In Devilian il mondo di Nala da sempre si trova in bilico tra luce e oscurità. Esseri superiori, dei e demoni, hanno preso le loro rispettive posizioni e si danno battaglia da millenni. Sarà l’anima di uno dei più puri, corrotta dall’oscurità, a segnare l’inizio di uno dei capitoli più oscuri per i popoli di Nala: un profondo scontro che metterà a dura prova l’esistenza della vita stessa. Kavel, questo il nome dell’antieroe, decide di dare il via al suo regno di terrore diffondendo uno dei mali più antichi, in grado di corrompere l’anima e trasformare gli uomini in demoni. I pochi in grado di contrastare questa conversione cessano per sempre di essere uomini e diventano dei Devilian: una via di mezzo tra demone e uomo, ma con poteri tali da rappresentare l’ultimo baluardo di speranza per l’umanità. Questo è il palcoscenico allestito da Bluehole Ginno Games per il suo nuovo MMO hack’n’slash, distribuito in occidente da Trion Worlds e disponibile anche su Steam.
C’ho la bestia dentro
Come da più classica tradizione, la personalizzazione del personaggio e la scelta della classe sono le prime decisioni da prendere prima di iniziare a giocare: possiamo scegliere tra quattro classi, berseker, evocatore, shadowhunter e cannoniere: il primo è il classico damage dealer basato sull’uso di molte skill ad area e una difesa solida; l’evocatore altro non è che il mago (fulmini, fuoco e ghiaccio sono le sue armi); lo shadowhunter è un assassino che basa la sua forza su skill debilitanti; infine il cannoniere è una classe ranged con armi da fuoco e attacchi che presentano una potente area d’effetto frontale. Ogni classe ha accesso a tre differenti rami di skill e ogni giocatore ne dovrà scegliere uno in base al proprio stile di gioco. Ogni ramo dà accesso a skill differenti ma lo stile di gioco subisce differenze solo minimali, legate principalmente ai vari effetti delle skill e come vengono combinate tra loro per creare una sequenza di attacco più efficace.
Gameplay
Il gameplay è incentrato sul completare quest che si dividono tra main story, missioni secondarie e giornaliere: traspare una certa abbondanza che si traduce in un levelling veloce e lineare verso il level cap, fissato al 52. La strada verso il livello massimo può essere affrontata con un piccolo gruppo di amici o in solo, anche perché le istanze possono essere tranquillamente affrontate in solitaria. Durante la fase di leveling ci si rende presto conto che un buon equipaggiamento è basilare: se per i primi 20 livelli si può vivere di drop, salendo di livello si intuisce la necessità di avere un equipaggiamento migliore. A questo proposito il gioco ci viene incontro fornendoci dei token ottenibili come quest reward che possono essere scambiati per avere pezzi di armatura e armi migliori. Il crafting è limitato alle sole pozze, che in Devilian risultano necessarie (serve sempre averne una buona scorta per i momenti di difficoltà).
Una peculiarità di Devilian è rappresentata dai talismani, carte in grado di migliorare una statistica specifica del proprio avatar. Ogni talismano ha vari gradi di rarità, come l’equipaggiamento, e allo stesso modo è possibile compiere un upgrade rendendolo più potente.
Come detto precedentemente il nostro personaggio appartiene ai Devilian: questo gli permette, dopo aver assorbito un certo numero di anime dei mob uccisi, di trasformarsi in un demone per un limitato lasso di tempo. Questa trasformazione, seppur di breve durata, consente di avere accesso a nuove skill, ma soprattutto di ricevere un incremento significativo alle statistiche.
Demoni competitivi
Finora abbiamo parlato del comparto PvE di Devilian, ma l’aspetto PvP è altrettanto interessante. Oltre al classico GvG per la conquista dei territori, la modalità più curiosa è Conquest 20vs20: si tratta appunto di uno scontro tra quaranta giocatori in cui per vincere i due team devono mantenere il possesso di alcuni keep per il maggior tempo possibile, in modo da far salire il punteggio della propria squadra; vince chi raggiunge per primo il punteggio prestabilito. Questa modalità è di facile accesso, dal momento che basta registrarsi per una partita e aspettare l’invito per entrare in gioco, e nel frattempo siamo liberi di fare altro. Durante questa modalità, inoltre, si è sempre trasformati in Devilian senza limiti di tempo.
Grafica e sonoro
Il comparto grafico non è all’avanguardia o in grado di lasciare a bocca aperta: Devilian sfrutta infatti un motore grafico sviluppato apposta per rendere bene le ambientazioni senza gravare troppo sull’hardware. L’inquadratura della telecamera è la classica isometrica fissa dall’alto a là Diablo, una scelta standard quando si parla di hack’n’slash. Nella sua semplicità il motore non presenta bug e gli effetti luminosi, onnipresenti in questo titolo, sono ben resi. Di pari passo segue il sonoro, durante le sessioni di gioco limitato ai rumori ambientali e a quelli delle skill; non vi è presenza di nessun tema musicale fatta eccezione per i pochi filmati di intermezzo.
Proposto con la formula del free to play, lo shop presente in game è tutt’altro che ininfluente e l’ombra del pay to win purtroppo si allunga sulla produzione. Bisogna osservare che Devilian può essere affrontato senza spendere un solo centesimo ma, se volete primeggiare nel player rank, dovrete mettere in conto di far fronte a qualche spesa.
CONSIDERAZIONI FINALI
In conclusione la nostra esperienza con Devilian è risultata piacevole e mai troppo noiosa o ripetitiva: il gameplay offre sfide di livello crescente da affrontare sia in solo sia in gruppo, fino ad arrivare agli scontri tra gilde. Devilian è adatto a chi cerca un free to play immediato capace di intrattenere senza pensieri, ma la presenza di un item shop un po’ troppo invadente e destabilizzante per i delicati equilibri che governano gli MMO, in aggiunta a un comparto grafico e sonoro solo discreto, gli impediscono di ricevere una valutazione più alta. In ogni caso in questi tempi di magra Devilian rimane un MMO hack’n’slash che merita di essere provato per gli appassionati del genere.
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[…] Qui potete leggere invece la recensione scritta, a cura di Marco “Marmorn” Caldarini. […]