C’è chi dice che stiamo vivendo il tramonto dei MMORPG, chi dichiara “il sandbox è morto”, chi ancora ricorda con nostalgia gli anni 2000 ma si dimentica di guardare al presente. Ebbene, Black Desert Online ci dimostra come l’ambito dei giochi di ruolo massivi sia vivo e vegeto e, anzi, cresca piuttosto bene.
Primo titolo dei sudcoreani Pearl Abyss, distribuito da Daum Games, Black Desert Online è stato ufficialmente lanciato nel loro paese ben due anni fa, giungendo l’anno scorso anche in Giappone e in Russia. Il 3 Marzo 2016 è arrivato finalmente anche in Europa e Nord America, dopo il notevole interesse dimostrato dal pubblico e dai publisher occidentali. Lo si può definire come MMORPG “sandpark”, un titolo che risulta difficile da identificare nel gruppo dei sandbox (come Ultima Online, Star Wars Galaxies o Mortal Online) o in quello dei themepark (come World of Warcraft, Guild Wars o The Elder Scrolls Online) per le numerose componenti di gioco che appartengono ad entrambe le categorie. Sotto questo punto di vista potrebbe ricordare ArcheAge, altro gioco di matrice coreana sviluppato da XL Games, ed effettivamente le somiglianze sono davvero moltissime, soprattutto in termini di gameplay. Nonostante ciò Black Desert Online risulta superiore ad ArcheAge sotto ogni punto di vista, ed è indice di ciò anche il maggior successo commerciale (già superate le 400mila copie vendute in Occidente), dimostrando così che il “sandpark” non è poi un’ingiocabile eresia.
Le nere pietre di Black Desert Online
Ci troviamo in un continente dell’emisfero australe di un mondo senza nome. Sembrerebbe essere un universo come tanti altri se non fosse per delle pietre nere che si ritrovano nel sottosuolo di alcune regioni, in particolare di un vasto deserto appartenente al regno di Valencia. Proprio questo deserto e le misteriose pietre nere danno a Black Desert Online il proprio nome e sono al centro di tutte le vicende che riguardano il suo lore. Intrighi politici degni dei romanzi di George R. R. Martin, sanguinose battaglie e misteriosi eventi legati alle Black Stones sono il fertile terreno su cui è maturata la storia in cui ci si ritrova catapultati non appena si entra nel gioco. Tutto ciò permeato di costanti riferimenti, più o meno ironici, ad altre celebri saghe fantasy, come Il Signore degli Anelli di Tolkien o Warcraft III di Blizzard. Ma prima di entrare nel vivo di queste vicende bisogna creare il proprio avatar ed è qui che ci si ritrova davanti ad uno degli aspetti più controversi di Black Desert Online: la fase di creazione del personaggio.
Perché se da un lato è vero che si tratta di uno strumento piuttosto potente per un MMORPG, è anche vero che le classi giocabili sono legate ad un’età e ad un sesso specifico (chiamasi rispettivamente age e gender lock), con la sola eccezione di Wizard e Witch. Si tratta di una scelta molto discutibile, che alcuni potrebbero tentare di giustificare con esigenze di coerenza nel lore, e avrebbero ragione solo nel caso della Valkyrie, perché la storia del gioco permette tranquillamente di vedere NPC guerrieri donna, piuttosto che stregoni oscuri di sesso maschile. È una grande limitazione e non solo rovina pesantemente il roleplay, ma risulta anche sgradevole esteticamente nelle grandi battaglie PvP e negli assedi (trenta ragazzine ventenni che tirano frecce dalle mura di un bastione risultano un po’ ridicole). Detto questo il resto dell’editor risulta piuttosto curato e profondo, con la possibilità di personalizzare i minimi dettagli del volto o della muscolatura del proprio avatar, nonché il suo segno zodiacale e altri piccoli elementi. Le classi giocabili sono otto (Warrior, Ranger, Valkyrie, Berserker, Sorceress, Tamer, Wizard e Witch) e, con l’eccezione delle ultime due, sono tutte ben diversificate e caratterizzate. Particolarmente originale è la Sorceress, una strega capace di lanciare potenti incantesimi e maledizioni, ma specializzata nel corpo a corpo e negli scontri ravvicinati. Le classi non sono ancora perfettamente bilanciate, con il Ranger che tendenzialmente domina in PvP e con alcuni archetipi che hanno vantaggi su altri nella fase di levelling, ma c’è tempo per risolvere la questione ed è già prevista un’espansione che aggiungerà altre due classi.
Scontri spettacolari in una triste corince
Il gameplay di Black Desert Online è di una complessità disarmante. Chi è reduce di Mortal Online potrebbe avere un breve deja vù nel tentare di decifrare alcune delle meccaniche di gioco, per tutti gli altri sarà l’inizio di una lunga serie di ricerche su reddit, YouTube e sui vari forum dedicati. Colpevole di ciò, in buona parte, è la pessima interfaccia, che oltre ad essere esteticamente brutta (siamo agli antipodi delle interfacce di Blizzard) è davvero macchinosa: la finestra dell’equipaggiamento, per esempio, è caratterizzata da un impostazione radiale, totalmente illogica e di cattivo gusto, così come è ingiustificata la scelta di far comparire le varie componenti dell’interfaccia man mano che si sale di livello invece di potervi accedere da subito. Tutto ciò è piuttosto grave per un MMORPG, soprattutto perché l’utente che l’ha appena acquistato perderà davvero tanto tempo ad imparare a destreggiarsi fra le varie finestre e opzioni.
Chiusa questa doverosa parentesi, le fondamenta su cui poggia la struttura che fra poco verrà illustrata in dettaglio, per quanto possibile, sono costituite da un sistema comune ad una buona fetta di MMORPG themepark: esplora, parla con gli NPC, accetta la quest, uccidi i mostri, prendi la ricompensa, rincomincia il ciclo. Semplice no? No. Perché se questo sistema è effettivamente presente e accompagna i giocatori lungo tutta la loro avventura, le quest solitamente ricompensano con altri tipi di premi piuttosto che con l’esperienza necessaria a livellare il personaggio. Ciò vuol dire che è necessario passare ore e ore ad uccidere mostri nello stesso posto, magari insieme ad altre dieci persone che fanno la stessa cosa e che non vogliono cooperare, rallentando l’intero processo. È qui che emerge lo spirito orientale del gioco, sebbene la necessità di fare “grinding” sia stata di molto ridotta rispetto alla versione Coreana o a quella Russa. C’è chi potrebbe dire che anche il re dei themepark occidentali, il World of Warcraft delle origini, risentisse di questo problema (mi vengono in mente le ore perdute a grindare per gli ultimi livelli una volta terminate le quest a disposizione), ma in questo caso la situazione è voluta ed è molto più sentita, soprattutto se non si è amanti di questo stile di gioco. A peggiorare la situazione sono le stesse quest, davvero poco originali e ripetitive, che riescono a catturare l’attenzione solo di coloro che sono interessati alla storia del mondo di gioco e che talvolta si salvano per uno humor molto pacchiano ma tutto sommato apprezzabile. Piuttosto interessante la mancanza di un hard cap (tetto massimo) nei livelli che il personaggio può raggiungere, nonostante dal livello 50 in su l’esperienza richiesta per salire diventi vertiginosamente alta, fissando così a questa quota il soft cap (punto dal quale ci sono rendimenti decrescenti).
Il PvE si risolleva solamente grazie ad un sistema di movimento e combattimento ancora più dinamico di quello di Guild Wars 2. Si può sprintare, accovacciarsi, muoversi da sdraiati, saltare ed arrampicarsi su muri ed edifici provando un grande senso di libertà; proprio questa libertà va adoperata anche nelle scaramucce con mostri o con altri giocatori. I primi, infatti, nonostante non siano quasi mai molto resistenti, tirano botte da orbi in grado di abbattere l’avatar in pochi colpi, mentre i secondi, quando dotati di un minimo di competenza, sono in grado di fornire sfide davvero accattivanti che richiedono la capacità di saper gestire gli spazi e il fiato del personaggio e di saper schivare al momento giusto. In aggiunta a ciò la maggior parte delle abilità che si possono apprendere, spendendo Skill Points acquisiti mediante grinding e quest, sono attivabili solo mediante particolari combinazioni di tasti e richiedono spesso di essere concatenati in intricate combo per essere davvero efficaci, mentre la barra delle abilità in basso vede un utilizzo abbastanza limitato. Si tratta di un sistema difficile da apprendere, in particolare all’inizio e per alcune classi, ma che è in grado di fornire grandi soddisfazioni, soprattutto perché si basa in gran parte sui riflessi e sull’abilità manuale e tattica dei giocatori. Piuttosto azzardata la scelta di fornire una sola possibilità gratuita di reimpostare gli Skill Points assegnati alle abilità (in alternativa sarà necessario comprare dallo shop con valuta reale un oggetto che svolge questa funzione), ma non essendoci un hard cap per questi punti è potenzialmente possibile apprendere ogni singola abilità a disposizione della propria classe.
Facoltà di management ed economia
Se è vero che chiunque prima o poi vorrà arrivare al livello 50 per vedere l’endgame, è altrettanto vero che ci sono così tante altre cose da fare oltre a livellare che ci si potrebbe completamente scordare di dover uccidere i mostri e salvare il mondo. Il commercio è l’elemento intorno a cui ruotano tutte le feature più sandbox del gioco, nonché buona parte del lore, ed esso, un po’ come nel mondo in cui viviamo, ha come fine ultimo quello di guadagnare più denaro degli altri. Per far soldoni ci sono davvero molti modi: coltivare, pescare, lavorare in miniera, tagliare alberi, catturare cavalli, fare compravendita all’asta, esportare ed importare merci da una città all’altra, metter su bottega e via dicendo. La differenza rispetto ad un gioco con una componente economica sandbox come quella di Mortal Online, per esempio, è che in Black Desert non esiste un hard cap per i punti da investire in queste attività, per cui ci si può dedicare a qualunque attività si preferisca senza la preoccupazione di dover creare un nuovo PG specializzato in qualche altra attività: l’unico limite è il tempo che ogni giocatore si dà. A dar manforte a questo stile “aperto” viene in soccorso un interessantissimo sistema di housing, istanziato ma senza caricamenti, che permette di acquistare sin dall’inizio diversi immobili e di adibirli alle più svariate funzioni: un appartamento per potervi riposare e sbizzarrire con la funzione di arredamento, che ricalca molto quella di The Sims; un magazzino per depositare le risorse che con tanta fatica avete raccolto; una bottega per creare i più svariati oggetti, da armi ed armature a carrozze e navi; un dormitorio per i vostri dipendenti dopo una dura giornata di lavoro.
Dipendenti? Proprio così, è possibile assumere lavoratori (chiamiamoli pure schiavi visto che non sono pagati e che li acquistiamo al mercato) per svolgere i lavori di bassa manovalanza, solitamente legati alla raccolta di materie prime o alla loro elaborazione, e andrà loro dato un posto dove dormire e cibo. La presenza di un lavoro dipendente si rivela necessaria per due motivi: innanzitutto permette di rimpiazzare il personaggio in alcune mansioni che il giocatore potrebbe ritenere noiose e, in secondo luogo, bisogna considerare che ogni attività legata al crafting o al gathering (rispettivamente creazione e raccolta di oggetti) consuma Energy Points (l’equivalente dei Labor Points di ArcheAge), i quali si rigenerano col tempo o completando alcune quest ripetibili. Tutto ciò vuol dire che potenzialmente si possono ottenere gli stessi risultati del lavoro dipendente in meno tempo, ma a discapito di punti che possono essere utilizzati anche per altre attività di cui si parlerà più avanti. Molte delle attività di gathering consistono in minigame arcade che sono abbastanza simpatici e rendono il gioco più realistico, ma che alla lunga possono risultare macchinosi. È anche possibile coltivare il proprio campo personale, questa volta non istanziato, piazzandolo dove si preferisce ma tenendo in considerazione fattori come il clima, le falde acquifere, le precipitazioni e il tipo di semenze che si vogliono piantare. Le piante richiedono infatti costante cura, vanno irrigate e sono spesso e volentieri assillate da parassiti, uccelli ed erbacce, tutti problemi che possono essere arginati con sistemi di irrigazione, spaventapasseri e sanissimi antiparassitari. Si possono poi selezionare i semi migliori per far crescere vegetali di qualità via via migliore, un discorso simile a quello riguardante la possibilità di far accoppiare la propria cavalcatura con quelle di altri giocatori per generare razze più performanti.
Il commercio fra giocatori avviene mediante la già citata casa d’asta (Marketplace), simile a quella di molti altri MMORPG, mentre il commercio legato al mondo virtuale si sviluppa lungo una serie di nodi commerciali che devono essere collegati fra loro investendo Contribution Points, la stessa valuta utilizzata nell’acquisto di beni immobili. La mappa di gioco è costellata di questi punti d’interesse, che vanno scoperti mediante l’esplorazione e che permettono di creare intricate reti commerciali fra città, villaggi e luoghi di raccolta dei beni. Le merci raccolte o prodotte in un luogo, infatti, acquistano un valore maggiore tanto in base alle fluttuazioni del mercato quanto in base alla distanza del luogo in cui verranno vendute, per cui è necessario fornirsi al più presto di un mulo o di una chiatta, da sostituire poi con carovane e navi mercantili, per trasportarle più rapidamente. Bisogna tuttavia far attenzione ai briganti che infestano le arterie più trafficate, contrastandoli con costose scorte o accompagnando di persona le proprie merci. È persino presente un minigioco in cui si può contrattare sul prezzo di vendita con gli NPC adibiti al commercio in cambio di Energy Points. Come detto dunque, gathering, crafting e commercio sono stati realizzati con davvero molta cura e originalità e permettono di giocare a Black Desert Online ignorando quasi completamente la componente PvE, soprattutto una volta arrivati ai livelli più alti.
Vi sono poi una miriade di altre meccaniche di gioco minori più o meno incisive, come la possibilità di prendere in affitto oggetti ed equipaggiamento dagli NPC investendo Contribution Points o di diventare loro amici spendendo Energy Points mediante un minigioco basato sulla propria Knowledge (conoscenza), così da ottenere nuove quest o renderli dei vendor. Insomma, c’è una varietà forse sin esagerata di cose da fare, risultando in alcune meccaniche fini a se stesse o poco riuscite.
Alla fine di un viaggio l’inizio di un altro
Giunti al livello 45 si sblocca la possibilità di fare PvP e anche in questo campo Black Desert Online rivela la sua anima sandbox. Esiste, volendo, la possibilità di uccidere qualunque PG di alto livello non si trovi in una zona sicura (solitamente le città) in cambio di punti Karma, ma da ciò non si ottiene nulla di buono se non diversi problemi nel momento in cui il Karma va in negativo. La questione è differente se è in corso una guerra fra gilde: in tal caso, infatti, non ci sono penalità nell’uccisione di personaggi appartenenti ad una gilda rivale. Oltre a ciò le gilde possono contendersi il possesso di nodi commerciali e addirittura di intere regioni dell’open world mediante assedi e battaglie davvero massive, potendosi così assicurare i proventi derivanti dalla tassazione sul commercio dei suddetti nodi o sui prodotti venduti nelle case d’asta. Questo denaro serve a finanziare le gilde, che hanno costantemente bisogno di numerosi fondi per pagare i propri membri, rigorosamente dotati di regolare contratto (avete letto bene, i membri sono sotto contratto), per pagare le tasse relative alla propria stessa esistenza, nel caso contino un buon numero di membri, e per finanziare le eventuali guerre. Le gilde possono anche svolgere apposite quest per ottenere altri fondi e guadagnare dei punti che possono essere assegnati a potenziamenti passivi per tutti i propri membri. Queste missioni coinvolgono spesso difficili boss, che però non sono le uniche creature potenti del mondo di gioco: in assenza di dungeon e raid istanziati esistono numerosi world boss e boss evocabili dai giocatori che permettono di ottenere i migliori pezzi di equipaggiamento sulla piazza e che possono essere contesi nel caso di guerre fra gilde, un po’ come accadeva in World of Warcraft ai livelli 60 e 70. Al momento l’endgame di Black Desert Online consiste principalmente in questi aspetti, ma saranno aggiunti battleground e arene per competizioni PvP testa a testa, com’è già avvenuto nella versione coreana del gioco.
Meraviglie da guardare
Uno dei maggiori punti di forza di Black Desert Online è senza dubbio il comparto tecnico, basato su un engine creato dagli stessi sviluppatori. È dai tempi di Age of Conan che non si vedeva una grafica così avanzata in un MMORPG, sebbene da ciò derivi il pesante fardello dell’ottimizzazione. Le opzioni regolabili non sono molte, ma disattivando la modalità high end, che dà accesso al livello più alto di dettagli, è possibile ottenere buone prestazioni anche su computer non proprio recenti, sebbene la quantità di texture, filtri ed effetti particellari gravi abbastanza sulle GPU dotate di poca memoria e basse frequenze. Piuttosto brutto, purtroppo, l’onnipresente effetto di pop-up per il quale si vedono comparire all’improvviso e in maniera poco armoniosa oggetti e NPC in lontananza. Lodevole, invece, la cura nei dettagli dei PG, caratterizzati da un realismo mai visto in un titolo di questo genere. Lo stile estetico del titolo, nonostante l’origine coreana dello stesso, ricorda molto il tardo medioevo europeo, con una cornice fantasy leggermente pacchiana, ma comunque mai fastidiosa.
Le musiche sono di buona fattura, nulla di particolarmente eccezionale, ma accompagnano l’avventura. Menzione speciale per la musichetta che parte nel momento in cui si inizia a galoppare con la propria cavalcatura: forse un po’ fuori luogo, ma molto evocativa e accattivante.
Il marketing
Black Desert Online è un titolo buy to play: può infatti essere acquistato dal sito ufficiale a €29,99, o a €49,99 con dei bonus aggiuntivi e non richiede canone mensile. Come molti giochi distribuiti con questa formula è dotato di un negozio in-game, il Pearl Shop, basato su valuta reale che vende principalmente elementi estetici e booster all’esperienza, ma che purtroppo ha già visto alcuni episodi di oggetti considerati pay to win. Tuttavia Pearl Abyss sembra essere piuttosto attenta e reattiva a queste vicende e le contromisure sono in arrivo.
Aggiornamenti e patch vengono rilasciati letteralmente a raffica ed è da poco uscita una prima mini-espansione gratuita (di cui parleremo con uno speciale dedicato) che aggiunge nuove meccaniche e una nuova regione, Mediah, mentre ne è già in programma un’altra.
CONSIDERAZIONI FINALI
Black Desert Online è un MMORPG innovativo, estremamente profondo e nel complesso ben confezionato. C’è sempre qualcosa da fare, le meccaniche relative alle gilde e al commercio sono molto accattivanti, così come lo sono il combat system, il PvP e la bellissima grafica. Se non fosse per la pessima interfaccia, per una componente PvE di gusto troppo orientale e per poche altre scelte non riuscite avremmo davanti un vero capolavoro. Gli sviluppatori di Pearl Abyss meritano comunque un plauso per la costanza con cui aggiornano il titolo e per aver preso il rischio di inserire molti elementi considerati poco appetibili da un punto di vista commerciale, cosa di cui tanti developer occidentali dovrebbero prendere nota.
Black Desert è un gioco in cui l’insieme vale più della somma delle singole parti. Caldamente consigliato, soprattutto considerato il prezzo e l’assenza del canone, a meno che proprio non riuscite a sopportare il grinding o il design orientale dei personaggi.
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