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The Elder Scrolls Online: Dark Brotherhood – Recensione

The Elder Scrolls Online: Dark Brotherhood – Recensione

Proprio mentre il nuovo Update 11, Shadows of the Hist, raggiunge il public test server, siamo qui per emettere il verdetto finale su Dark Brotherhood. Quarto DLC per The Elder Scrolls Online, uscito come al solito su PC, Xbox One e PlayStation 4, anche Dark Brotherhood costa 2000 Crown (circa €15) o può essere fruito per chi abbia attivo l’ESO Plus.

Se vi ricordate, il mio giudizio di Thieves Guild non è stato pienamente positivo: il DLC tentava infatti di migliorare molte meccaniche del gioco base e di aggiungerne di nuove, ma falliva nel farlo bene, ovvero con contenuti di qualità. Tutto il DLC soffriva inoltre di un certo sbilanciamento, dato che la difficoltà delle missioni furtive era evidentemente tarata pensando a un agile personaggio in armatura media. Risultato? Affrontare le missioni di Thieves Guild nei panni di un nerboruto orco con mazza a due mani portava a tirar giù tutti i santi dal calendario.

In questo senso Dark Brotherhood parte da presupposti simili, ma come vedremo il risultato finale è molto più felice. Com’è prevedibile questo DLC è dedicato alla Confraternita Oscura, la spietata setta di assassini che i giocatori hanno già imparato a conoscere dai capitoli offline della saga, Oblivion in particolare. E non a caso Dark Brotherhood ci riporta proprio nei territori di Oblivion, o meglio una sua parte: possiamo infatti esplorare la regione della Gold Coast, comprese le città di Anvil e Kvatch. A proposito, qui potete vedere un confronto tra i paesaggi di Oblivion e gli stessi luoghi come sono resi in The Elder Scrolls Online. Come dite? I panorami di Oblivion presentano colori molto più accesi e invitanti? Beh, è sicuramente così, ma per questo esiste SweetFX.

Tornando in-topic, la Gold Coast è una zona piuttosto piccola ma curata, proprio come la Hew’s Bane di Thieves Guild. I parallelismi col terzo DLC del MMORPG di ZeniMax non finiscono qui: se Thieves Guild introduceva l’omonima gilda con storyline, skill line, missioni e attività dedicate, lo stesso succede con Dark Brotherhood, ma con una verve decisamente maggiore. Vi basti sapere che il primo compito che ci viene assegnato per essere ammessi nei ranghi della Confraternita Oscura è uccidere un cittadino innocente della Gold Coast. Così, a caso. Gustoso, vero?

 

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Sanguinolento!

Quando il cacciatore diventa la preda

Sithis, la divinità del vuoto e della morte adorata dai membri della Confraternita, richiede il sacrificio di molte anime. Sposa di Sithis è la Night Mother ed è a lei che deve rivolgersi chi vuole vedere qualcuno assassinato, tramite il Black Sacrament. La procedura è semplice: chiunque esegua il rituale e pronunci la formula stringe un patto che non può essere spezzato con la Night Mother, la quale affida poi l’esecuzione del gravoso compito a uno dei membri della setta. Insomma, per gli assassini non c’è mai crisi.

Se nei vari titoli della serie vi siete dilettati nel compiere stragi di NPC innocenti, qui raggiungerete il nirvana: Dark Brotherhood permette infatti di soddisfare la propria vena omicida grazie all’introduzione delle stealth kill, uccisioni furtive che possono essere effettuate attaccando il nemico alle spalle e assassinandolo con un solo, letale colpo di pugnale. Le uccisioni vengono effettuate con sanguinarie animazioni e spettacolarizzate da death cam simili a quelle viste in Skyrim. L’introduzione velocizza notevolmente il gameplay e da sola rende il DLC più divertente di tutti i precedenti, rendendo tra l’altro inutile l’abilità di pickpocketing: perchè dovrei borseggiare il nemico correndo il rischio che se ne accorga e reagisca, quando posso sgozzarlo per poi prendere i suoi averi?

Una volta entrati a tutti gli effetti nei ranghi della Confraternita Oscura veniamo accolti nel Santuario, il quartier generale della setta da cui prendere le nuove quest di assassinio e interagire con gli NPC legati alla storyline del DLC. L’intreccio narrativo vede l’esistenza stessa della Dark Brotherhood messa a repentaglio da potenti fazioni che vogliono governare la Gold Coast e da un misterioso cavaliere, il Black Dragon, che sta dando la caccia ad ogni membro della Confraternita al fine di sterminarla. Dobbiamo dunque scoprire l’identità di questo cavaliere e risolvere la cospirazione in atto; d’altronde, per un assassino morire assassinato sarebbe il colmo. La storyline è composta da cinque missioni e può dirsi complessivamente riuscita grazie a un’atmosfera cupa e sinistra, anche se è meno longeva della questline di Thieves Guild.

La storyline di Dark Brotherhood ci porta a esplorare molte location della Gold Coast: la regione presenta eleganti magioni medievaleggianti, lembi di terra bagnati dal mare del Sud e colline verdeggianti punteggiate da antiche rovine Ayleid, mentre le due nuove città sfoggiano un’architettura tipicamente imperiale ed edifici di fascino quali cappelle e cattedrali. La zona include inoltre due boss e due delve oltre a vari punti panoramici e stazioni di crafting e, in generale, può dirsi ben realizzata. Peccato per l’assenza di nuovi dungeon o trial, ma la mancanza è compensata dalle molte attività inedite legate alla nostra professione di serial killer.

 

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Benvenuti nella Gold Coast.

Sweet mother, sweet mother, send your child unto me

Similmente a Thieves Guild, in Dark Brotherhood debuttano infatti tutta una serie di nuove missioni. Le più semplici sono i Contratti, quest ripetibili che ci mandano in giro per tutta Tamriel indicando ogni volta un NPC da assassinare. Ci sono poi i Sacrament, attività giornaliere istanziate che sono un po’ il corrispettivo delle Heist in Thieves Guild: se lì bisognava rubare un tesoro all’interno di un dungeon, qua l’obiettivo è assassinare un personaggio importante. Per fortuna i Sacrament sono realizzati con maggior cura, presentando mappe dal level design un po’ più elaborato e con una disposizione randomica del bersaglio, nonché diversi obiettivi bonus che possono essere completati per ottenere ricompense aggiuntive. Anche stavolta, però, i livelli che si ripetono ciclicamente sono soltanto una manciata e dopo un po’ di giorni finirete per conoscerli a memoria.

Un altro nuovo contenuto è rappresentato dalla Litany of Blood, un libro che contiene una lista di soggetti da far fuori: il tomo tuttavia fornisce solo vaghi indizi sull’identità dei bersagli, costringendoci a cercarli nelle città indicate o, più semplicemente, a googlare su internet nome e location dei vari tizi. Nelle città di Anvil e Kvatch sono infine presenti le Bounty, daily quest che chiedono di uccidere i vari boss della Gold Coast.

 

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Praise Sithis.

“Better watch out, cos I’m the assassin” cit. Iron Maiden

Per quanto riguarda la giocabilità di queste missioni, lo stealth system risulta sicuramente migliorato dalle sopracitate uccisioni silenziose ma è ancora tutt’altro che perfetto, soprattutto a causa delle routine dell’IA. In particolare il respawn degli NPC durante i Sacrament è troppo veloce: uccidete un personaggio e quest’ultimo riapparirà dal nulla dopo tre o quattro minuti, vanificando i vostri complessi piani omicidi. A questo subentra poi un’IA degli NPC poco brillante: è ad esempio paradossale vedere le guardie passare senza battere ciglio accanto a un personaggio appena assassinato in un lago di sangue. Si sarebbero potuti rendere più intelligenti gli NPC dando loro l’abilità di lanciare l’allarme se trovano un compagno a terra e controbilanciando la cosa dando al giocatore la possibilità di spostare i cadaveri in stile Splinter Cell. Ma d’altronde non bisogna scordare che The Elder Scrolls Online è e rimane prima di tutto un MMORPG e, tenendo conto di questo, lo stealth system merita.

Ciò che invece non merita per nulla sono gli immancabili bug che purtroppo anche Dark Brotherhood si porta dietro. Non sono in quantità drammatica, sia chiaro, ma mi è capitato di dover rifare un paio di missioni: nel primo caso assassinare un NPC mi ha portato a rimanere stuckato per ben due volte in uno scaffale, nel secondo ho dovuto riavviare un Sacrament perchè il bersaglio da uccidere, semplicemente, non era spawnato. O forse era solo andato a farsi un caffè, boh. Sono cose che non arrivano a rovinare l’esperienza di gioco, ma indubbiamente possono dare fastidio se non si ha molto tempo da dedicare al titolo.

 

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L’inquietante Santuario della Confraternita Oscura.

Veteran Rank, addio!

Dark Brotherhood porta finalmente a compimento un cambiamento necessario per il gioco e troppo a lungo rimandato, ovvero la rimozione degli odiati veteran rank. Ora subito dopo aver raggiunto il livello 50 subentrano i champion point: i vecchi veteran rank sono stati convertiti in champion point, a una conversione di 10 champion per ogni VR.

Qualcuno potrebbe pensare che con la rimozione dei veteran rank non sia in realtà cambiato nulla: se prima erano i veteran rank a scandire la progressione e fare da spartiacque, ora ci sono i champion point. Nient’altro che un mero cambio di nome quindi? No, non proprio. Perchè i veteran rank costringevano a un grind dei contenuti esasperato ed esasperante, mentre i champion point si ottengono molto più rapidamente e, soprattutto, non sono così influenti ai fini del gioco: in pratica l’utente non è forzato ad arrivare al cap di 501 champion point, a meno che ovviamente non voglia partecipare ad attività end-game. Inoltre, se prima il massimo livello per armi e armature era VR16 adesso lo stesso si posiziona al champion 160, traguardo molto più umano da raggiungere.

Per questo rimango assolutamente favorevole alla scelta degli sviluppatori, e anche molti giocatori lo sono. Anzi, sono curioso di vedere cosa succederà in autunno, quando con One Tamriel ZeniMax spingerà ancora più in là la sua idea di stimolare un gameplay cooperativo che permetta a tutti di giocare insieme saltando a piè pari la barriera dei livelli.

Oltre alla rimozione dei veteran rank la patch base di Dark Brotherhood ha implementato la creazione dei veleni (per la professione di alchimia) e la possibilità di applicarli sulle armi, i distretti conquistabili nell’Imperial City e un ribilanciamento di molti oggetti e abilità. Il DLC introduce infine la prima Personality (funzionalità che consente al nostro PG di assumere particolari pose e movenze), che ovviamente è quella dell’assassino. Altre personalità arriveranno nei prossimi mesi con i futuri DLC.

 

 

3.5

CONSIDERAZIONI FINALI

Dark Brotherhood libera finalmente The Elder Scrolls Online da tutte quelle limitazioni che a lungo lo hanno reso un MMORPG troppo ingessato, a favore di una struttura più basata sul libero arbitrio del giocatore nell’approccio al levelling e nel modo di giocare le missioni, nonché nella scelta di chi assassinare e chi risparmiare nel mondo di Tamriel.

Dark Brotherhood permette a chi vuole di compiere delle vere e proprie stragi, sgozzando personaggi a destra e manca con tanto di sanguinarie death cam, e questo già da solo varrebbe il prezzo del biglietto. Se a ciò sommiamo la nuova storyline, le missioni della Confraternita e la regione della Gold Coast c’è di che leccarsi i baffi.

Peccato per i soliti bug e per alcune scelte di design opinabili (come il respawn accelerato degli NPC), ma per il resto è difficile criticare Dark Brotherhood: The Elder Scrolls Online aveva disperatamente bisogno di un DLC così, e ora si può finalmente guardare al futuro del gioco con ottimismo.

 

La nostra scala di valutazione

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