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Remnant: From the Ashes – Recensione

Remnant: From the Ashes – Recensione

“Mi ricordo anni fa…” inizierebbe la recensione Edoardo Bennato. Ok, sono vecchiotto, magari preferireste qualche sbarra di Izi o di Salmo, ci sta, come direbbe mio figlio. Ci sta anche che Perfect World mi ricorda cose belle. Non necessariamente prodotti perfetti, ma momenti indelebili nella mia storia MMORPG fatta di scappate alla Gamescom piuttosto che alla Game Developers Conference di San Francisco. E mi ricorda i tempi in cui Star Trek Online doveva essere qualcosa di epocale, ma anche le tante ore giocate a Perfect Word, l’omonimo MMO, o a Jade Dynasty piuttosto che a Forsaken World. Poi l’uscita del bellissimo Neverwinter, dopo l’abbuffata orientale, ma con classe, che alla fine era molto meglio di tanti Bless Online che sono venuti dopo. In fin dei conti la compagnia ha salvato pure un “classico” come quello dell’allora osannato Bill Roper, ovvero Champions Online, quindi un posto, per tutto quello che ho detto, nel mio Olimpo personale della storia del genere lo ha eccome.

Ora ci offriranno pure Torchlight Frontiers e per il momento un ottimo action RPG survival come questo Remnant: From the Ashes, ora disponibile su PlayStation 4, Xbox One e PC tramite Steam. Il titolo è progettato dai tipi di Gunfire Games, che con i capitoli di Darksiders qualcosa di buono avevano fatto. Buono forse è dir poco, ma andiamo con ordine.

 

 

Il mio amore si chiama Dark…

Primo punto: vi piacciono i giochi alla Dark Souls? Perché Gunfire Games deve essersi nutrita solo di questo tipo di prodotti e meccaniche mentre i suoi sviluppatori creavano Remnant. Quindi il punto è che se vi piace “soffrire”, essere frustrati e puniti ripetutamente mentre giocate, questo è un prodotto che fa per voi. Se invece amate le cose belle pronte e impacchettate, con l’autotune, il GPS, le vite infinite e la god mode, ciaone. Qui è tutto difficile, dai primi mob che incontrerete fino a uno dei 20 boss che il gioco vi metterà di fronte, se mai ci arriverete. Il mondo è decisamente post-apocalittico: una razza aliena ci ha presi a sberle, ha distrutto tutto e adesso domina incontrastata. Sono i Root, una sorta di esseri metà vegetali e metà cattivoni di prim’ordine che hanno lasciato solo macerie dietro di loro, macerie in cui ora si nasconde quello che rimane dell’umanità, che avventurandosi in mondi paralleli cerca risorse e risposte per riprendere il controllo del pianeta.

A voi sarà affidato il compito di rintracciare il Fondatore, l’unico che sa come annientare il cuore dell’insediamento alieno, che risiede in una torre alla Stephen King. Questa è la trama che delinea anche un’atmosfera decisamente opprimente, parlando di feeling, ma indubbiamente appagante in termini di design sia degli avversari che degli ambienti, che spaziano da paludi degne di film hollywoodiani degli anni ’50 a paesaggi più urbani.

 

Remnant From the Ashes recensione Remnant: From the Ashes review

Cosa ci aspetta in quelle dimensioni parallele dove dovremo avventurarci? Un gran lavoro di Gunfire Games, che ha creato una serie di mostri che varia da piccoli, brutti e perseveranti fino a bestie grandi come palazzi che vi faranno saltare in aria solo guardandovi. Ecco, se posso subito sottolineare un aspetto lievemente negativo (perché comunque Remnant è assolutamente lodevole) è il fatto che mentre in Dark Souls si moriva, sì, ma perché giustamente i mob erano più forti, qui ogni tanto si ha la sensazione, seppur solo a tratti, che la progressione di difficoltà non abbia un senso logico, e se un attimo prima ci si è sbarazzati relativamente in modo facile di un mostro, in quello dopo il picco di difficoltà aumenta esponenzialmente e finiamo per morire senza manco avere il tempo di accorgersene.

Altra differenza con Dark Souls è l’attenzione estrema che viene data al combattimento a distanza, anche se non mancano le armi bianche. Il vero cuore di questo action RPG in terza persona è proprio il combat con armi ranged, dove Remnant: From the Ashes dà il meglio di sé. Non potrete parare, quindi l’uso sapiente e continuo della schivata diventerà il vostro miglior alleato. Schivate che fiaccheranno però la vostra stamina, quindi dosarle è essenziale.

 

Remnant From the Ashes recensione Remnant: From the Ashes review

“Cosa succede all’inizio del gioco?”, mi chiederete. C’è la creazione del personaggio, che non è male e offre diverse opzioni per una personalizzazione coerente e soddisfacente, e la scelta dell’archetipo, che distinguerà solamente quali armi di partenza avrete a disposizione. Teoricamente una classe dovrebbe infliggere più danni, un’altra essere più agile e l’ultima più resistente ma, anche se fosse in parte vero, non avrete troppo tempo per appurarlo perché inizierete a morire a raffica e cercherete subito una qualche tattica che prevarichi le semplici capacità fisiche del vostro personaggio. Per la cronaca in Remnant: From the Ashes avrete a disposizione l’Attaccabrighe, il mastino di turno specializzato nel corpo a corpo, che predilige spaccare tutto con un martellone e ha un look iniziale alla Interceptor, il Cacciatore, che pare uscito da Fallout ed è un ranged master che marchia i nemici a distanza aumentando le probabilità di colpo critico anche per i suoi alleati, e l’Ex-Accolito, il curatore del gruppo che va di pistola e fucile a pompa, e sembra uscito direttamente da un western.

Poi affronterete un tutorial che vi illuderà di poter sopravvivere e che conterrà le basi su come curarvi e successivamente, via, verso il (vostro) massacro.

 

Remnant From the Ashes recensione Remnant: From the Ashes review

Il combat, maestro di vita

Non esiste un vero e proprio albero di abilità, ma ne acquisirete e potenzierete mano a mano che progredirete nella storia, così come farete upgrade mirati al vostro equipaggiamento. A mio avviso è essenzialmente più conveniente continuare a modificare e potenziare quello che avete dall’inizio, piuttosto che darvi a nuove armi, perché il gap che avrete tra mob e queste ultime non vi consentirà facilmente di continuare la già difficile progressione e spesso, se non quasi sempre, dovrete tornare ad usare quelle iniziali già arrivate a un certo grado di sviluppo.

Il combattimento, dicevamo, è il pezzo forte di Remnant: From the Ashes. Qualsiasi oggetto di distruzione userete, rimarrete pienamente soddisfatti del modo in cui sono stati implementati nella storia e nelle meccaniche. Per migliorare le armi occorrerà trovare sparsi nei vari livelli i potenziamenti sotto forma di bottino che i vari mob vi lasceranno una volta sconfitti, soprattutto i boss e i mini boss, che vi permetteranno anche upgrade più consistenti alle abilità.

 

Remnant From the Ashes recensione Remnant: From the Ashes reviewPiù userete un’arma e migliore sarà la sua efficacia, un po’ come succede in Skyrim. L’uso continuo, infatti, vi farà entrare in una sorta di simbiosi di skill con il vostro “mezzo tecnico”, permettendovi di sviluppare capacità via via migliori. Non aspettatevi che i loot siano così frequenti e continui, perché qui siamo dalle parti di un prodotto che vi vuole dare filo da torcere sotto ogni aspetto. Finirete sovente le munizioni e dovrete combattere a suon di spade e coltelli per sopravvivere (per poco).

E qui arriviamo al focus primario di Remnant, ossia il fatto che la progressione nella storia avverrà solo in solo oppure hostando una partita multiplayer, altrimenti avrete solo le ricompense ma non avanzerete di un millimetro verso la parola “fine”, a meno che non intendiate la vostra morte. Comunque anche in tre, e non di più, le cose non diventeranno semplici. Resteranno quasi proibitive, specialmente per quanto riguarda i boss che dovrete affrontare e riaffrontare per un numero di volte improponibile. Ma forse è proprio qui il bello, no? In solo, sinceramente, la vedo comunque molto dura. Anzi, non penso si possa batterne uno, a meno che non vi siate fatti delle trasfusioni di Dark Souls o non siate uno degli sviluppatori.

 

Remnant From the Ashes recensione Remnant: From the Ashes review

Vivere dinamicamente

Tutte le volte che completerete un livello in un determinato mondo, sia in solo che in compagnia, e anche all’inizio del gioco dopo la creazione, vi ritroverete in una struttura, il Ward 13, che fungerà da hub, dalla quale potrete deciderete dove andare e con chi farlo. Da qui potrete interagire con vari NPC, sopravvissuti come voi alla terminazione aliena, che vi aiuteranno a modificare il vostro equipaggiamento. Nei vari livelli troverete, oltre ai loot dei mob, anche alcuni forzieri che custodiranno attrezzature varie tra cui le mod per potenziare le armi, che potrete comunque sempre vendere o craftare per sviluppare parti dell’equipaggiamento.

Altro elemento fondamentale: i livelli di Remnant sono generati dinamicamente, quindi non saranno mai gli stessi e non avranno mai la stessa disposizione ogni volta che ci rigiocherete, tanto per rendere ancora più frustrante la vostra esperienza, proprio quando credevate di poter pianificare una qualche tattica nascondendovi in un punto, dietro un muro diroccato o una roccia. Inoltre esiste, come dire, una sorta di regia superiore che pare coordinare magnificamente, con tanto di effetti sonori ad hoc, l’entrata in scena dei vari nemici, che non è mai uguale a se stessa e non segue una sequenza prestabilita. Passerete dai momenti di calma assoluta alternati a vere e proprie scorribande di più mob che vi attaccheranno contemporaneamente per non darvi respiro.

 

recensione Remnant review

Difetti e conclusioni

Tutto bello, quindi? Purtroppo no. Il comparto tecnico manca di qualcosa a livello di dettaglio grafico e i cali di frame rate sono soventi. La musica, a differenza degli effetti sonori, è quasi assente, ma potrebbe essere una scelta di design per rendere il tutto più sinistro. Da notare che il gioco è tradotto in italiano e presenta un doppiaggio più che buono.

In conclusione Remnant: From the Ashes è un titolo survival decisamente difficile da padroneggiare, in cui dovrete arrivare ai famigerati checkpoint per poter salvare (alla Dark Souls e Bloodborne) e che vi costringerà a miriadi di ripetizioni per andare avanti nella storia, anche se la morte non ha conseguenze in termini di perdita di equipaggiamento o esperienza. in compenso quando riuscirete vi restituirà un senso di trionfo difficilmente assaporabile in altri giochi dello stesso genere.

La trama non è né originale né fondamentale, ma rappresenta comunque un buono spunto per farvi dimenticare in fretta di pensarci e dedicarvi totalmente all’arte del non morire subito. Remnant vi spingerà, infine, a fare gioco di squadra online per sconfiggere i boss, davvero troppo difficili in solo. Un prodotto per utenti “consapevoli”, questo è poco ma sicuro.

Nel frattempo Gunfire Games ha promesso un lungo supporto post-lancio con nuovi contenuti e funzionalità in arrivo per il gioco, tra cui biomi, armi e meccaniche inedite. Al momento è stato introdotto un nuovo dungeon e la modalità Avventura, che consente di rigiocare le ambientazioni già esplorate senza bisogno di rifare la campagna.

 

recensione Remnant review

3.5

CONSIDERAZIONI FINALI

Impegnativo ed estremamente difficile, ma appagante. Remnant: From the Ashes fa centro grazie a un gameplay alla Dark Souls e un cuore da ranged combat. Il nuovo RPG survival di Gunfire Games è un prodotto tosto che ha dalla sua un sistema di combattimento action davvero ben sviluppato.

Per intenditori e utenti decisamente consci di quello cui vanno incontro. Quaranta ore di gameplay ben spese nella vita di un videogiocatore incallito.

 

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