Spero di parlare a nome di tutti, e se non di tutti almeno di una buona parte, quando dico che ognuno di noi ha sognato almeno una volta di comandare una nave spaziale. Bazzicare da sistema a sistema per reclutare il proprio equipaggio e viaggiare per scoprire nuovi mondi e vivere avventure adrenaliniche. The Outer Worlds è tutto questo… e di più. Il nuovo RPG sci-fi sviluppato da Obsidian Entertainment ed edito da Private Division porta i giocatori a vivere un’avventura unica ed entusiasmante capace di far tornare un po’ indietro con gli anni a quando, appunto, si sognava di andare nello spazio.
Il nuovo titolo, creato dalla stessa software house che ha dato alla luce Fallout New Vegas, Pillars of Eternity e Star Wars Knights of the Old Republic 2, regala un’esperienza di gioco di ruolo profonda e completa, in grado di sviluppare delle ottime fasi di azione con un’eccellente narrativa e delle buone meccaniche RPG a fungere da fondamenta.
The Outer Worlds è disponibile dal 25 ottobre su PlayStation 4, Xbox One e PC tramite Epic Games Store e Microsoft Store al prezzo di €59,99 (ma può essere fruito anche abbonandosi al catalogo del’Xbox Game Pass di Microsoft). L’uscita del gioco su Steam è prevista per il 2020, ma non si hanno ancora date certe.
Ora andiamo a scoprire quali punti rendono The Outer Worlds un possibile punto di riferimento per il genere RPG.
Un colono in cerca di identità
Risvegliarsi da un sonno criogenico e adattarsi ad un mondo che non si conosce non è facile come la gente immagina. Ebbene, noi siamo stati liberati per uno scopo: aiutare la colonia spaziale di Halcyon a sopravvivere e riprendersi dalla grande crisi che sta affrontando. Come? Beh, questa parte è tutta da scrivere!
All’interno dell’avventura abbiamo una vastissima possibilità di scelte, talmente vasta che possiamo addirittura scegliere di dimenticarci completamente di Halcyon e badare ai nostri sporchi comodi. È in questo che risiede la forza di The Outer Worlds, nella sua impostazione ruolistico-narrativa estremamente immersiva e variabile: le scelte che prenderemo influenzeranno direttamente tutti gli avvenimenti che si susseguiranno nella colonia.
Halcyon è appunto una colonia spaziale, controllata interamente da grandi compagnie che fondano la città e permettono ai coloni di lavorare, producendo i prodotti che loro stessi acquisteranno. In un universo dove tutto si misura in produttività, efficienza e slogan pubblicitari, sembra mancare il tempo per soffermarsi sull’umanità delle persone. È in questo scenario profondamente decadente che gli sviluppatori di Obsidian applicano un design allo stesso tempo anni ’50 e futuristico, con un’aggiunta di space western. Il setting, oltre a rievocare le emozioni e gli stili tipici della serie TV Firefly, attinge molto della sua personalità da un’altra delle pietre miliari del videogioco occidentale, sviluppata dalla stessa Obsidian: Fallout New Vegas.
La narrativa di The Outer Worlds si attesta su un livello qualitativo altissimo ed è capace di coinvolgere completamente il giocatore nella vasta quantità di dialoghi. Ogni singola missione, dalle primarie alle task, risulta ben scritta e coinvolgente. Ottima anche la scrittura degli NPC e dei companion: con questi ultimi noi andremo a forgiare un rapporto emotivamente profondo e psicologicamente complesso. Ognuno di loro ha infatti un carattere, degli ideali, una psicologia, un trauma con cui noi, che siamo i capitani della nave, dobbiamo fare i conti. Solo sei degli NPC che incontriamo potranno diventare membri della nostra crew e ognuno di loro potrà essere sbloccato attraverso incontri specifici nelle varie aree di gioco.
La colonia di Halcyon è composta da un sistema di pianeti non esplorabili liberamente: la struttura della mappa non è quindi open world, ma possiede diverse aree alle quali si accede solamente dopo aver superato i rispettivi caricamenti. Ogni pianeta nel sistema ha una o più aree esplorabili, raggiungibili solo attraverso un HUB presente nella plancia della nave.
La narrativa e l’ambientazione all’interno delle quali si plasma l’avventura di The Outer Worlds rappresentano un punto fermo del titolo, supportato da un gameplay all’apparenza complicato, ma in realtà semplice e funzionale.
GDR di alta qualità
Lo stile e le meccaniche di Fallout probabilmente non abbandoneranno mai il cuore e la mente degli sviluppatori di Obsidian, che sembrano aver preso molta ispirazione dal franchise ora detenuto e gestito da Bethesda. La somiglianza tra Fallout New Vegas e The Outer Worlds non si ferma quindi al solo design, ma continua anche nelle meccaniche di base e nel gameplay.
I punti di similitudine si possono trovare sin dai primi minuti di gioco, quando possiamo notare l’esistenza di un’abilità chiamata Tactical Time Dilatation (TTD). Questa permette al giocatore di rallentare il tempo al fine di mirare meglio al bersaglio e così ottenere un vantaggio in combattimento: puntando il fucile su una parte del corpo del nemico, potremo infatti visualizzare immediatamente quali conseguenza avrà quel colpo, ovvero se accecherà, gambizzerà o cambierà momentaneamente lo status del nostro avversario. La meccanica, è inutile dirlo per i giocatori di Fallout, è molto simile al sistema di SPAV (o VATS).
Un’altra meccanica di gioco ben strutturata e godibile è quella dei companion: i nostri alleati, infatti, possono interagire sia nei dialoghi con altri NPC sia durante i combattimenti, con la possibilità da parte nostra di comandare le loro azioni e le loro abilità speciali attraverso una serie di comandi presenti sull’HUD. Ogni compagno possiede un inventario al quale noi possiamo accedere, una mossa da usare in combattimento ed una serie di perk.
Su questi ultimi il discorso che si apre è notevole, poiché sia il nostro personaggio che i companion possiedono una grande varietà di perk divisi per tier. Avanzando di livello è quindi possibile sbloccare questi tier e acquisire un perk dalla nuova lista appena sbloccata o da quella precedente. Un altro modo per ottenerli è attraverso le cosiddette “fobie”.
Questa meccanica concede al nostro personaggio un perk se siamo disposti ad accettare determinate condizioni di gioco, tra cui, ad esempio, avere svantaggi contro tutti i robot o aver paura di determinate creature. Questa meccanica è interessante al fine ruolistico di The Outer Worlds, perché concede punti aggiuntivi per creare diversi tipi di build e costringe il giocatore ad un diverso tipo di approccio con quella creatura o quello svantaggio a lui assegnato.
Una regola simile era già presente in alcuni GDR da tavolo come il Cypher System o Numenera scritti da Monte Cook, e prevedono l’intrusione del game master nelle azioni di un giocatore. Il tutto in cambio di un punto esperienza, che l’utente può spendere nelle varie abilità.
Da menzionare la solidità del gunplay, che non fa pesare fasi di combattimento anche lunghe. Il feeling dello sparo risulta soddisfacente e la varietà di armi buona, passando da strumenti corpo a corpo fino a cannoni al plasma e pistole che rimpiccioliscono. Vi è inoltre un amplissimo rango di modifiche che possiamo abbinare alle armi per potenziarle attraverso l’utilizzo di un tavolo da crafting.
La fase della creazione del personaggio si aggiunge alla lista di ottime meccaniche all’interno di The Outer Worlds. Le varie schermate di personalizzazione dell’aspetto e dell’assegnazione dei punteggi di abilità risultano ben fatte e dinamiche. La dinamicità del sistema di creazione del personaggio, come anche dell’aumento del livello, consiste in un semplice raggruppamento delle varie skill in macroabilità. Ad esempio, è possibile trovare sotto la macroabilità “Dialogo” le diverse skill che la compongono, come “Lie” e “Persuasion”. Al salire della macroabilità saliranno anche le skill in essa contenuta, almeno fino ad un determinato valore, dopo il quale ogni singola skill è per sé.
Attenzione però a non cadere nella trappola! The Outer Worlds non è un Fallout nello spazio, bensì un gioco che ha guardato a Fallout per l’ispirazione ma ha rielaborato il contenuto trovando una sua personalità. Il gameplay e le meccaniche del nuovo titolo Obsidian convincono sia dal punto di vista del gioco di ruolo che di giocabilità generale. Si tratta di una serie di feature ben costruite, che arricchiscono ancor di più il già buon comparto narrativo.
Nulla è perfetto
Ahimè, The Outer Worlds non fa eccezione. Nonostante il lavoro svolto da Obsidian sia ottimo, purtroppo un punto la tradisce: il comparto tecnico. È qui che sia la grafica che il comparto sonoro si dimostrano poco impattanti. Per la prima possiamo osservare che le texture sono generalmente poco curate sia negli ambienti che nei personaggi non giocanti. Il motore grafico usato dal team, l’Unreal Engine, è poi afflitto da un’ottimizzazione un po’ altalenante. Ad aggravare ulteriormente la situazione c’è un lento rendering delle texture e la ripetizione di alcuni modelli facciali all’interno del gioco.
Per quanto riguarda invece l’audio si possono trovare degli errori nel mixing dei suoni e nella colonna sonora. I suoni per la maggior parte del tempo sono ben mixati, ma in alcuni punti del gioco questi o partono a caso o non ci sono proprio. Per quanto riguarda la colonna sonora, questa è purtroppo sottotono rispetto al resto dell’avventura: in tutta la tracklist sono pochi i brani che riescono a stare al ritmo del gioco e della narrazione.
Alcuni dei problemi tecnici sopra elencati, come la mancata ottimizzazione, sono sicuramente arginabili con successive patch, mentre altri, come la soundtrack sottotono, sembrano errori di design difficili da colmare. Fortunatamente la presenza di queste sviste tecniche non ha trasformato la nostra esperienza di gioco in un supplizio, permettendoci quindi di godere dell’avventura in tutta tranquillità.
It’s not the best choice, it’s Obsidian Choice
The Outer Worlds ha saputo integrare a pieno molte meccaniche RPG, finora poco utilizzate, adattandole ad un’ambientazione difficile e sottovalutata come quella space western. Su un più ampio spettro di analisi, il setting spaziale riesce ad offrire una grandissima varietà a livello narrativo. Dato che in The Outer Worlds ci sono tanti pianeti che non si possono esplorare, neanche dopo la fine del gioco, la domanda che sorge spontanea è: quali sono i piani degli sviluppatori per il futuro?
Mettere dei pianeti all’interno di una mappa per far sì che non vengano esplorati dal giocatore mi sembra ridicolo e risulta lecito pensare che in casa Obsidian qualcosa stia bollendo in pentola. The Outer Worlds è infatti un gigantesco titolo single player dal grande potenziale: merita di essere aggiornato con DLC che aggiungano missioni, compagnie e companion nuovi, e magari anche qualche feature inedita. Le possibilità narrative che lo spazio riesce a dare sono tantissime e vale la pena sfruttarle, per tenere ancora viva nei giocatori la voglia di single player che, a poco a poco, sta svanendo. The Outer Worlds è uno degli ultimi baluardi dei single player e merita di essere valorizzato per questo. Se Obsidian lasciasse andare il gioco, sarebbe uno spreco di potenziale immenso.
CONSIDERAZIONI FINALI
The Outer Worlds è un titolo incredibilmente profondo e accattivante. Il gameplay e la narrazione sono curati nel dettaglio, creando magistralmente un’avventura dinamica degna di uno space cowboy. Peccato per il lato tecnico che non riesce a stare al passo, risultando alquanto claudicante. Il nuovissimo action RPG targato Obsidian, comunque, sorprende e conquista immediatamente con le sue atmosfere e ambientazioni. Un ottimo gioco destinato a segnare un nuovo punto di riferimento per il genere.
See you space cowboy…
Studente di Scienze Politiche e Sociali, Damians è appassionato di videogiochi, film, serie TV e fumetti. Ah e non dimentichiamo anche la musica e, ovviamente, la politica. Discute di queste cose in continuazione e ha sempre qualcosa da dire. Dentro MMO.it ha finalmente trovato lo spazio per continuare a parlare di ciò che gli piace senza assillare i passanti. Insomma, una fortuna per la quiete pubblica.
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