Devo essere sincero, non me l’aspettavo. Alla BlizzCon 2017 l’annuncio dei server classici di World of Warcraft, ufficialmente supportati da Blizzard, è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Era una notizia talmente inattesa che è deflagrata come una bomba.
Noi per primi, nel nostro piccolo, ce ne siamo accorti: qui su MMO.it gli articoli su World of Warcraft Classic sono stati i più letti delle ultime settimane, ancor più di quelli su Battle for Azeroth, la nuova espansione su cui ho già espresso le mie impressioni.
È la grandezza e al tempo stesso la maledizione di WoW: il suo scomodo passato rischia di mettere in ombra tutto il resto. In questa puntata di Plinious Ex Machina voglio parlare proprio di ciò che ha spinto la software house di Irvine a questo annuncio, e di cosa possiamo aspettarci da questi benedetti server vanilla.
Welcome home
La prima domanda da porsi è perchè l’annuncio sia arrivato adesso e non, ad esempio, due anni fa. J. Allen Brack, produttore esecutivo e vice presidente di Blizzard (nome che citerò spesso in questo articolo, per cui segnatevelo), ha spiegato che lo studio ha finalmente trovato un modo per far girare i server del gioco classico sull’infrastruttura moderna (che funziona in modo molto diverso rispetto a una volta). Brack ha dichiarato a PCGamer: “Pensiamo di aver trovato un modo per far funzionare la vecchia versione di WoW sull’infrastruttura tecnica moderna, e il feeling è ottimo.” Far girare un gioco così complesso su un’intelaiatura diversa da quella originale è sicuramente un gran casino, ma fortunatamente per i fan ora le cose si sono sbloccate.
Per l’impresa Blizzard ha creato un nuovo team, separato da quello del gioco principale, e ha da poco iniziato ad assumere per riempire dei ruoli chiave sul versante tecnico. I lavori sono agli albori e non è stata divulgata alcuna finestra o periodo di lancio. Lo stesso Brack ha dichiarato: “Il nostro annuncio in realtà è estremamente limitato. Stiamo soltanto dicendo che lo faremo, che siamo impegnati a creare e pubblicare server Classici. È uno sforzo più grande di quanto la gente possa immaginare, ma ci siamo presi l’impegno e siamo emozionati.”
Tuttavia, sebbene manchi qualsiasi finestra di lancio è praticamente certo che questo progetto vedrà la luce dopo il lancio di Battle for Azeroth, che è già in fase avanzata di sviluppo. Se l’espansione uscirà nella seconda parte del 2018, è probabile che World of Warcraft Classic non arriverà prima del 2019, forse anche 2020 conoscendo i biblici tempi cui lo studio californiano ci ha abituato.
Tecnicismi a parte, c’è sicuramente anche una questione commerciale. Blizzard si è fatta quattro conti e ha capito che la richiesta di server vanilla è talmente alta che il gioco vale la candela. Come dargli torto? WoW Classic più rivelarsi una miniera d’oro per quella che già è una delle software house più ricche d’America.
Inevitabile chiedersi, a questo proposito, quale sarà il modello di business adottato. Lo studio ha detto di voler fornire “un’esperienza di qualità”: già solo per questo mi sento di escludere una formula free-to-play. Più probabilmente invece il tutto sarà incluso nell’abbonamento normale, così da poter accedere ai server di gioco attuali e a quelli vanilla con un’unica sottoscrizione. D’altronde perchè renderli gratuiti, quando migliaia di fan sono disposti a pagare per essi?
Non sarà un’avventura
Adesso facciamo un piccolo passo indietro: come risaputo, con il termine “vanilla” ci si riferisce alla versione liscia di World of Warcraft in voga prima del lancio di The Burning Crusade, spesso vista come la più pura da chi, a torto o a ragione, ritiene che il gioco si sia successivamente “imbastardito” cercando di inseguire un’utenza più casual. In realtà sarebbe però più corretto parlare di versioni al plurale, dato che tra l’ottobre del 2004 e il gennaio di 2007 si sono susseguite diverse patch che hanno aggiunto nuovi raid e contenuti, come Gates of Ahn’Qiraj e Shadow of the Necropolis.
Starà a Blizzard scegliere esattamente quale versione prendere come punto di riferimento per lo sviluppo dei server classici. Ma più in generale, la vera domanda riguarda quanto dell’originale WoW verrà mantenuto e quanto migliorato. In altre parole, quanto bisogna restare fedeli al vanilla? Va lasciata la grafica dell’originale, sebbene oggi il gioco presenti modelli molto più aggiornati? E i bug? Vanno lasciati pure quelli?
Ovviamente non c’è una risposta giusta, o perlomeno non una sola. Aggiornare i modelli dei personaggi per qualcuno potrebbe voler dire tradire lo spirito del gioco originale. Però è anche vero che non si può lasciare tutto com’era, perchè i tempi sono profondamente cambiati. Nel 2004 World of Warcraft era qualcosa di mai visto nel genere MMORPG. Era un nuovo mondo, pieno di segreti e avventure fantastiche. E in questo svolgeva un gran ruolo la community, che si era cementificata attorno al titolo come raramente si era visto ai tempi.
D’altronde tredici anni fa non c’era Reddit, Discord, Facebook con i suoi gruppi di discussione e tutte le decine di add-on che segnalano il danno o tengono d’occhio qualche altro parametro. Non c’era il forum ufficiale con le guide su come giocare una classe e per capire il meta del gioco si andava a tentativi. In generale, il pubblico era molto meno abituato alle meccaniche degli MMO: in altre parole, eravamo tutti più giovani e naive.
Per questo e altri motivi, il livello di abilità (la cosiddetta “skill”) e il bagaglio di conoscenze del giocatore era molto più basso che oggi. Se a questo si aggiunge il fatto che tanti contenuti andavano fatti in gruppo, si spiega perchè nella versione vanilla la community era così importante. Le quest erano lunghe, il levelling lento e il grind richiesto per essere competitivi all’endgame esasperante. I raid da 40 persone erano a loro modo epici, ma richiedevano una quantità enorme di tempo libero ed escludevano automaticamente qualsiasi gilda medio-piccola.
WoW vanilla era insomma un bellissimo gioco per gli standard del 2004, meno per quelli del 2017.
Con questo ovviamente non sto dicendo che siamo accecati dalla nostalgia e che il titolo originale sia da buttare. Quello di Azeroth e dintorni era un bellissimo mondo virtuale, aperto e liberamente esplorabile, con i suoi spazi enormi e i viaggi necessari per coprire grandi distanze (ad esempio via grifone o via nave). Gli scenari erano graziati da una direzione artistica ispiratissima, con tratti cartooneschi e colori sgargianti che si imprimevano a fuoco nella retina dando una precisa personalità ad ogni regione del mondo.
Ma soprattutto WoW vanilla era un autentico gioco di ruolo, che costringeva a prestare attenzione tanto all’ambiente circostante quanto al proprio personaggio, dalle statistiche ai pet (che allora bisognava nutrire) fino alle munizioni (le frecce andavano acquistate se non si voleva restare a secco).
L’attuale World of Warcraft presenta tredici anni di bilanciamenti e quality of life, a cui però si sono progressivamente aggiunte anche modifiche superflue ed eccessive semplificazioni della formula ruolistica. Oggigiorno livellare un nuovo PG è quasi una formalità, dato che si expa a una velocità esagerata (sempre se non si usa il boost al livello massimo, in quel caso ciaone), ma in cambio si è perso quel forte senso di avventura che si avvertiva prima.
Personalmente penso che la migliore soluzione per i server classici sarebbe trovare un bilanciamento tra WoW vanilla e l’attuale. Ovvero, poter giocare all’esperienza originale ma senza i bug, la lag, gli exploit e i problemi di gioventù del vanilla, con qualche ritocco all’interfaccia e magari, perchè no, anche con qualche miglioramento grafico. Una specie di remaster, insomma.
Credo tuttavia che la maggior parte della community spingerà per un ritorno nudo e crudo alla formula originale, senza compromessi. Non a caso il team ha già dichiarato di voler restare fedele a un’esperienza più autentica possibile, ricreando il gameplay classico “nel bene e nel male”. Parlando di feature, è già stata confermata l’assenza di reami cross-server e di differenti opzioni di sharding su diversi server. Lo stesso game director Ion Hazzikostas ha sentenziato “vanilla vuol dire vanilla”, lasciando intendere che non arriveranno troppe modifiche alla formula originale.
A tal proposito, sul forum ufficiale sta divampando la discussione riguardo al bilanciamento delle classi. In altre parole, il bilanciamento andrebbe lasciato com’era nel vanilla, corretto un minimo o costantemente aggiornato? Certo non è facile rispondere. Sono però dell’idea che Blizzard dovrà avere il coraggio di prendere qualche decisione impopolare agli occhi dei puristi: al giorno d’oggi non puoi riproporre un MMO con il (non) bilanciamento che aveva WoW vanilla, in cui alcune spec erano “OP as fuck” e altre semplicemente inutili.
“Pensate di volerlo, ma non lo volete”
C’è un altro discorso molto interessante da fare. Come dicevamo, l’annuncio di WoW Classic è arrivato per voce di Allen Brack. Ai più forse questo nome non dice granchè, ma l’executive producer è noto nella community per essersi opposto proprio ai server vanilla con una frase che negli anni è diventata celebre.
Durante la BlizzCon del 2013, infatti, a un fan che gli chiedeva della possibilità che Blizzard aprisse dei legacy server dedicati Brack rispose dicendo: “No. And, by the way, you don’t want to do that, either. You think you do, but you don’t” (che in italiano suona più o meno come: “No. E, a proposito, non lo volete neanche voi. Pensate di volerlo, ma non lo volete”).
La dichiarazione ha finito per ritorcersi contro di lui e perseguitarlo per anni, di fronte ai numeri pazzeschi che faceva un emulatore come Nostalrius (con oltre 800mila account registrati). Migliaia di giocatori si sentirono delegittimati della loro passione per il gioco da chi quel gioco lo gestiva.
In realtà Brack intendeva semplicemente dire che c’è molta nostalgia per il primo periodo di WoW, di cui spesso non si ricordano più i difetti. Un pensiero condivisibile, ma a suo tempo comunicato con troppa sufficienza e arroganza: dire alle persone che cosa devono pensare non è certo il modo migliore per farsele amiche. Proprio quell’errore di comunicazione portò molti fan a credere che Blizzard fosse apertamente ostile all’idea di server classici. Un errore per cui ora la software house sta cercando di fare ammenda, ed è quantomeno ironico che l’inaspettato annuncio sia arrivato proprio da colui che anni fa accese inconsapevolmente la scintilla della contestazione. Ma, si sa, a volte il destino è beffardo.
D’altro canto non bisogna dimenticare che con questa mossa Blizzard otterrà un doppio vantaggio: non solo riportare all’ovile una vecchia fetta di giocatori, ma anche radere al suolo chi sta soffiando potenziali clienti al titolo. Come prevedibile, l’annuncio alla BlizzCon sta già causando una marea di discussioni nella community dei server privati (a tutti gli effetti illegali), più preoccupati che mai di perdere l’esclusività sui contenuti di WoW vanilla.
Archivio storico e turismo videoludico
C’è inoltre un altro aspetto da considerare, ed è quello della conservazione storica. Un’opera culturale dovrebbe poter restare disponibile anche a distanza di anni. D’altronde non è per questo che esistono i musei?
Ebbene, al momento con WoW 1.0 tutto ciò non è possibile. Sappiamo che questo è un problema che tocca in generale il genere MMO: Star Wars Galaxies, Asheron’s Call, Vanguard, Warhammer Online sono tutti giochi che non sono sopravvissuti alla prova del tempo. E anche World of Warcraft, sebbene vivo e vegeto, non è più accessibile nella sua forma originaria.
Brack ha dichiarato: “Questo è un gioco importante per la storia dei videogiochi e oggi non c’è un modo [ufficiale] per tornare indietro e provarlo. Questo riguarda il fatto di preservare ciò che noi riteniamo davvero importante”. E ha ragione. Così come si conservano le pellicole del cinema muto, è giusto concedere la possibilità di giocare a un titolo che non è più fruibile com’era stato pensato dai suoi creatori.
Non è difficile prevedere un enorme boom di giocatori al day-one dei server classici, che poi andrà scemando a favore di una community ristretta ma fedele. Di sicuro molti giocatori saranno vecchi fan, che hanno vissuto in prima persona gli albori del MMORPG più giocato al mondo. Altri saranno invece giocatori più giovani, che nel 2004 erano troppo piccoli per stare davanti al computer (o semplicemente erano impegnati su altri titoli), che vorranno provare il titolo per curiosità dopo tutte le incredibili storie che hanno sentito. E poi non mancheranno gli studiosi, quelli che vorranno capire cosa ha reso grande World of Warcraft e perchè esso rappresenti una pietra miliare del medium videoludico.
In questo vecchio nuovo mondo tutti saranno benvenuti, dal turista all’archivista. E non ho dubbi sul fatto che l’apertura dei primi server vanilla (con immancabili code) sarà un evento a suo modo epocale per il genere MMO. Un evento a cui non voglio assolutamente mancare.
Giornalista pubblicista, Plinious trova che non esista niente di più comunicativo dei videogiochi, in particolare quelli online. Da sempre appassionato di gioco di ruolo e MMORPG, ama immaginare ed esplorare mondi fantastici in cui perdersi dieci, cento, mille e una notte. La sua storia online inizia con Guild Wars Nightfall e prosegue con decine di MMO occidentali, da World of Warcraft a Warhammer Online, da Guild Wars 2 fino a Sea of Thieves.
Lascia una risposta