Qualche volta è giusto prendersi una pausa da giochi impegnativi e dedicarsi ad un po’ di sana ignoranza. Anche il videogioco ignorante però, pur non facendoti scervellare, deve regalarti un intrattenimento a 360 gradi, puntando su un gameplay accattivante e integrandolo con una storia ben scritta. Rage 2, il nuovo FPS open world single player prodotto da Avalanche Studios, già nota per la serie Just Cause, e id Software, nota per DOOM, mi ha fatto tornare a riflettere su un quesito fondamentale. Quanto è importante la trama nei videogiochi?
Parlando per mia esperienza personale è la prima cosa che guardo, al di là della grafica e del gameplay. Mi tornano alla mente le parole di John Carmack, programmatore del Doom engine:
La trama nei videogiochi è come la trama di un film porno. Ti aspetti che ci sia, ma in fondo non serve a niente.
Lasciando da parte la goliardia della frase, che Rage 2 prende quasi alla lettera, certamente questa apre un grande dibattito. Prima di iniziare ricordo che Rage 2 è disponibile al prezzo di €59,99 su PlayStation 4, Xbox One e PC tramite Steam e Bethesda Launcher (recentemente finito sotto i riflettori per l’assenza del sistema di protezione Denuvo).
Esplorando le Wasteland
Non avete giocato al primo Rage? Nessun problema, tanto è caduto un meteorite e cosa è successo prima non ha più molta importanza. Una forza nemica conosciuta come l’Autorità, comandata dal cattivissimo generale Cross, vuole spazzare via la razza umana e sostituirla con dei mutanti. Insomma, nulla di trascendentale o particolarmente complesso.
La trama che fa da contorno al gioco è alquanto banale e costituisce solo un pretesto per catapultare i giocatori nell’azione vera e propria. Non si prende troppo seriamente e i personaggi al suo interno comprendono il paradosso dei cliché narrativi al quale sono sottoposti. L’intreccio è stato plasmato con superficialità e non possiede un sottotesto, rendendo l’esperienza alquanto sterile. Si tratta di un ingrediente che è stato palesemente messo da parte dal team di sviluppo, un pretesto per buttare il giocatore nell’open world nudo e crudo.
A tal proposito, Rage 2 svolge un buon lavoro nel rappresentare il paesaggio post-apocalittico, almeno all’interno degli insediamenti. Ruggine ovunque, pazzia dilagante e tante luci al neon sono soltanto alcuni dei punti caratterizzanti di queste città nel deserto. L’ambientazione in cui il giocatore si immerge è, visti anche i molteplici elementi futuristici, uno scenario post-apocalittico in salsa sci-fi.
Tuttavia il design inizia a peccare di originalità dal momento in cui lasciamo l’area delle città e ci avventuriamo nel vasto open world. Le terre devastate, infatti, si scoprono essere davvero devastate e desertiche. Nonostante alcuni scorci suggestivi, nella mappa non è possibile fare molto se non utilizzare il veicolo che ci viene fornito dal gioco e balzare da una task quest all’altra. Le missioni secondarie sono molte, e molto ripetitive. In particolare non c’è alcun motivo per cui una persona dovrebbe eseguirle, se non quando viene esplicitamente richiesto dalla storia principale. Alcune di queste possono essere ottenute dagli NPC presenti nelle varie città: questi assegneranno al giocatore degli incarichi che sono esattamente uguali, se non coincidenti con le attività già sbloccate dagli alleati.
L’open world creato da Avalanche Studios pecca nel momento in cui deve realizzare uno scenario ampio, giocabile e soprattutto esplorabile. L’esplorazione delle zone devastate non porta a nulla, poiché non sembra esserci nulla di interessante da scoprire. A popolare la mappa di gioco ci sono diversi clan di predoni, tra cui i Mutanti di Abadon e i Sudari immortali. Questi sono leggermente diversi nel mondo di vestirsi e di combattere, ma finisce tutto lì. Pare infatti che nel loro design sia stata posta la cura necessaria solo per raffigurarli esteticamente, ma in quanto a sostanza rappresentano una grossa lacuna nel background del gioco.
Il feeling di Rage 2 è molto particolare: la sua impostazione e le sue meccaniche sono identiche al videogioco di Mad Max, sempre prodotto da Avalanche Studios. La casa svedese sembra aver riciclato le stesse meccaniche del suo vecchio titolo, ibridandolo con lo shooting frenetico che id Software ha realizzato per DOOM.
All’interno del gioco sono presenti diversi alleati, ognuno dei quali possiede attività esclusive sparse nella mappa. Completando le diverse attività crescerà una barra di esperienza con il relativo alleato e si sbloccheranno vari alberi di progetti e upgrade e, soprattutto, le missioni della storia a lui relative.
Più sono grossi e più fanno rumore quando cadono
Una volta spinti dal pretesto narrativo all’interno dei grandi livelli di Rage 2, ecco che inizia il divertimento. Il level design delle missioni della main story è vario e lo shooting magistrale. L’azione di gioco scorre fluida, proprio come il sangue dei nostri nemici. La violenza esagerata e irreale, che a tratti sfocia nel gore, e le variabili nell’approccio al gameplay rendono il titolo davvero divertente per le poche ore concesse dalla trama (circa 9). La possibilità di utilizzare dei super-poteri, ottenuti dalle “Arche a Nanotriti” che si trovano in giro per la mappa e che concedono al nostro protagonista degli upgrade a livello genetico e di esoscheletro, rende la nostra carneficina di mutanti molto più varia e intensa: balzi che causano onde d’urto, doppi salti e la spettacolare rage mode, che permette di infliggere più danno ai nostri nemici, sono meccaniche molto riuscite.
La progressione del personaggio avviene sia attraverso i potenziamenti genetici, sia mediante il miglioramento delle armi e dei veicoli. Sono presenti molti alberi di progressione di progetti e abilità ottenibili dagli alleati o sbloccabili attraverso “punti progetto”: questi sono acquisibili distruggendo roba in giro o riportando auto nelle città commerciali. Gli upgrade si possono acquistare dal menu di gioco oppure dai vendor che sono presenti nelle varie città.
Il gunplay risulta dunque il maggior punto di forza di Rage 2. Il gioco riesce a tenersi a galla proprio grazie al divertimento che il suo sistema di shooting trasuda, altrimenti la situazione sarebbe molto più tragica. Nel vasto arsenale a nostra disposizione non mancano fucili a pompa e lanciamissili giganteschi, ma si aggiunge anche il famoso Wingstick, già visto nel primo Rage: si tratta di un boomerang a tre lame che, con le sue traiettorie rocambolesche, fa il suo sporco mestiere durante le carneficine.
Spaccare la faccia a mutanti giganteschi non è tutto il divertimento che il gioco ha da offrire: il combattimento sui veicoli, benché il sistema di guida non sia eccelso, riesce a regalare scene mozzafiato e spettacolari. Carri armati giganteschi, convogli con super veicoli corazzati e tante esplosioni sono soltanto alcune delle cose che possiamo osservare durante il nostro vagare per le terre devastate.
How it looks and how it sounds
Rage 2 presenta una grafica davvero gradevole e generalmente ben ottimizzata, con qualche freeze qua e là, ma nulla che impedisca di godersi il gioco a 60 fps. Sono anche ben realizzati gli effetti di luce e le esplosioni, punto forte del titolo. Le texture sono curate e i modelli dei personaggi sono molto dettagliati. La fisica del titolo, soprattutto per quanto riguarda gli smembramenti, è di buona qualità, anche se a volte persino esagerata.
Per quanto riguarda i bug, anche Rage 2 non ne è immune. Si nota in particolare qualche glitch dovuto a compenetrazioni momentanee con l’ambiente virtuale, ma nulla che impedisca la corretta fruizione delle quest principali.
La colonna sonora che detta il ritmo di tutto il gioco è adrenalinica e in sintonia con il contesto dell’ambientazione. Sono presenti canzoni di artisti già molto noti come Danny Brown (canzoni che, per capirci, finiscono facilmente nella propria playlist). Per quanto riguarda invece il doppiaggio italiano, purtroppo è una nota di demerito: non è convincente e non riesce ad adattarsi agli avvenimenti della trama, creando scene alquanto ridicole e artificiose, perfino per Rage 2.
Niente di nuovo sul fronte (del videogioco) occidentale
La verità è semplice: Rage 2 non rappresenta nulla di nuovo e si classifica come un gioco alquanto mediocre, al di là del divertimento che è in grado di portare. La fattura del prodotto è segnata da alti e bassi e per quanto l’ibridazione sia riuscita, poiché non si può dire che il prodotto sia un fallimento, questo lascia comunque con l’amaro in bocca. Rage 2 offre poche prospettive di analisi e non sembra voler approfondire più del necessario le tematiche che emergono dal suo scenario e dalla sua scarna trama. Non entra nel merito delle questioni e presenta degli ambienti che il giocatore a malapena ricorderà, poiché non ha abbastanza tempo per vivere i luoghi che sono stati creati.
Immaginando un videogioco come una bilancia sui cui bracci sono presenti la narrativa e il gameplay, è evidente che nel caso di Rage 2 il peso maggiore è stato dato al secondo aspetto. Un gameplay che, come visto, non è perfetto e inattaccabile, bensì fortemente carente in alcuni suoi punti chiave. John Carmack sarebbe comunque felice del risultato finale. Rage 2 è fugace. È una botta e via. Rage 2 è pornografia videoludica.
CONSIDERAZIONI FINALI
Ricapitolando, Rage 2 si presenta con una trama sterile e senza mordente, un pretesto per trascinare il giocatore all’interno della carneficina di mutanti e tastare il vero cuore pulsante del titolo: il gunplay. Adrenalinico, folle e dannatamente divertente. I paesaggi open world sono però vuoti e poco interessanti da esplorare, anche se visivamente belli. Il sistema di guida diverte, ma non stupisce.
Il titolo sviluppato da Avalanche Studios e id Software si attesta quindi poco sopra la mediocrità. Rage 2 è pieno di potenzialità, che tuttavia non sono state sfruttate adeguatamente.
Studente di Scienze Politiche e Sociali, Damians è appassionato di videogiochi, film, serie TV e fumetti. Ah e non dimentichiamo anche la musica e, ovviamente, la politica. Discute di queste cose in continuazione e ha sempre qualcosa da dire. Dentro MMO.it ha finalmente trovato lo spazio per continuare a parlare di ciò che gli piace senza assillare i passanti. Insomma, una fortuna per la quiete pubblica.
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