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HEARTHSTONE E I BASSIFONDI DI MECCANIA – SPECIALE

HEARTHSTONE E I BASSIFONDI DI MECCANIA – SPECIALE

Quando si parla di MMO si parla indissolubilmente anche di Blizzard, ma non è di World of Warcraft che intendiamo discutere in questa sede. Hearthstone, nei due anni appena trascorsi, si è ritagliato uno spazio importante nel panorama videoludico, appassionando milioni di videogiocatori con le carte di tutti i protagonisti del proprio main brand. I Bassifondi di Meccania sono il tema caratterizzante dell’ultima espansione che abbiamo avuto il piacere di provare nelle ultime settimane e di cui vi parleremo nelle righe a seguire, provando anche a dare una panoramica leggermente più ampia del contesto globale.

 

Il roster si divide fra tre nuove fazioni

Dall’inizio dello scorso dicembre 132 nuove carte si sono aggiunte alle tantissime già presenti su Hearthstone, tra quelle base, quelle dei pacchetti classici, di Gran Torneo e Sussurri degli Dei Antichi, oltre alle espansioni della Lega degli Esploratori, Massiccio Roccianera e il recentissimo Una Notte a Karazhan. A tal proposito, per dovere di cronaca, ricordiamo che sono invece andati in pensione da quasi un anno i pacchetti Goblin vs Gnomi e l’avventura di Naxxramas, a cui si uniranno anche Gran Torneo e Massiccio Roccianera non appena finirà l’anno del Kraken.

Questi sono dunque i pochi mesi dell’anno in cui tutti i giocatori si ritrovano ad avere la massima possibilità di scelta nella composizione dei propri deck preferiti ed ogni classe può essere valorizzata – più o meno efficientemente – con almeno un paio di varianti, anche molto differenti tra loro.

Tornando però a parlare di Meccania (o Gadgetzan per chi predilige il gergo anglofono) vengono introdotte nuove meccaniche e promosse con vigore alcune che avevano in precedenza poco respiro. Tutto viene contestualizzato da Blizzard in modo puntuale e coerente, introducendo per la prima volta in Hearthstone delle fazioni anche tra le carte neutrali: gli Sgherri Torvi, i Cultori della Kabala e il Loto di Giada.

Tra le fila degli Sgherri troviamo le classi del Cacciatore, del Guerriero e del Paladino. Questi cercano sostanzialmente di pompare il più possibile le carte nella propria mano, così da poter calare sulla board di gioco dei servitori con un rapporto di statistiche/costo in mana decisamente vantaggioso.

Tra i Cultori della Kabala troviamo invece il Mago, lo Stregone e il Sacerdote, che utilizzano nuove carte magia di pozioni dagli effetti peculiari e spesso anche molto potenti. Qui trova terreno fertile il buon Reno Jackson, poiché alcune nuove carte (come l’apprezzatissima leggendaria di Kazakus) possono attivare il proprio grido di battaglia solo se nel proprio deck non sono presenti doppioni.

Ultimo ma non ultimo il Loto di Giada che, per esclusione, viene rappresentato dal Ladro, dal Druido e dallo Sciamano. In questo caso la meccanica è assolutamente nuova e ruota tutto intorno ai Golem di Giada, carte che possono essere evocate o da magie o per effetti di alcuni servitori. Il primo Golem giocato è sempre un 1-1 ma cresce poi progressivamente via via che se ne evocano altri, arrivando potenzialmente a poter giocare con costi di mana quasi nulli negli ultimi turni anche dei Golem 10-10 o addirittura più forti.

 

Hearthstone

 

Il meta e il competitivo, per ora

Nel corso di questo mese e mezzo circa di gioco abbiamo potuto apprezzare molte delle carte della nuova espansione, arrivando però a delle conclusioni non sempre positive.

Il clan degli Sgherri Torvi è risultato forse quello un po’ più “debole”, che meno ha inciso sul meta attuale. Basti pensare a quanto in basso siano caduti i mazzi competitivi del Paladino, la classe che più di tutte avrebbe potuto beneficiare degli effetti di potenziamento di Don Han’Cho e della sua cricca. Un destino molto diverso ha visto il Guerriero, che è tra i mazzi più in voga e forti anche oggi nel competitivo. Peccato, però, che il Guerriero non utilizzi nessuna carta della sua fazione. Altre neutrali si sono integrate perfettamente nel nuovo mazzo a tema Pirati, capitanati dal piccolo ma temibile Patches, che risulta essere essenzialmente un mazzo “face”, ossia pronto per picchiare senza una particolare strategia i punti vita dell’eroe avversario e portarli a zero il prima possibile.

Interessante invece è risultato il clan di Giada, anche se è stato inizialmente sopravvalutato con troppa fretta. Il Druido incarna benissimo lo spirito del Loto e non teme rivali se la partita si protrae troppo per le lunghe, peccato per lui che però sia molto vulnerabile ai mazzi aggressivi, prepotentemente sulla cresta dell’onda nel metagame attuale. Ladro e (soprattutto) Sciamano hanno saputo integrare le nuove carte di fazione, come la bellissima pandina Aya Blackpaw, in modo imprevedibile, rafforzandosi nei punti giusti pur senza snaturarsi e abbracciare la tipologia Jade a tutto tondo. L’Aggro Shaman, ad esempio, continua a fare forte affidamento sui suoi Totem ma ha comunque trovato maggior incisività proprio con i Golem e le nuove carte messe a disposizione.

Per quanto riguarda invece la fazione della Kabala, potremmo usare l’aggettivo intrigante. Se il Renolock era sicuramente uno dei mazzi più validi prima, l’arrivo di Kazakus e compagnia non ha fatto che migliorare la situazione. Anche il Mago e il Sacerdote trovano ora modo per combinazioni di deck molto divertenti da giocare: se quest’ultimo si affida più che mai ai suoi adorabili e temibili draghi, è proprio il drago Alexstrasza, quasi mai impiegato proprio col Sacerdote, a fare le fortune del Mago, grazie a combo finali letali come poche altre, ammesso che riusciate a concatenare il tutto.

In conclusione Hearthstone non è vivo ma vivissimo, e non ci saremmo potuti aspettare altro da una casa come Blizzard. La nuova espansione I Bassifondi di Meccania ha portato quel guizzo in più in grado di cambiare – è proprio il caso di dirlo – le carte in tavola di un gioco con equilibri sottili. Oggi troviamo uno scenario quasi monopolizzato da 4-5 tipologie di deck ma va sempre ricordato che, entro poco tempo, tutto verrà rimescolato con l’avvento della nuova stagione di gioco. Dopo un’espansione che aveva portato molta casualità all’interno delle partite, soprattutto a causa di carte leggendarie come C’Thun e Yogg-Saron, ne troviamo una molto più pratica e metodica, che lascia un po’ più di spazio alla strategia del giocatore… ma quando il proverbiale “cuore delle carte” ne non vuole proprio sapere di venire in vostro soccorso, allora non c’è strategia che tenga! Come, d’altronde, è proprio della natura dei giochi di carte.

 

 

 

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