Qualcuno potrebbe dire che la notizia dei nuovi licenziamenti in casa Turbine, per quanto triste, non sia niente di così clamoroso o inaspettato. Alla fine simili ondate di licenziamenti c’erano già state nel 2014 e nel 2015, ed era da anni che Turbine non faceva più niente di davvero importante, tant’è anche il suo ultimo sfortunato titolo, Infinite Crisis, era più un MOBA che tentava di inseguire l’esplosione vissuta dal genere in questi anni che un MMO fatto e finito.
Warner Bros assicura che Lord of the Rings Online e Dungeons & Dragons Online continueranno a operare. Tuttavia questa volta non si tratta di una semplice ondata di licenziamenti ma di una vera transizione della software house, che sta diventando “uno studio di sviluppo per giochi mobile e free to play”: primo risultato di questa nuova tendenza è il mobile game Batman: Arkham Underworld.
Ecco allora che questo ridimensionamento del personale assume tutto un altro significato. L’impressione è quella dell’ennesimo studio di sviluppo che scappa da un mercato, quello degli MMO, che una decina di anni fa cercava in tutti i modi di inseguire.
I topi abbandonano la nave che affonda?
Ripercorriamo a grandi tappe la storia di Turbine: fondata nel 1994, a fine millennio la casa americana ha pubblicato Asheron’s Call, noto per essere il terzo grande MMORPG dopo Ultima Online ed EverQuest. Nel 2002 ha rilasciato Asheron’s Call 2, che ha chiuso appena due anni dopo. Nel 2006 è la volta di Dungeons & Dragons Online, mentre il 2007 vede l’uscita di Lord of the Rings Online, sicuramente il progetto più grosso realizzato dalla compagnia e tuttora aggiornato. Turbine inoltre sperimenta per la prima volta le potenzialità del modello free to play: nel 2009 Dungeons & Dragons Online viene convertito al F2P con il titolo Eberron Unlimited, cosa successa anche a Lord of the Rings Online un anno più tardi. Da lì in poi, Turbine si dedica a sviluppare diverse espansioni per il MMORPG ambientato nella Terra di Mezzo, almeno fino al 2015, quando pubblica il già citato Infinite Crisis, MOBA basato sull’universo di DC Comics che però viene chiuso appena un anno dopo.
Adesso, la trasformazione di Turbine in uno studio di sviluppo per mobile lascia intendere che non vedremo più progetti di questa portata, con buona pace di chi sperava che un Asheron’s Call 3 fosse segretamente in sviluppo.
Forse non c’è realmente nulla di cui allarmarsi: da sempre gli sviluppatori vanno dove girano più soldi, e che i MMORPG non siano più sulla cresta dell’onda non si scopre certo oggi. Eppure c’era qualcosa di confortante nel sapere che software house storiche, che hanno contribuito a fondare il genere, fossero ancora lì a fare il loro dovere.
Pensiamoci un attimo. Un tempo la situazione era molto più chiara e, sicuramente, più “rassicurante”: c’erano alcuni studi specializzati nel fare MMORPG (o comunque MMO), e sapevi che da loro potevi aspettarti un nuovo titolo massivo da un momento all’altro. Blizzard naturalmente, ma anche Sony Online Entertainment, Funcom, Mythic, ArenaNet e appunto Turbine. Adesso non è più così.
Con l’abbandono del mercato MMO da parte di Turbine oggi perdiamo un altro paletto a cui ci eravamo aggrappati, per affetto o consuetudine. Attenzione però a non lasciarsi andare allo sconforto, perchè non tutto è negativo. Oggi non ci sono meno sviluppatori di una volta, anzi, grazie alla bolla del fenomeno indie ce ne sono di più. Sono semplicemente meno conosciuti. Nuove software house spuntano come funghi ogni giorno, e se alcune presentano prodotti sinceramente discutibili (spesso in perenne Early Access), altre sono capaci di sfornare grandi sorprese da un momento all’altro: è il caso di Frontier Developments, tornata alla ribalta dopo anni di limbo con Elite Dangerous, ma anche di Studio Wildcard, autori del sorprendente ARK: Survival Evolved, o di Bitbox, che mi ha fatto innamorare di Life is Feudal: Your Own pur con tutti i suoi difetti e magagne, al punto che ora aspetto con spasmodica attesa la versione MMO.
E per il futuro potremmo citare Artcraft Entertainment, Visionary Realms e Soubound Studios, responsabili rispettivamente di Crowfall, Pantheon e Chronicles of Elyria, non fosse che questi sono ancora prodotti in Pre-Alpha e quindi tutti da verificare.
Insomma, c’è ancora speranza per il panorama massivo, ma non aspettiamoci di vederla arrivare dalla porta principale. È più facile che arrivi da una porta sul retro o, per rimanere in metafora, da un’oasi naturale dalla bellezza incontaminata, proprio come i paesaggi bucolici creati da Turbine per Lord of the Rings Online.
D’altronde, non può piovere per sempre. E voi che ne pensate?
Giornalista pubblicista, Plinious trova che non esista niente di più comunicativo dei videogiochi, in particolare quelli online. Da sempre appassionato di gioco di ruolo e MMORPG, ama immaginare ed esplorare mondi fantastici in cui perdersi dieci, cento, mille e una notte. La sua storia online inizia con Guild Wars Nightfall e prosegue con decine di MMO occidentali, da World of Warcraft a Warhammer Online, da Guild Wars 2 fino a Sea of Thieves.
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