Quando si dice “votare col portafoglio”. Le recenti polemiche sulle microtransazioni di Star Wars Battlefront 2, con la rivolta dei giocatori, l’inchiesta sul gioco d’azzardo avviata in Belgio e le prese di posizione di alcuni politici contro le pratiche commerciali di EA, hanno avuto un pesante risvolto economico per la compagnia americana.
Secondo CNBC le azioni di EA hanno perso l’8,5% nell’ultimo mese, il che equivale ad oltre 3,1 miliardi di dollari bruciati. Anche gli analisti di Wall Street hanno attribuito la caduta alle controversie sul sistema di progressione e loot box del titolo. Da notare che, nello stesso periodo di tempo, le azioni di Take-Two e Activision-Blizzard sono salite rispettivamente del 5% e 7%.
“Battlefront II è la punta dell’iceberg. […] I primi dati suggeriscono che la rabbia dei giocatori riguardo all’economia rovinata dal sistema di loot box potrebbe infatti star danneggiando le vendite iniziali”, ha scritto Doug Creutz di Cowen in una lettera ai clienti. “Pensiamo che sia giunto il momento per l’industria di stabilire a livello collettivo un insieme di standard per l’implementazione delle microtransazioni, sia per riparare i danni sulla percezione dei giocatori sia per evitare pericolose regolamentazioni.”
Il punto è che, prima del lancio di Battlefront 2, EA aveva programmato altri giochi basati su una simile strategia di monetizzazione. Ora che la bolla è scoppiata in modo così dirompente, non solo nella community ma anche in campo politico, Wall Street ha gli occhi puntati sul publisher.
Nonostante questo, tuttavia, Electronic Arts assicura che il suo modello di business non cambierà. Durante una conferenza della Credit Suisse, il CFO della compagnia Blake Jorgensen ha dichiarato che EA sta ascoltando i feedback dei suoi clienti e ha compreso di aver commesso degli errori, da cui la società vuole imparare: “È quando non commetterà errori e non ascolterà i suoi clienti che bisognerà aver paura”, ha discutibilmente sentenziato Jorgensen.
Il CFO ha aggiunto che le microtransazioni sono state rimosse dal gioco per l’accusa di essere pay to win, dicendo che ci sono due tipi di giocatore: uno con più tempo che soldi e un altro con più soldi che tempo. L’obiettivo è trovare l’equilibrio giustio per soddisfare entrambi.
Nonostante i rumor, però, Jorgensen ha spiegato che la compagnia non inserirà oggetti cosmetici nelle loot box di Star Wars Battlefront 2, sebbene questi contenuti siano molto apprezzati in titoli come Overwatch, Team Fortress 2 e League of Legends. Gli oggetti estetici infatti mal si adattano all’universo di Star Wars e rischierebbero di violare il canon della saga dettato da Lucasarts e Disney.
“Non possiamo e non vogliamo fornire troppe opzioni di personalizzazione in Battlefront 2: oggetti di questo tipo potrebbero non rispettare l’immagine canonica dell’universo di Guerre Stellari. Non vogliamo violare i canoni estetici della saga.”
Ricordo che al momento DICE ed Electronic Arts hanno sospeso le microtransazioni in Star Wars Battlefront 2, che però torneranno online in futuro. La richiesta di disattivare gli acquisti in-game sarebbe arrivata direttamente da Disney, preoccupata per il danno d’immagine arrecato al brand.
Giornalista pubblicista, Plinious trova che non esista niente di più comunicativo dei videogiochi, in particolare quelli online. Da sempre appassionato di gioco di ruolo e MMORPG, ama immaginare ed esplorare mondi fantastici in cui perdersi dieci, cento, mille e una notte. La sua storia online inizia con Guild Wars Nightfall e prosegue con decine di MMO occidentali, da World of Warcraft a Warhammer Online, da Guild Wars 2 fino a Sea of Thieves.
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