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World of Warcraft: Legion – Recensione di Nolvadex

World of Warcraft: Legion – Recensione di Nolvadex

Mi ricordo, nell’ormai lontano 2004, quando mi sedetti per la prima volta di fronte al mastodontico monitor a tubo catodico per loggare su un World of Warcraft appena uscito. La connessione era a 640kbs ed ero in fremente attesa di un upgrade da 2mb che mi avrebbe cambiato la vita. Devo dire che, anche se Ultima Online ed EverQuest mi avevano già adeguatamente preparato psicologicamente, l’impatto con il colosso della Blizzard fu devastante.

 

La Genesi

Bisognava giocare a World of Warcraft, non c’erano scuse. Era il top dei top: si fremeva, si sudava, s’impazziva per trovare il luogo della quest, per duellare, per completare l’istanza. Era davvero il massimo. Poi ovviamente ne sono arrivati tanti, a frotte, pronti a copiarlo. Tanti cloni che cercavano di scimmiottarlo, specialmente dall’Oriente. Blizzard ha ribattuto colpo su colpo, avendo quasi sempre vita facile. Poi sono arrivate le espansioni. Devo dire che a mio avviso il top si è raggiunto con la seconda, dedicata al Lich King. Una classe eroica come il Death Knight era davvero un’innovazione, senza contare l’avvincente storyline. Dopo, un progressivo calo di originalità ed inventiva, causato forse dal rimpasto che il team di sviluppo ha avuto negli anni e dal fatto che la gallina dalle uova d’ora teneva botta a milioni di sottoscrittori. Arrivò Cataclysm e, a parte un restyling grafico e sostanziale di alcune regioni e l’inserimento di Worgen e Goblin, la grande epopea di Azeroth si ammosciò narrativamente fino a Mists of Pandaria, dove, pur riconoscendo la simpatia dei Pandaren, si esagerò forse un po’ troppo nella concessione verso l’Oriente, probabilmente tentando di accaparrarsi parte rimanente di quei mercati. Il lore venne reso molto borderline per poi tonfare nelle guarnigioni di Draenor, dove la totale assenza di personaggi carismatici, unita allo svilimento delle professioni crafting dato proprio dall’introduzione dell’istanza domestica personalizzata, finì per far crollare seriamente le sottoscrizioni di World of Warcraft. Ci voleva qualcosa che facesse ritornare il gioco allo splendore del tempo che fu.

 

 

Il Lore ritrovato

Il modo più intelligente era quello d’ispirarsi alle cose migliori, rispolverare icone del mondo di Azeroth e trovare l’escamotage per soddisfare anche chi aspettava una nuova classe eroica. Innanzitutto, il film Warcraft ha furbescamente rispolverato il lore di Gul’dan e dell’infestazione demoniaca di cui è responsabile. E Legion si collega proprio ai demoni che ai suoi ordini, partendo dalle Isole Disperse, cercano d’invadere e conquistare Azeroth spargendo la corruzione in ogni dove. E allora, in una linea narrativa che riprende in parte quello che avevamo lasciato in Burning Crusade e in piccola parte anche in Wrath of the Lich King, si “resuscita” dalla tomba della dimenticanza anche Illidan Grantempesta, qui a capo della nuova classe eroica, i Demon Hunter, inviati proprio nelle Isole Disperse per fermare il ritorno della Legione. Blizzard pesca a piene mani nella storia che lei stessa ha creato, la mischia, la confonde, la contorce fino a renderci protagonisti al fianco di vere e proprie “figurine Panini” dell’universo Warcraft. Chi ci condurrà per mano sarà niente di meno che l’arcimago più famoso dell’intero lore, ovvero Kadghar, nostra guida e mentore a Dalaran. Ma anche Sylvanas, Genn, Valyria ed ancora Turalyon, Malfurion o il satiro Xavius spunteranno come funghi per accompagnarvi lungo il percorso.

 

legion

Un Demone per capello

Insomma, Legion colpisce fin da subito per il ritrovato piglio narrativo. E in questo contesto è soprattutto giocandolo come Demon Hunter che si può apprezzare maggiormente il talento letterario, la ritrovata vena della casa americana. Perché certamente si può partecipare alla battaglia finale contro la Legione anche impersonando un’altra classe, ma il vestito è cucito ad hoc per il nuovo arrivato che, in quanto lui stesso entità demoniaca, deve lottare contro la sua natura in una sorta di tormento interiore per liberare la sua terra dall’invasore. Qui arriviamo all’altra grande intuizione di Blizzard. Se Wrath of the Lich King aveva un passo pesante e corazzato come poteva essere un Cavaliere della Morte, dalle parti di Legion la trama e gli eventi scorrono veloci come il passo e il ritmo della nuova classe eroica. Il Demon Hunter, a mio avviso leggermente overpowered, è una della cose migliori mai prodotte in World of Warcraft. Sia come DPS (Rovina) che come tank (Vendetta), ha dalla sua agilità, velocità, leggerezza, facilità di movimento (le ali risultano di fatto la miglior cavalcatura “volante” a disposizione, e planare è puro divertimento) ed una serie di abilità mai noiose che riescono anche ad essere originali pur nel tripudio di classi e skill già sperimentate nell’universo Warcraft.

Le armi, lame che il demone usa spesso come dei boomerang, sono uno spasso assoluto e vederlo in azione, specialmente nella specializzazione damage dealer, è come vedere una sorta di Flash (quello dei fumetti), danzante e svolazzante, che colpisce micidiale meglio di un ladro, senza neppure aver bisogno di nascondersi. “Lame Danzanti” è un balletto degno di un film di Tarantino o di un Sin City al fulmicotone. E anche le metamorfosi demoniache, a differenza di abilità élite viste in altre classi, convincono per la facilità d’uso e il cooldown non eccessivo, che tra l’altro può essere abbassato ulteriormente grazie ai talenti dell’artefatto (di cui ora parleremo, abbiate pazienza…). Si può quindi concludere che questa nuova classe eroica (limitata, ricordiamo, alla razza elfica, della notte o del sangue che sia) è forse la più divertente che Blizzard abbia mai introdotto, decisamente facile da giocare anche per chi fosse un neofita, ma, caratteristica tipica della casa americana, “hard to master”, e dunque adatta anche ad un pubblico di esperti.

 

Nuovi strumenti di tortura

Dicevamo dell’artefatto. Ricordiamo le armi leggendarie introdotte per la prima volta seriamente in un MMORPG all’epoca del mai troppo osannato The Lord of the Rings Online. Il principio in Legion è lo stesso, come del resto quello introdotto più di recente pure da ArenaNet in Guild Wars 2. La differenza sostanziale è, ancora una volta, l’estrema pulizia e chiarezza sul suo funzionamento. Non che in altre occasioni il concetto fosse incomprensibile, ma il modo in cui Blizzard propone le cose quando è in vena risulta sempre più godibile (e non semplificato, intendiamoci) di altre software house. L’artefatto è l’arma, differente per classe e specializzazione, che attraverso uno scenario e una storyline personalizzata vi sarà assegnata per combattere la Legione. Non vi preoccupate se, dopo aver scelto una particolare spec, vi venisse il dubbio di aver fatto la scelta sbagliata, perché dopo pochi livelli potrete tornare a Dalaran per farvi assegnare anche la missione-scenario per ottenere l’altra. Visivamente si tratta di armi “importanti”, che soddisfano ancora una volta “l’ansia grafica” dell’equipaggiamento che attanaglia da sempre l’utente di WoW. Ed in più può essere potenziata. Attraverso le missioni otterrete dei punti artefatto, che potrete scegliere di attribuire ad una di quelle che possedete. Vi serviranno per sbloccare varie abilità disposte in un classico albero, in cui decidere liberamente come ed in che ramo far evolvere l’arma. Semplice ed efficace, il processo vi fornirà abilità aggiuntive per la vostra classe, oltre che quelle apprese ogni due livelli con l’attribuzione dei talenti. Anche se la specializzazione può essere cambiata a piacimento quando si vuole, tenete presente che spendere i punti artefatto in un’arma li farà accumulare solo in quella e non nell’altra (o nelle altre, dipende da quanti gradi di spec avete per la vostra classe). Una scelta che dovrà perciò essere oculata.

 

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Casa dolce casa

Tutto questo passa per un’altra consistente novità introdotta con Legion, ovvero l’Enclave di classe. Niente di nuovo, se avete presente “il rifugio” che era stato provvisto ai Death Knight nell’espansione del Lich King. Ora la storia si ripete per ognuna. Una sorta di base operativa dove modificare il proprio artefatto (infatti non si possono compiere gli upgrade delle abilità quando si è in giro per il mondo), prendere missioni aggiuntive specifiche per la propria classe e soprattutto ottenere e gestire missioni per i seguaci, come si poteva fare nelle guarnigioni già in Draenor. Inoltre questa feature si può gestire anche comodamente da smartphone, perché da pochi giorni è disponibile per dispositivi mobile un’app, chiamata WoW Legion Companion, che consente di supervisionare quanto disponibile nella propria Enclave senza dover per forza loggare il gioco vero e proprio. Comodità oserei dire pazzesca, visto che altrimenti dovreste mettere in conto continui spostamenti tra Dalaran e le Isole Disperse, neanche foste un Jet della Ryanair. Inoltre alcuni seguaci più potenti potranno seguirvi anche durante le missioni e comparire random come fossero un’abilità a tempo che si attiva periodicamente, aiutandovi alla stregua di un buff, oppure seguendovi e lottando con voi come un vero companion.

 

Cinque regioni per me

Proprio le Isole Disperse sono il fulcro di Legion: quattro zone che si possono affrontare in una sequenza non prestabilita (Val’sharah, Alto Monte, Aszuna e Stromheim) ed una a parte (Suramar) che rappresenta l’endgame attuale PvE. Ed eccoci ancora di fronte ad un’altra idea di Blizzard, ovvero il fatto che le quattro regioni non hanno un livello determinato, ma si adattano al vostro quando le scegliete per compiere le quest, in modo simile a quanto dovrebbe accadere in The Elder Scrolls Online con l’imminente update One Tamriel. Livello scalabile quindi, che vi permette di affrontare le missioni nell’ordine che preferite. La trama offerta da ciascuna zona è di prim’ordine: era da un bel po’ di tempo (ed espansioni) che non ci si sentiva così immersi nell’atmosfera del gioco, e la sensazione di trovarsi realmente dentro una guerra senza frontiere è palpabile in ogni momento. Inoltre spesso sarete richiamati a Dalaran dall’arcimago in persona, perché in altre zone di Azeroth stanno accadendo dei fatti gravi che necessitano la vostra presenza. Se ad esempio scegliete un Elfo della notte dovrete correre in aiuto dei Draenei, attaccati in casa da potenti ed oscuri personaggi della Legione. Arrivati al 110 (in tempi decisamente accettabili) sarete chiamati alle armi nelle missioni più impegnative, ovvero quelle da affrontare a Suramar (che offre anche un paio di nuove istanza degne di nota) ed anche quelle definite “mondiali”, sparse su tutte le isole Disperse, dalla notevole varietà. Passerete infatti da quest in solitario a quelle legate alla vostra professione, passando per lunghe ed epiche missioni da compiere in gruppo, oppure per affrontare un world boss decisamente coriaceo. Una buona trovata, che riprende e allarga il concetto delle ormai classiche public quest introdotte fin dai tempi del fu Warhammer Online, ma con una realizzazione allo stato dell’arte.

 

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Blizzard Uber Alles

Nuova classe eroica spettacolare, livello narrativo d’eccellenza, personaggi iconici ritrovati, zone inedite appassionanti… è tutto oro quello che luccica. A mio avviso, dopo Wrath of the Lich King Legion è la miglior espansione che Blizzard abbia mai creato, superiore anche a The Burning Crusade, o perlomeno epocale come quella. Si potrebbe dire che affrontare le nuove terre e le nuove sfide con un personaggio che non sia un Demon Hunter può causare una certa scollatura narrativa, ma del resto il Demon Hunter è a disposizione di tutti, partendo già da livelli alti. Inoltre per ora l’endgame è buono ma non eccezionale, ma anche qui Blizzard ha promesso che le prossime patch faranno la gioia di tutti gli hardcore gamer (vedasi Ritorno a Karazhan). Quel che invece si può aggiungere è che anche da un punto di vista visivo e artistico le Isole Disperse rimangono al top delle migliori cose viste su Azeroth, prendendo spunto un po’ da tutto quello che di migliore Blizzard ha proposto in passato e riproponendolo migliorato nelle quattro regioni. Deserti, foreste ricche di vegetazione, acqua e fuoco, picchi e Vichinghi si alternano in un bellissimo susseguirsi di varietà che non deluderà nessun fan della franchigia, oltretutto proponendo modelli di texture invidiabili per i nuovi mob delle Isole Disperse. Ok, World of Warcraft ha anni sulle spalle e ormai questo inizia a palesarsi in alcuni frangenti che neppure i programmatori possono cambiare. Ma siamo sicuri che sarà un grande fine anno per Blizzard e per Azeroth, considerando anche le future patch a venire, tra cui la prossima 7.1 di cui potete vedere qui il trailer.

 

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CONSIDERAZIONI FINALI

La sesta espansione di World of Warcraft riporta agli antichi splendori di The Burning Crusade e di Wrath of the Lich King il mondo di Azeroth, per quanto è possibile per un titolo uscito dodici anni fa. Dopo il passo falso di Warlords of Draenor bisognava mandare un messaggio forte alla community e Legion, indubbiamente, lo fa.

Difficile dire cosa possa esserci di negativo in un insieme di elementi totalmente riusciti: una classe eroica spettacolare, nuove regioni al top del design e della storyline, meccaniche di gameplay ormai rodate ed ulteriormente perfezionate con l’inserimento dell’Enclave e delle missioni mondiali.

C’è poco da dire. Blizzard ritorna prepotentemente sugli scudi MMORPG in un periodo in cui pareva si potesse dedicare con maggior vigore a shooter come Overwatch. Per tutti gli amanti del genere, Legion è da provare (e ritornare) assolutamente, come dimostrano le oltre 3,3 milioni di copie vendute finora.

Purtroppo, pur dando un senso di conforto e di “casa”, WoW è pur sempre un gioco del 2004 rivisto e corretto (senza contare che la trama si gusta specialmente con il Demon Hunter) ed è per questo che un punto in meno dell’epocale, considerando anche un endgame ancora da rifinire in sede di patch, è quantomeno d’uopo.

 

La nostra scala di valutazione

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