Come raccontato nei giorni scorsi il sottoscritto è stato alla Milan Games Week 2017, manifestazione milanese dedicata ai videogiochi che è tenuta dal 29 settembre al 1 ottobre in quel di Fiera Milano Rho. Alla fiera ho potuto dare un’occhiata a vari titoli tripla A (e non solo) che presto arriveranno sui nostri hard disk, e di cui mi accingo a parlare.
Ci sono due precisazioni da fare: partiamo dal presupposto che in una ventina di minuti non è ovviamente possibile verificare in profondità la validità di un gioco, e dunque in questo articolo parlo più di impressioni che non di giudizi veri e propri. La seconda precisazione è che molte delle demo giocabili alla Games Week erano build vecchie, in alcuni casi anche di mesi, rispetto a quelle attualmente in mano agli sviluppatori. Una scelta in alcuni casi poco lungimirante, su cui torneremo più avanti.
Senza ulteriori indugi, parliamo quindi dei giochi che mi hanno convinto di più e meno nel contesto della fiera.
Star Wars Battlefront II
Iniziamo con Star Wars Battlefront II, che proprio oggi vedrà l’inizio della beta multiplayer. Lo sparatutto di Electronic Arts e DICE si è mostrato con una battaglia spaziale della modalità Caccia stellari, in cui due team si fronteggiavano per difendere o distruggere uno Star Destroyer imperiale nell’orbita di Fondor. Gli Imperiali dovevano ovviamente proteggere a tutti i costi la nave ammiraglia, mentre compito dei Ribelli era quello di tirare giù gli scudi e poi colpire i punti deboli della nave con le protezioni disattivate.
Controllare la propria nave col joypad risulta piuttosto immediato e intuitivo. Peccato per l’assenza dei comandi invertiti, che mi ha portato un paio di volte a schiantarmi ingloriosamente prima di abituarmi alle impostazioni.
La demo ha subito messo in luce due delle principali novità del secondo capitolo, ovvero le battaglie spaziali (che in Battlefront erano arrivate solo dopo con un DLC post-lancio) e l’introduzione delle classi. Star Wars Battlefront II presenta infatti un sistema di classi sia negli scontri di terra che in quelli spaziali: all’inizio di ogni round ho potuto scegliere una fra tre classi di caccia stellare, tra cui gli iconici X-Wing e TIE-Fighter. Inoltre, a differenza del primo capitolo, Battlefront 2 metterà in scena mappe e modalità prese da tutte e tre le epoche della saga (la trilogia prequel, quella classica e la nuova era).
In generale il titolo si è mostrato in grande forma e quasi pronto per la release che, ricordo, avverrà il 17 novembre 2017 su PC, PlayStation 4 e Xbox One. Grazie alla potenza del Frostbite Engine l’impatto visivo è spettacolare, con vari miglioramenti nell’illuminazione e negli shader. La sensazione di immersione è garantita anche dal comparto sonoro, con le musiche che ricalcano alla grande le celebri note di John Williams e gli effetti sonori che sono assolutamente fedeli alla controparte cinematografica.
Ovviamente una prova così veloce non può fugare tutti i dubbi della produzione, ma siamo fiduciosi che qualità e contenuti possano far fare a Battlefront 2 il salto di qualità rispetto al passato.
Detroit: Become Human
Pollice in su anche per Detroit: Become Human, la nuova avventura narrativa di Quantic Dream, la software house di Heavy Rain e Beyond: Due anime (non capirò mai perchè si dice mezzo titolo in inglese e mezzo in italiano, ma vabbè). Il gioco tratteggia uno scenario sci-fi a là Asimov, in cui uomini e androidi si dividono il posto nella nostra società, non senza qualche pericoloso incidente.
La demo provata ci ha messo nei panni di Connor, un androide chiamato a fare da mediatore in una situazione estremamente delicata: un sintetico domestico ha infatti ucciso il suo padrone umano e preso in ostaggio la figlia piccola, che minaccia di buttare giù dal tetto del palazzo. A noi spetta raccogliere indizi nell’appartamento che ci permettano di scoprire di più sul movente dell’androide deviante, per poi affrontarlo a parole tentando di convincerlo a desistere dal folle gesto.
Chi già conosce le produzioni di David Cage si troverà subito a casa, tra azioni contestuali, dialoghi a scelta multipla e un forte focus sulle cinematiche, tant’è che a più riprese i giochi firmati dal game designer francese sono stati definitivi (a torto o a ragione) “film interattivi”. Quel che io posso dire è che tecnicamente il titolo sembra già molto avanti, con una grafica curatissima e animazioni allo stato dell’arte. Ma si sa che, ancor più del comparto visivo, a contare in questo genere di giochi sono le scelte compiute dall’utente e le conseguenti ramificazioni narrative. Sotto questo punto di vista Detroit mette tantissima carne al fuoco, tant’è che già solo la demo provata poteva concludersi in decine di modi diversi, alcuni anche tragici.
Certo, quando si parla di temi come l’intelligenza artificiale e il rapporto tra uomini e androidi, già esplorati in centinaia di altre opere di fantascienza, il rischio di cadere nel banale o nel già visto è sempre dietro l’angolo. Detroit: Become Human rimane comunque un titolo da tenere seriamente d’occhio per il 2018, e poco importa se non c’entra nulla con gli MMO.
Kingdom Come: Deliverance
Buone impressioni anche per Kingdom Come: Deliverance, l’action RPG single player medievale di Warhorse Studios. Per chi non lo conoscesse, Kingdom Come promette di ricreare una rappresentazione più realistica e simulativa possibile della Boemia del 1400, senza draghi e altre contaminazioni fantasy.
La demo che abbiamo provato, ambientata nella prima mezz’ora del gioco, mette subito in chiaro che il protagonista della storia (e nostro avatar) non è un eroe prescelto per salvare il mondo, ma il figlio di un fabbro piuttosto sfigato.
Se dovessi descrivere in poche parole lo spirito di Kingdom Come direi che è una specie di “Deus Ex medievale”, nel senso che il gioco offre al player tutta una serie di possibilità alternative per raggiungere i suoi obiettivi. Quel che trovo esaltante del titolo è l’approccio rigorosamente simulativo che ne permea ogni aspetto, dalla gestione della stamina al sistema di giustizia, dalla necessità di contrattare con i mercanti fino al combattimento. Quest’ultimo è ispirato alla scherma medievale e si basa su cinque posizioni di attacco o difesa (un po’ tipo For Honor ma più complesso), più varie combo e colpi volti a spezzare la guardia. Il problema di questo combat system un po’ pretenzioso è che, alla prova dei fatti, combattere non si dimostra granchè divertente.
Tuttavia mancano ancora quattro mesi abbondanti alla release PC, PlayStation 4 e Xbox One (prevista per il 13 febbraio 2018), tempo che spero venga sfruttato per dare più ritmo ai combattimenti e ripulire il gioco. Se infatti il titolo offre bellissimi paesaggi e visuali campestri grazie all’uso del CryEngine, tecnicamente si nota una certa mancanza di rifinitura in alcune parti, come i volti e i capelli dei personaggi, che appaiono ancora piuttosto grezzi.
Kingdom Come: Deliverance non sarà un gioco perfetto, e sicuramente all’uscita riceverà molte critiche da parte di chi faticherà ad abbracciarne l’ambizioso respiro, ma rimane comunque coraggiosissimo nel voler inseguire un certo tipo di disegno senza compromessi. Vada come vada, da buon backer della campagna Kickstarter il prossimo anno non mancherò di gettarmi ancora una volta nella breccia.
Age of Empires: Definitive Edition
Ho poi provato Age of Empires: Definitive Edition, sul quale c’è davvero poco da dire: è il primo mitico Age of Empires, ma in HD. Ci sono stati ritocchi all’interfaccia e alle unità qua e là, ma in generale l’esperienza sembra rivolta soprattutto ai nostalgici della serie, che potranno godere di un bel tuffo nel passato. Il tutto ovviamente in attesa del quarto capitolo della saga, annunciato ufficialmente lo scorso agosto.
Assassin’s Creed: Origins
Restando nell’antichità, passiamo a quello che è forse il titolo più chiaccherato della fiera, Assassin’s Creed: Origins. Descritto da Ubisoft come “la rinascita della serie” a due anni di distanza da Syndicate, il nuovo capitolo della celebre saga degli Assassini ci porta nell’Antico Egitto al tempo di Cesare e Cleopatra mettendoci nei panni di Bayek, l’ultimo dei Medjay.
In un quarto d’ora di prova ho esplorato una piccola parte dell’open world, testato un po’ il sistema di combattimento e il nuovo sistema di navigazione con le barche (carino). La prova mi ha restituito sensazioni contrastanti: se da una parte il mondo di gioco è meravigliosamente bello e realizzato con gran cura anche dal punto di vista geografico, dall’altra l’inedito sistema RPG mi ha sorpreso e straniato. Per la prima volta nella serie il nostro PG e i nemici presentano infatti un livello, che influisce su statistiche come gli HP e i danni inflitti: per un giocatore storico di Assassin’s Creed non poter accedere a una zona perchè bloccati da un mob di livello più alto (ad esempio un centurione armato fino ai denti) è quantomeno strano. Viene da chiedersi se è davvero di questo che aveva bisogno la saga per rinnovarsi: a mio parere no. Attenzione, io sono un grande estimatore degli RPG a là Gothic, ma trovo che questa struttura mal si adatti a un Assassin’s Creed.
A questo si somma un combat system che si ispira chiaramente a quello di The Witcher 3, naturalmente con l’aggiunta di elementi stealth come la famosa uccisione con la lama celata. Al momento però il risultato non convince, a causa di un’IA piuttosto blanda e lenta a reagire, collisioni imprecise e animazioni raffazzonate: in particolare la schivata laterale porta Bayek a slittare sul terreno come se avesse i pattini, con un effetto molto poco convincente. Per carità, bisogna riconoscere che il combattimento è stato finalmente rivisto e modificato dopo anni di immobilismo, ma, come diceva un personaggio di Red Dead Redemption, “i cambiamenti sono positivi solo quando migliorano le cose”.
In generale è evidente la volontà di Ubisoft Montreal di ispirarsi agli RPG di maggior successo negli ultimi anni, come Skyrim e The Witcher 3, per dare una nuova identità alla serie, ma viene da chiedersi se lo studio canadese abbia realmente compreso cosa ha reso grande quei titoli.
Da segnalare inoltre che la build era ancora piuttosto sporca e instabile, con vari glitch e compenetrazioni poligonali nei casi migliori, cali di frame e crash in quelli peggiori. Pare che quella giocabile in fiera fosse una versione alpha del prodotto, e qui torniamo al discorso di cui sopra: che senso ha far vedere (e giocare) al pubblico una versione vecchia del prodotto, in uscita tra meno di un mese? Se l’intento era quello di alimentare l’hype in vista del lancio, il rischio è di aver fatto l’esatto opposto, spaventando molti giocatori che sono rimasti insoddisfatti da quanto provato. A questo punto non rimane che attendere la versione finale, anche per poter verificare la bontà della storia.
Far Cry 5
Sempre di Ubisoft ho provato Far Cry 5, atteso sparatutto in prima persona che stavolta ci porta nelle aspre terre del Montana, in quel di Hope County, liberamente esplorabile a piedi o con decine di mezzi (aeroplani compresi). Stavolta alla solita buona dose di follia tipica della serie si aggiungono tematiche religiose, tra sedicenti predicatori e fanatici intenzionati a convertire a forza tutti i miscredenti.
Qui il mio parere è molto fugace, avendo potuto provare il gioco solo per pochi minuti prima di essere gentilmente riaccompagnato alla porta.
Anche stavolta, tuttavia, devo segnalare una demo piuttosto grezza, con un comparto grafico che pur non facendo gridare al miracolo era funestato da vistosi cali di framerate. Almeno in questo caso il team avrà a disposizione più tempo per lavorare sui suddetti problemi, dato che il gioco giungerà sugli scaffali il prossimo febbraio.
Outcast: Second Contact
Concludo infine con i due titoli che mi hanno convinto meno. Il primo è Outcast: Second Contact, remake in salsa moderna ma non troppo dell’originale Outcast, mitico gioco action-adventure del 1999. Il titolo ci mette nei panni di Cutter Slade, un militare americano che viene inviato nell’affascinante e pericoloso mondo alieno di Adelpha.
Sviluppato da Appeal col motore Unity, Outcast: Second Contact si presenta a tutti gli effetti come un action 3D in terza persona con diverse idee interessanti, tra cui un mondo dinamico e NPC che reagiscono alle azioni del protagonista. Purtroppo però l’operazione di svecchiamento rispetto all’originale è poco riuscita e il risultato è un prodotto che sa già di vecchio. Non solo le animazioni sono a dir poco legnose, l’interfaccia bruttina e lo shooting inadeguato, ma il prodotto mette in mostra un’anima molto “naive” che ricorda i giochi della nostra infanzia, e non nel senso positivo del termine: vagando per l’area esplorabile (davvero piccola e priva di spunti) dobbiamo raccogliere delle pietre preziose, che si trovano semplicemente per terra: com’è possibile che in un villaggio pieno di alieni nessuno prima di noi abbia pensato di raccogliere dei minerali che luccicano, non è dato sapere.
Se a questo aggiungiamo una risposta ai comandi estremamente lenta e dei dialoghi troppo verbosi, non è difficile capire come mai la postazione di Outcast: Second Contact fosse spesso vuota durante la fiera. Peccato, perchè il concept di gioco rimane intrigante ma si accompagna a una realizzazione non all’altezza delle aspettative. Per questo motivo auspico che il titolo rimanga in sviluppo ancora un po’ di mesi, per cercare di risolverne almeno i problemi più evidenti.
Middle-Earth: Shadow of War (La Terra di Mezzo: L’ombra della Guerra)
Per concludere, il gioco che mi ha deluso di più è stato Middle-Earth: Shadow of War. Ebbene sì, proprio quel Middle-Earth di cui un po’ tutti parlano un gran bene dopo Shadow of Mordor. Anche per questo mi sono avvicinato al titolo di Monolith con grandi speranze, da fan dell’opera letteraria di Tolkien e di quella cinematografica di Peter Jackson, ma sono uscito dalla prova con più dubbi che certezze.
In Shadow of War torniamo a controllare il duo Talion/Celebrimbor nella sua lotta contro Sauron: il gioco si presenta come un more of the same del capitolo precedente nella grandezza della mappa, nelle possibilità ludiche e soprattutto nell’apprezzato Nemesis system, che fa il suo ritorno con una versione potenziata che non va a toccare solo i nostri nemici ma anche i nostri alleati in battaglia, che ora possono aiutarci e salvarci la vita in momenti decisivi.
Insomma, sulla carta tutto molto bello, ma il modo concreto in cui funziona il sistema Nemesi è un controsenso. Per spiegare le mie perplessità racconto brevemente la mia esperienza di gioco. Ho iniziato una missione per uccidere un capo orchetto, sono giunto fin da lui e l’ho riempito di botte. A quel punto è però subentrato il Nemesis, che ha deciso che l’orchetto non sarebbe morto in quel momento ma in una fase successiva del gioco. Il capo clan ha dunque pronunciato una frase ad effetto del tipo “Not today” per poi battersi in ritirata ma io, imperterrito, l’ho inseguito per la regione, colpendolo con talmente tante frecciate e spadate da uccidere persino un Balrog. Ma tutti gli sforzi si sono rivelati vani: il gioco aveva deciso a priori che l’orchetto non doveva morire e, di conseguenza, è stato impossibile sferrargli il colpo di grazia, sebbene lui avesse la barra della vita al minimo.
Insomma, non era proprio quel che mi aspettavo: a me il Nemesis system era stato descritto come un meraviglioso sistema che fa da intelaiatura e si adatta per generare delle storie diverse ad ogni partita, non come un rigido script contro cui è impossibile andare. In questo caso si ha una forte sensazione di impotenza, l’impressione che, per quanto si possa giocare bene o male, il software ha già deciso cosa accadrà.
Il problema è che così il Nemesis tradisce la natura stessa per cui è stato creato: esso dovrebbe garantire al giocatore un maggior ventaglio di possibilità e interazioni grazie al gameplay emergente, invece finisce per costringere l’utente su dei binari predefiniti, una roba che manco il famigerato Momentum di FIFA. A questo difetto si aggiunge un combat system poco tecnico, con animazioni scattose e una certa tendenza a premiare il button mashing, e soprattutto una direzione artistica dimenticabile, veramente mediocre se si considera il materiale di partenza.
Ecco, adesso avete il quadro completo della mia delusione. Spero ovviamente che quanto è successo durante la mia prova rappresenti solo uno sfortunato caso isolato, e che il gioco finale possa sfoggiare tutte le sue qualità con l’imminente lancio del 10 ottobre. Ma, al momento, trovo un po’ esagerato l’enorme hype che si è generato nei confronti di Middle-Earth: Shadow of War.
E niente, questo è il mio personale wall of text sui giochi della Milan Games Week 2017. Una manifestazione importante, nonostante le sue mancanze, per ribadire l’importanza dei videogiochi anche in Italia e mostrare concretamente la crescita del settore.
Se avete letto fin qui, sotto sotto siete un po’ degli eroi. Sarei curioso di sapere anche da voi i giochi che attendete di più o quelli che vi convincono meno. D’altronde, le grandi uscite autunnali stanno per sommergerci!
Giornalista pubblicista, Plinious trova che non esista niente di più comunicativo dei videogiochi, in particolare quelli online. Da sempre appassionato di gioco di ruolo e MMORPG, ama immaginare ed esplorare mondi fantastici in cui perdersi dieci, cento, mille e una notte. La sua storia online inizia con Guild Wars Nightfall e prosegue con decine di MMO occidentali, da World of Warcraft a Warhammer Online, da Guild Wars 2 fino a Sea of Thieves.
Ho avuto modo di leggere il resoconto solo ora, decisamente interessante! :-) Sono molto allettato da Star Wars Battlefront II e ho proprio ora in scaricamento la Beta PC per aiutarmi a farmi un’idea complessiva dell’esperienza di gioco. Anche se sono 2 giochi differenti c’è il rischio concreto che mi sappia soddisfare maggiormente rispetto a Destiny 2 soprattutto per la possibilità di giocare da terza persona. Detroit: Become Human sinceramente non lo conoscevo ma ho sempre amato le avventure grafiche a dialoghi multipli, venendo dalla generazione che giocava a Phantasmagoria e alle disavventure del caro Tex Murphy Per Kingdome come: deliverance spero in un giusto compromesso fra minuziosa simulazione storica e sano divertimento, non sarà facile arrivarci subito ma sono fiducioso che ce la possano fare. Ad Age of Emipres non ho mai giocato e spero di trovare un ritaglio di tempo per provarlo, mentre i vari Asassin’s Creed non mi hanno mai attirato più di tanto. Della serie Far Cry ho unicamente ascoltato il soundtrack del terzo episodio, non amando il genere fps. Outcast: secondo contact non lo conoscevo e penso di perseverare nella mia ignoranza viste le impressioni del caro Plinious. Concludendo con Middle-Earth: Shadow of War, anch’io… Read more »
Bella Star!
Sì, anche a giudicare dalla beta Star Wars Battlefront 2 sembra una bomba. Come hai detto tu è molto diverso da Destiny 2 (che presenta velleità più da MMO) ma se ti piacciono gli sparatutto multiplayer potresti farci un pensiero.
Riguardo a Kingdom Come al momento la bussola è più sbilanciata verso l’approccio simulativo che il sano divertimento, speriamo che possano bilanciare la cosa.
Di Shadow of War sono già uscite le prime recensioni, alcune sono molto positive mentre altre confermano i miei dubbi (The Games Machine gli ha dato 7,5).
P.S: A proposito del vecchio Tex Murphy, lo sapevi che un paio d’anni fa è uscito un nuovo capitolo intitolato Tesla Effect? Ti linko la pagina Steam, poi vedi tu ;) http://store.steampowered.com/app/261510/Tesla_Effect_A_Tex_Murphy_Adventure/
Tesla Effect l’ho già preso ai tempi che furono, non potevo resistere! Grazie comunque del suggerimento :-)
Figurati!