Nonostante tutto il putiferio che si è scatenato con le microtransazioni di Star Wars Battlefront 2, sembra che qualche sviluppatore sia ancora convinto che inserire un sistema di loot box nel proprio titolo sia una buona idea. È questo il caso di Paladins, lo shooter free-to-play che lo scorso anno venne accusato di essere un clone di Overwatch.
Con la patch 64, al momento in testing sul server di prova e il cui lancio è previsto per il 6 dicembre, Hi-Rez ha infatti implementato nel gioco un nuovo sistema di microtransazioni basato su carte da potenziare attraverso le risorse ottenute dalle casse premio. Queste loot box si possono ottenere giocando o (ovviamente) pagando. Il sistema, che permette di abbreviare di parecchio i tempi di sblocco, è molto simile a quello adottato da EA per Battlefront 2.
Come prevedibile, la notizia non è stata presa bene dai player, che hanno espresso il proprio disappunto con veemenza su forum e social chiedendo di tornare al precedente modello.
Nel tentativo di correggere il tiro, Hi-Rez ha promesso che le casse delle carte non potranno essere acquistate con denaro reale fino alla patch 65, e che comunque l’aggiornamento “potrebbe essere rinviato”. Infine, il team ha dichiarato di aspettarsi degli aggiustamenti da apportare al sistema.
A prescindere da come vada a finire, bisogna comunque ricordare che Paladins è un titolo free-to-play in cui le microtransazioni costituiscono un’importante fonte di entrate per gli sviluppatori, a differenza di Battlefront 2 che è venduto a prezzo pieno.
Giornalista pubblicista, Plinious trova che non esista niente di più comunicativo dei videogiochi, in particolare quelli online. Da sempre appassionato di gioco di ruolo e MMORPG, ama immaginare ed esplorare mondi fantastici in cui perdersi dieci, cento, mille e una notte. La sua storia online inizia con Guild Wars Nightfall e prosegue con decine di MMO occidentali, da World of Warcraft a Warhammer Online, da Guild Wars 2 fino a Sea of Thieves.
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