e che diventa estremamente facile in gruppo fallisce nel concetto stesso di MMO. Un MMO dovrebbe tenere coinvolto il giocatore dandogli piccoli premi per incentivarlo a giocare: l’utente dovrebbe voler continuare a giocare per avere un personaggio sempre più forte e capire come migliorare le sue abilità per ottenere altre ricompense. Tristemente questo nel titolo di Atelier 801 non succede, e le basilari meccaniche finiscono presto per diventar noiose.
Dead Maze può risultare godibile per un’utenza giovane o per chi ha un PC vecchio, ma per coloro che giocano da anni probabilmente non avrà alcun appeal.
Con il joystick in mano da quando ha memoria, Andrei si diverte a girare per i mondi fantasy e scoprire tutti gli anfratti piú nascosti nei videogiochi. Plagiato dai giochi di stampo asiatico, in lui batte il cuore da PVE Hero, e non manca mai di ottimizzare le sue strategie per sfidare contenuti di gruppo anche da solo, ove possibile.
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