Il rage-quit è una pratica diffusa che non conosce frontiere ed esiste dai tempi dei primi deathmatch. Che sia un semplice ALT+F4 che chiude il programma all’istante o il lancio del case che causa l’inevitabile disconnessione del client, il gesto libera il nervoso e accompagna il giocatore online lungo tutta la sua carriera.
Come sapete For Honor è dotato di un’architettura peer-to-peer. Tra i problemi che essa causa si annovera il famoso messaggio “Disconnected from session owner. Migrating session owner” che molti dei player del prodotto Ubisoft lamentano. Ciò è dovuto al fatto che quando un giocatore si disconnette tutte le connessioni della partita debbono essere ricostituite, appunto tramite un modello peer-to-peer, perchè un server centrale non c’è. È ovvio che il server centrale non conosce rage-quit, quindi se ci fosse le persone potrebbero disconnettersi liberamente senza causare problemi di connessione agli altri (al massimo, problemi etico/sociali di lasciare una squadra che perde).
L’altra soluzione, mantenendo un’impostazione peer-to-peer, è quella che verrà intrapresa dalla prossima patch: Ubisoft ha deciso che i cosiddetti “leavers” saranno penalizzati.
È chiaro che il primo problema che si porrà sarà vedere se si riesce sufficientemente bene a distinguere tra un vero leaver e una persona che ha avuto un temporaneo problema di connessione ed è uscita dalla partita contro la sua volontà. In tale senso è possibile auspicare, come avviene in molti MOBA, che venga lasciato un tempo entro cui questo soggetto può riconnettersi senza penalità. Tuttavia è evidente che le partite in For Honor durano molto poco e potrebbe non esserci il tempo materiale perchè un simile sistema sia efficace.
Comunque vada, vi terremo aggiornati riguardo all’arrivo di questa patch su PC, PlayStation 4 e Xbox One.
Fonte: DualShockers
Ad Asczor piace videogiocare e soprattutto videogiocare bene. I giochi per lui vanno fruiti sfruttandoli fino in fondo al meglio delle proprie capacità. È per questo che Asczor s’incazza, e non poco, quando i giochi non rispettano i suoi standard di qualità. Però ha sempre le sue buone ragioni per farlo e, al contrario, non manca mai di lodare i giochi meritevoli. Peccato che siano davvero pochi.
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