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Kingdom Under Fire 2 – Recensione

Kingdom Under Fire 2 – Recensione

Kingdom Under Fire 2 è il nuovo MMORPG ibrido action-RTS di Blueside, storico sviluppatore del franchise, distribuito su PC in Europa e Nord America da Gameforge. Il gioco è stato rilasciato il 14 novembre, ma ha alle spalle un passato pieno di peripezie: annunciato nel 2008, il titolo ha visto la luce in Sud Corea nel 2013, ed in seguito allo shutdown dei servizi è stato resuscitato in Russia, per poi chiudere anche lì.

L’attuale versione di Kingdom Under Fire 2 segue un modello buy-to-play e si può acquistare presso il sito ufficiale del publisher tedesco oppure su Steam. Il gioco non è localizzato in italiano, perciò è richiesta una minima conoscenza della lingua inglese.

Per trasparenza, informiamo i lettori che Gameforge ci ha fornito il pacchetto War God per scrivere questa recensione.

 

 

L’inizio dell’avventura

Kingdom Under Fire 2 inizia con la scelta della classe tra le cinque a disposizione. Tale scelta influisce sia sulla razza che sul sesso del personaggio, visto che le classi sono genderlock. Non è, dunque, possibile avere una loli con uno spadone gigantesco, e non è nemmeno possibile cambiare la statura del personaggio. Le modifiche estetiche che vengono concesse riguardano principalmente il volto e la testa: sono presenti vari slider per la bocca, il naso e gli zigomi ed ogni altra parte della faccia, oltre ad una discreta scelta per quanto riguarda il taglio dei capelli o, nel caso del Berserker, alcune varianti per le corna.

Ritornando alle cinque classi, esse sono:

  • Gunslinger: un umano armato di spada e pistola, dotato di un discreto DPS sia per gli scontri contro singoli mostri sia contro gruppi di nemici.
  • Spellsword: un’elfa oscura armata di spada e scettro, alterna i colpi di arma bianca a magie a corto raggio incentrate sugli elementi di fulmine e ghiaccio.
  • Berserker: un demone che brandisce uno spadone enorme e un guanto d’arme intriso di magia oscura; ha molta vita e un elevato DPS contro gruppi di nemici, perciò è perfetto per chi vuole affrontare le battaglie in prima linea.
  • Ranger: un’elfa che brandisce due coltelli o un arco; è dotata di formidabile mobilità e un elevato danno contro nemici singoli.
  • Elementalist: un’elfa di piccole dimensioni, che combatte armata di una lunga bacchetta e usa la magia degli elementi attorno a lei, oltre a fare affidamento sui compagni animali.

 

Kingdom Under Fire 2 recensione Kingdom Under Fire 2 Blueside gameforge

Schermata di creazione del personaggio. Sgorbi peggiori non si possono creare.

Storia e immersione

La storia di Kingdom Under Fire 2 si svolge diversi anni dopo gli eventi narrati in Kingdom Under Fire: The Crusaders, con il continente di Bersia nuovamente in pericolo. La minaccia più grande sono gli Encablossian, creature dall’aspetto mostruoso che dilagano per il mondo seminando caos e distruzione.

La trama non è innovativa, ma risulta comunque godibile sia per i giocatori di vecchia data sia per chi non conosce il franchise. Una grande pecca, però, è rappresentata dalla narrazione e dal modo in cui questa è stata trasposta nel gioco. Sebbene la trama possa risultare interessante, vari errori di design ne compromettono la godibilità e rendono difficile l’immersione.

Il primo ostacolo è rappresentato dagli NPC, che ripetono sempre lo stesso saluto pre-impostato quando si interagisce con loro. Ciò è particolarmente fastidioso quando si deve parlare più volte con lo stesso NPC, che immancabilmente ripete la stessa frase, anche nelle situazioni più drammatiche, spezzando così il senso di immersione.

Il secondo problema deriva dalle missioni della storia principale, anch’esse spesso banali e ripetitive. Un esempio è la solita quest che richiede al giocatore di fare da intermediario tra due NPC vicini: questi, anziché parlarsi direttamente, preferiscono pagare il nostro personaggio fior fior di quattrini. Si tratta di una situazione che non ha senso dal punto di vista logico e narrativo, e rappresenta un’evidente forzatura in cui le meccaniche in stile MMO prevalgono sul realismo del racconto.

 

Meccaniche, meccaniche, meccaniche…

Kingdom Under Fire 2 presenta tutta una serie di funzionalità classiche degli MMO, tra cui un sistema di crafting, le gilde e l’auction house. Data la natura ibrida tra MMORPG action e RTS, tuttavia, il gioco propone varie meccaniche che illustreremo seguendo quella che è la linea del tutorial. Ci concentreremo quindi prima sulla parte action RPG, per poi passare alla componente RTS.

 

Action RPG

Il tutorial iniziale è interessante perché racconta un pezzo di storia del mondo di Bersia. Sebbene sia facile comprendere da sé i comandi action, consigliamo quantomeno la prima volta di seguirlo. Nella prima parte vengono insegnati i comandi base: muoversi, schivare, parare, usare le skill e gli attacchi veloci e quelli potenti.

La parte action di questo titolo è strettamente legata a quella RPG, poiché avanzare di livello sblocca in automatico nuove abilità, dette Basic Skill, o nuove combo. Se all’inizio la combo più facile è quella di tre attacchi veloci e uno potente, proseguendo nel gioco si potranno fare combo assai interessanti unendo gli attacchi veloci alle skill, concatenando il tutto in combo più lunghe e complesse.

Altro aspetto peculiare di ogni classe è la presenza di un parametro sempre a schermo che dà la possibilità di usare diverse skill consumando una risorsa. Per fare un esempio, nel caso della Spellsword utilizzando le abilità o gli attacchi pesanti a schermo compaiono delle sfere con l’elemento utilizzato. Questa risorsa può essere accumulata fino ad avere sei sfere con attributo ghiaccio o elettricità. Se abbiamo una sola sfera di elettricità, utilizzandola si esegue una skill, se ne abbiamo due la skill sarà differente, e così via. Questa semplice meccanica, integrata alle combo spiegate prima, fornisce una varietà nel combattimento molto apprezzabile.

L’action combat si rivela pregevole e le hitbox funzionano bene. Se un nemico attacca con l’alabarda, schivando dal lato giusto non si subisce danno; viceversa, non vi sono frame di invincibilità se si schiva dalla parte dell’arma, com’è giusto che sia. Il problema di fondo, però, sono i nemici. Questi sono divisi in tre macro categorie in base alle loro dimensioni: i nemici più piccoli vengono quasi sempre sbalzati via dagli attacchi del giocatore e, spesso e volentieri, una combo intera mette fine alla loro vita. I nemici più grossi del nostro personaggio, invece, sono più tosti e solo dopo innumerevoli colpi e combo cadono a terra e li si può finire. Infine ci sono i boss, creature gigantesche da attaccare con le truppe senza remore.

Questa struttura, purtroppo, non valorizza l’action combat, il quale si avvicina molto a un musou quando si combattono le orde di piccoli sgherri, mentre alla presenza di un boss o di un nemico più grande si ha la sensazione di affrontare un mostro invincibile e inscalfibile.

 

Per quanto concerne il lato RPG, il personaggio tramite il level up acquisisce dei punti spendibili per dei potenziamenti passivi chiamati Mastery Skill. Questi possono avere diversi effetti: dal semplice aumento di danno ad una skill o ad un attacco, a una vera e propria aggiunta di effetti di buff e debuff quando si esegue un’azione.

Diversamente da quanto accade per il personaggio, le truppe che scegliamo di portare in battaglia con noi, pur acquisendo esperienza, non sbloccano skill in automatico e tocca al giocatore spendere una moneta in-game, i gold, per potenziarle.

 

RTS

La componente RTS è la più interessante in Kingdom Under Fire 2. La gestione delle unità avviene con una tipica visuale dall’alto: qui possiamo comandare il movimento delle nostre truppe, nonché ordinare ai soldati quali nemici combattere e quali skill utilizzare. Il passaggio dalla visuale in terza persona a quella tattica è fluido e ben gestito. Sono, inoltre, presenti alcuni comandi rapidi che servono principalmente a farsi seguire dalle truppe, a far loro assumere una posizione difensiva o ad attaccare i nemici a vista; si tratta di un’ottima idea, dato che permettono di comandare le unità senza dover ogni volta cambiare visuale.

Anche la scelta delle truppe da portare in combattimento è molto importante, visto che gli arcieri, ad esempio, non possono attaccare con skill quando sono ingaggiati in un combattimento ravvicinato e, parimenti, le truppe da combattimento ravvicinato non possono nulla contro i nemici volanti.

Ciò che contraddistingue Kingdom Under Fire 2, e che può essere la sua carta vincente, è l’aver evitato alcune meccaniche specificamente caratteristiche del genere RTS. Vengono, infatti, a mancare le dinamiche di micro-management delle risorse, della progressione degli edifici e tutto si concentra sullo sviluppo e sul potenziamento delle truppe presso un unico NPC. Questo potrebbe avvicinare al gioco molti utenti poco propensi ad esperienze tattiche troppo complesse.

 

Kingdom Under Fire 2 recensione Kingdom Under Fire 2 Blueside gameforge

Può far paura, ma è solo ordinaria amministrazione.

Il lato coreano

Se prima abbiamo parlato di meccaniche, ora ci addentriamo in un discorso sulla progressione e sui contenuti endgame. La prima è sicuramente uno dei tasti dolenti, in quanto per gran parte del tempo Kingdom Under Fire 2 è un continuo tutorial. Se vogliamo quantificarlo in livelli, fino al livello 10 (su 30) il gioco propone missioni scialbe. Insomma, le solite fetch quest: ammazza tre alci e porta la carne perché non ci sono abbastanza viveri; dai la medicina a tre soldati; uccidi tre tarantole giganti. Il problema è che in questi primi dieci livelli, quando si affronta un dungeon, l’IA alleata cura in automatico le truppe ed il personaggio controllati dal giocatore. Questo rende l’early game estremamente banale e noioso e soprattutto non prepara l’utente a quello che verrà dopo, l’esperienza vera e propria.

Generalmente il gioco si divide in dungeon, in cui si utilizzano le proprie truppe, e in mappe istanziate, in cui è possibile girovagare con il proprio personaggio, ma la situazione non migliora neanche in quest’ultimo caso. Il modo migliore per progredire nel gioco e arrivare all’endgame è fare tutte le missioni possibili. Noi di MMO.it non amiamo particolarmente grindare e farmare, ma ci piace avere la libertà di scegliere come progredire. Volendo mettere alla prova il gioco, ci siamo messi d’impegno a dare mazzate ai mob, scoprendo che è praticamente inutile per fare esperienza. L’exp che si guadagna da una quest in cui si deve parlare a due personaggi vicini è paragonabile – se va bene – a un quarto d’ora di grinding senza sosta.

Non guadagnando abbastanza esperienza così, abbiamo iniziato a fare dungeon a ripetizione finché non abbiamo ottenuto un set completo di armatura. La prova è andata un po’ meglio, ma seguire la storia e fare le quest è infinitamente più facile, il che ci ha fatto storcere il naso. L’esperienza estremamente guidata rende sostanzialmente il gioco un grande tunnel.

Rimanendo in tema, è doveroso parlare del loot. Questo si divide in loot da mostri, che generalmente consiste in risorse per il crafting, e loot di ricompensa alla fine dei dungeon, che comprende sia materiale per il crafting che risorse per potenziare le truppe. Il problema più grande è il sistema di spartizione del bottino, poiché se si affronta un dungeon in gruppo, ognuno dei partecipanti avrà a disposizione il lancio di dadi virtuali per accaparrarsi le risorse, con una forte componente di RNG.

 

Endgame

Kingdom Under Fire 2 presenta un endgame PvE abbastanza scarno. Sono presenti missioni giornaliere, invasion e raid. Glissiamo sulle prime, visto che non portano in tavola nulla di nuovo, soffermandoci su invasion e raid. La prima modalità consiste nel cooperare fino a tre giocatori per sconfiggere orde di nemici, un miniboss, altre orde e infine il boss finale. I raid, invece, sono un’esperienza cooperativa fino ad otto giocatori e consistono in battaglie campali, dove vanno decimati tanti nemici in campo aperto per poter espugnare un castello, al cui interno compare il boss. Per dirla in soldoni, l’esperienza endgame si basa sul ripetere le stesse missioni campali dove orde di nemici si alternano a boss da sconfiggere nella speranza di potenziare o ricevere nuove truppe. In questa prospettiva avere una gilda con cui affrontare questi contenuti è fondamentale e l’utilizzo di Discord o altri mezzi per comunicare al meglio potrebbe agevolare l’esperienza.

Sul versante PvP il gioco è ancora più scarno. Le modalità che si possono affrontare sono due: 1v1 e 8v8. I duelli prevedono l’utilizzo del solo PG, senza truppe, e si svolgono in un’arena. Gli scontri 8v8 invece sono vere e proprie battaglie campali, dove i giocatori comandano le proprie truppe e difendono il proprio castello o attaccano quello nemico. Nonostante il piacere di una sana sfida, Blueside sembra non essere intenzionata a dare un ruolo primario all’aspetto competitivo del gioco, visto che non vi sono incentivi a parteciparvi.

 

Kingdom Under Fire 2 recensione Kingdom Under Fire 2 Blueside gameforge

Il nuovo comandante è chiaramente una idol.

Comparto grafico e sonoro

La grafica segue l’andamento generale del titolo, alternando alti e bassi. I modelli dei personaggi sono ben fatti, le armature lucenti, inizialmente sembra un lavoro curato. Poi, però, basta guardare i filmati creati con il motore di gioco per accorgersi che dai volti dei personaggi non traspare nessuna emozione: le labbra si muovono quasi sempre in sync con le voci, ma le espressioni non cambiano.

In generale gli ambienti denotano una cura molto minore rispetto a quella riservata ai personaggi: le texture del terreno sono slavate e mostrano l’effettiva età del titolo, appartenente alla vecchia generazione. C’è una disparità che crea un contrasto stridente tra i PG e tutto ciò che vi è intorno.

 

Armature splendenti e sassi dalle pessime texture.

Il comparto sonoro non mostra particolari mancanze ed anzi, si rivela una chicca in alcune situazioni. Le musiche di sottofondo spesso sono godibili ed invogliano il giocatore a continuare a combattere. Purtroppo rimane la questione della rottura dell’immersione, discussa prima, dovuta alle frasi che gli NPC ripetono quando si interagisce con loro.

 

Bug e problemi tecnici

Vorremmo poter dire che Kingdom Under Fire 2, dopo dieci anni di sviluppo, è quasi impeccabile, ma così non è. Rimasugli di coreano, diversi errori di traduzione nei dialoghi e numerosi crash ci hanno lasciato l’amaro in bocca: entrare nelle grandi città hub e vedere che il gioco rimane fermo nella scherma del portale per poi crashare non fa certo piacere. E questo è capitato diverse volte.

La presenza, poi, di muri invisibili creati da vari oggetti che richiedono al player di essere aggirati, sia nel mondo di gioco sia nei dungeon, non è certo apprezzabile. Analogamente, il gioco impedisce al nostro avatar di scavalcare persino muretti e staccionate. Tutti questi ostacoli danno la sensazione di un mondo di gioco ingessato e artificioso. In aggiunta, Kingdom Under Fire 2 risulta mal ottimizzato e mostra vistosi cali di framerate in occasione di battaglie con molte truppe ed esplosioni a schermo.

 

Kingdom Under Fire 2 recensione Kingdom Under Fire 2 Blueside gameforge

Se il mio Coreano non è troppo arrugginito, quella scritta vuol dire “Equipaggiato”.

Pay to win?

Nella sua release occidentale Kingdom Under Fire 2 segue la formula buy-to-play, con tre diversi pacchetti acquistabili. Ognuno di questi contiene al suo interno, oltre al gioco base, svariati oggetti consumabili in-game e una quantità diversa di Cubic.

Nel gioco ci sono tre valute diverse: i Gold, che si ricevono principalmente dalle quest, i Cubic, che si ricevono tramite daily quest e come ricompensa dei dungeon, ed infine i Diamond. Solo questi ultimi sono acquistabili mediante valute reali, ma al momento il Diamond Shop ha al suo interno solo accessori cosmetici.

Il Cubic Shop, d’altro canto, permette ai giocatori di comprare vari oggetti estetici, ma anche consumabili molto utili. I Basic e Silver Booster Pack, ad esempio, sono utili per accumulare esperienza in fretta, diminuire i costi di upgrade delle truppe e riparare armi e armature. Sono presenti anche il Repair ticket, per riparare l’equipaggiamento dell’eroe senza ulteriori costi, e un ticket per resuscitare le truppe in battaglia, utilizzabile nei dungeon PvE.

I bonus iniziali di chi ha comprato un pacchetto più caro sono pay-to-win? Al momento non crediamo. Non vi sono particolari vantaggi ad arrivare rapidamente all’endgame. L’unico beneficio che acquistare un pacchetto con diversi bonus porta è una maggior tranquillità nell’affrontare il leveling: in altre parole, ciò che si riceve acquistando i pacchetti più costosi è la convenienza di avere meno limiti. Per sbloccare la chat globale e aumentare l’inventario si devono usare i Cubic e questo fa capire che la convenienza acquistata, comunque, non è trascurabile; ma poter resuscitare le truppe con un ticket o riparare a costo zero armi e armature porta avanti di poco un giocatore.

Al momento il Cubic Shop al suo interno non ha alcun oggetto che renda un utente più forte di un altro e, sebbene la situazione sia un po’ sul filo del rasoio, ci teniamo a ripetere che non sussistono le basi per additare il gioco come pay-to-win, sebbene sia molto pay-to-convenience qualora si scegliesse il pacchetto War God.

 

Kingdom Under Fire 2 recensione Kingdom Under Fire 2 Blueside gameforge

Benchè ci sia scritto Diamond Shop, solo quello in Appearance si può comprare con i Diamond, l’altra schermata è senza oggetti.

Delusioni e speranze

Prima di trarre le conclusioni ci sembra doveroso dare ulteriori spiegazioni sulle ragioni che rendono Kingdom Under Fire 2 deludente sotto diversi punti di vista. Il gioco è un ibrido interessante, cerca di prendere il meglio di due mondi e unirli, con l’intento di creare una sinergia. Tuttavia lo sviluppo travagliato, o la troppa fretta nel portarlo in Occidente, non hanno tenuto conto dei tempi che corrono. Se nel 2013 si poteva accettare un MMO in cui minime pendenze e muri invisibili bloccassero la strada, o in cui il personaggio non potesse saltare un muretto, nel 2019 ciò non è più accettabile. Se nel 2013 si utilizzavano le fetch quest in tutti i titoli, nel 2019 si dovrebbe fare qualcosa di più. Non c’è nessuna logica per cui due NPC, a due metri di distanza, non possano a parlarsi e anzi, paghino profumatamente il giocatore per fare da intermediario.

Un ulteriore problema per Kingdom Under Fire 2 è che la concorrenza presente oggi sul mercato non è la stessa di sei anni fa. Oramai gran parte degli MMO propone un open world e qualora vi siano, al contrario, mappe istanziate, queste devono essere costruite con grande attenzione ai dettagli, devono essere impeccabili per poter colmare quel senso di costrizione che il giocatore prova nel non poter muoversi liberamente. Purtroppo non è questo il caso: la componente MMO del titolo ci ha lasciato il sapore di un gioco vecchio, legnoso, con un design antiquato, mentre quella che abbiamo apprezzato di più, alla fine, è stata quella tattica.

In ogni caso gli sviluppatori di Blueside promettono di voler aggiornare il loro prodotto. Il primo grande aggiornamento gratuito inserirà la Dark Sorceress tra le classi giocabili, aggiungerà nuove unità al già vasto roster e introdurrà un nuovo raid endgame con un cap di 16 giocatori.

 

 

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CONSIDERAZIONI FINALI

Kingdom Under Fire 2 è un titolo ambizioso, con buone premesse, ma con una realizzazione che lascia a desiderare. Gli sviluppatori di Blueside hanno cercato di innovare il genere, ma senza riuscirci, e non si sono adeguati ai tempi moderni. Questo è un vero peccato, perché se il titolo fosse stato curato e rifinito meglio avrebbe comunque potuto dire la sua.

Valutare questo ibrido sui generis non è facile, non si può scomporre il titolo in tante parti, valutarle singolarmente e ricomporle per avere una media aritmetica. Quello che sappiamo è che Kingdom Under Fire 2 aveva un grande potenziale, che però non si è realizzato. Se gli sviluppatori continueranno a supportarlo, la situazione potrebbe anche cambiare. Ma fino ad allora, il titolo non supera la sufficienza.

 

La nostra scala di valutazione

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