Dopo il rinvio da settembre ad ottobre, il nuovo contenuto di Destiny 2 che sancisce l’inizio dell’Anno 3 è arrivato. Dopo circa 50 ore a provare la nuova campagna, nuove attività e meccaniche, è giunto il momento di parlare di questo Ombre dal Profondo (in inglese Shadowkeep).
Seguendo le pagine social di Bungie nelle ultime settimane è parso molto chiaro quanto per i ragazzi della software house di Bellevue fosse importante l’uscita di questa nuova espansione, sia per il distacco da Activision che per il passaggio al free-to-play con la versione Nuova Luce (la quale contiene l’intero Anno 1 più le destinazioni delle stagioni successive), l’introduzione del cross-save per tutti i giocatori e il passaggio su Steam per l’utenza PC.
Insomma, tante grandi novità che negli ultimi mesi hanno fatto parlare del looter shooter, il quale dopo un annual pass tra alti e bassi aveva bisogno di un contenuto slegato dai chiacchierati vincoli di Activision e frutto della sola Bungie che ha tanto a cuore questo gioco.
Il confronto con la precedente espansione I Rinnegati (Forsaken) è d’obbligo poiché, proprio come l’espansione uscita nel settembre 2018, Ombre dal Profondo ha puntato al cambiamento di diversi aspetti del gioco introducendo una nuova destinazione, nuove modalità, un diverso sistema di progressione e altri aspetti di gameplay. È però opportuno considerare che nell’ultimo anno Bungie ha fatto scelte importanti che l’hanno portata a produrre e distribuire i propri titoli, non ricevendo più supporto da publisher esterni per la creazione dei suoi contenuti.
Sulla Luna, di nuovo
Dopo aver esplorato l’area del Cosmodromo sulla Terra nel primo Destiny potevamo prendere la nostra aeronave e far rotta per la Luna, dove l’attività dell’Alveare – un’antica specie con una sorta di mente collettiva legata al proprio campione Crota – iniziava a diventare preoccupante per la sicurezza dell’Ultima Città sulla Terra. Da allora per tutti i veterani sono accadute molte cose. I nostri Guardiani hanno ucciso divinità, salvato l’Ultima Città svariate volte, partecipato ad attività losche, vendicato amici e raccolto un sacco di bottino. Come però citava una frase divenuta virale nella Reddit di Destiny, “Moon’s Haunted”: la Luna è infestata, e questo ci ha portato a reincontrare un’altra vecchia conoscenza dei giocatori di Destiny: Eris Morn.
Nella campagna di Ombre dal Profondo troviamo Eris, collaboratrice dell’avanguardia della Torre, indagare sulla Luna in merito a delle strane presenze che la perseguitano, che lei chiama “incubi”. Le ombre dei compagni di squadra che perse in passato proprio cercando di sconfiggere l’Alveare la perseguitano, così come le ombre di alcuni nemici storici che tornano a nuova “vita” mettendo i bastoni tra le ruote ai nostri Guardiani, alla ricerca dell’origine di questi incubi.
Su questa premessa la storia di Ombre dal Profondo è un vero e proprio tuffo nei ricordi per i veterani del titolo grazie ad una Luna sì rinnovata ed ampliata, ma ancora dotata dei molti anfratti pullulanti di nemici del vecchio Destiny. Anche questa volta Bungie non delude dal punto di vista artistico con degli scorci eccezionali, che interrompono la frenesia delle sparatorie per farci prendere un secondo e ammirare il panorama.
Meno d’impatto la narrazione, che risulta più singhiozzante di quella vista ne I Rinnegati a causa di una diluizione con intermezzi di farming di materiali o altre subquest, che fungono in modo intelligente da tutorial per introdurci alle nuove attività della Luna, ma rovinano un po’ l’epicità del racconto.
L’avventura con Eris riporta finalmente l’attenzione sul tema principale di Destiny, lo scontro con l’imminente Oscurità, dopo una serie di nuove linee narrative che avevano – quale meglio quale peggio – arricchito l’universo narrativo di gioco ma, al contempo, avevano provocato un forte bisogno per la community di tornare a parlare di “cose serie”.
Gameplay: meno RNG e più RPG
Ombre dal Profondo focalizza la propria attenzione sull’introduzione di novità al gameplay e al sistema di progressione per giungere alla fase di endgame, piuttosto che sull’aggiunta di una mole di luoghi, armamenti e nuove modalità.
Ciò che salta subito all’occhio nel menù è l’introduzione di un pass stagionale suddiviso per gli utenti che approfittano del solo contenuto free-to-play e per chi invece possiede Ombre dal Profondo – e di conseguenza la Stagione dell’Intramontabile compresa nell’acquisto. Il pass offre una serie di oggetti, armature ed engrammi per armamento con l’aumento di esperienza in gioco, che aiuta ad accelerare l’ascesa al level cap.
Come di consueto, infatti, ogni nuovo contenuto di Destiny 2 alza l’asticella del livello di potere massimo raggiungibile. Finora l’aumento di potere era legato al completamento delle attività settimanali e delle taglie ad esse legate, ma con l’introduzione del pass settimanale Bungie ha eliminato l’aumento del livello del personaggio, che fino a I Rinnegati (con il livello massimo a 50) era un elemento che cresceva di pari passo con il livello di potere. La suddivisione del pass tra giocatori free e a pagamento non crea dinamiche pay-to-win ma, come detto, rappresenta una spinta in più per il livellamento e amplia l’esperienza di gioco.
L’altra introduzione contenutistica è rappresentata dal Manufatto. Sbloccabile attraverso il pass stagionale, il Manufatto ci permette di ottenere modifiche per armi e armature e ulteriori punti potere con l’aumento di esperienza. Alcune delle modifiche ottenibili sono uniche ed estremamente utili per combattere un nuovo tipo di nemici muniti di barriera o sovraccarichi, mentre i punti luce ottenibili, se da un lato non aumentano il livello dei drop che otteniamo dai nemici (a cui fa sempre fede la media del potere dell’armamento equipaggiato), permettono però di avere un punteggio complessivo di punti luce più alto per facilitarci nel completamento delle attività più ardue.
La terza novità introdotta sono le armature 2.0, già mostrate in anteprima da Bungie nei suoi livestream su Twitch. Il roll casuale delle abilità di un pezzo di armatura ora è stato sostituito da un sistema più ragionato e affine a dinamiche GDR che vede un livello per ogni parte d’armatura, il quale può arrivare fino a 10 spendendo materiali. Ogni armatura ora presenta degli slot liberi, ad ognuno dei quali possiamo associare un’abilità che ha un costo. La somma del costo delle abilità dovrà rimanere entro il livello della nostra armatura.
Questo interessante sistema, oltre a ridurre i tempi di ricerca spasmodica per una particolare modifica su un pezzo di armatura, ci permette di creare efficaci sinergie tra modifiche ed abilità e realizzare loadout per le diverse attività senza lasciare più niente al caso.
Il gunplay non è cambiato e risulta molto solido e piacevole come in precedenza. In generale, il feeling che si prova per chi arriva dai precedenti contenuti di Destiny 2 è un maggiore controllo su quello che possiamo fare per i nostri personaggi, una notevole riduzione del tempo speso nel ricercare determinati oggetti ed un adeguamento nella stessa ottica anche per le imprese di armamento di punta ed esotico. Il grinding è sempre presente, ma attenuato da una maggiore varietà tra le attività e richieste meno impegnative per ottenere bottino.
PvP, endgame e raid
Sul fronte delle modalità di gioco Ombre dal Profondo rivede il Crogiolo, sezione dedicata al PvP che ha sempre le due classifiche (Valorosa e Gloriosa) per il competitivo, ma suddivide le tipologie di scontro – come Controllo, Sopravvivenza e Detonazione – in sottocategorie ed introduce per il PvP competitivo la possibilità di affrontare partite in singolo, contro altri giocatori non in squadra, così da favorire match più equilibrati.
Negli Assalti è stata introdotta la modalità Calvario, che è organizzata per livelli di difficoltà settati con un requisito di potere da soddisfare. Con l’aumento della difficoltà è possibile ottenere bottino migliore, ma si aggiungono anche modificatori negativi per l’attività, che al rango maestro rappresenta una vera sfida.
Il Giardino della Salvezza, nuovo raid compreso con Ombre dal Profondo, si presenta con una struttura più simile a quella dei recenti raid Sciagura del Passato e Corona del Tormento che a quella di Ultimo Desiderio. Organizzato su quattro step inframezzati da sezioni platform, esso risulta sempre molto coinvolgente e richiede una buona dose di collaborazione con la squadra, ma in termini di game design manca di originalità. Vi troviamo infatti soluzioni già viste o riciclate da altre modalità, ad eccezion fatta per una meccanica che richiede di formare una catena umana per sbloccare delle porte.
Insieme al raid all’interno del Giardino Nero, Bungie ha rilasciato anche una nuova attività: l’Offensiva Vex. Sulla falsariga di altre modalità ad ondate come il Protocollo di Intensificazione ed il Pozzo Cieco, l’offensiva Vex si suddivide in tre fasi. Nelle prime due saremo chiamati a sconfiggere ondate Vex e distruggere dei cristalli per sbloccare l’area successiva, mentre nella terza dovremo sconfiggere il boss privandolo dello scudo che lo rende invulnerabile grazie alle teste dei minotauri Vex, per poi passare alla fase di danno.
Fronte tecnico
Abbiamo potuto provare Ombre dal Profondo sia su PC che su PS4 Pro ed il gioco si comporta come in passato. Su console il prodotto risente di una certa latenza all’apertura dei menù e di qualche fase di caricamento che interrompe l’azione mentre ci si muove tra le aree di gioco. Su PC questo non accade, anzi il frame rate resta granitico oltre i 60 e subisce una riduzione forzata solo nelle cutscene limitate a 30 fps, probabilmente perché realizzate allo stesso modo per tutte le piattaforme.
L’ambientazione presentata in questa espansione si conferma estremamente affascinante, con gli artisti di Bungie che hanno fatto un ottimo lavoro nel rendere le profondità della Luna ancora più oscure e minacciose. Come da tradizione anche la colonna sonora è di alto livello, sia con temi che si rifanno al passato che con brani nuovi, a metà tra l’elettronica e l’orchestrazione classica.
Voto
CONSIDERAZIONI FINALI
Destiny 2: Ombre dal Profondo rappresenta un importante punto di svolta per Bungie, che ha deciso di prendere le redini – e la totale responsabilità – del proprio progetto. Cercando di giudicare in base a quanto abbiamo visto finora, questa nuova espansione è riuscita a metà. Da una parte le innovazioni in ambito di gameplay sembrano gettare le basi per qualcosa di molto interessante che verrà, mentre dal punto di vista contenutistico ci troviamo di fronte ad un prodotto che, guardando allo storico di Destiny, si avvicina più a un DLC dell’Anno 1 o a una singola stagione dello scorso annual pass che a una vera espansione quale è stata I Rinnegati.
La scommessa di Bungie sarà riuscire a ripagare la sua community sul lungo periodo, rilasciando con cadenza regolare nuovi contenuti in grado di soddisfarne le necessità. Vedremo se ne sarà capace ora che non ha più scuse.
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