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Guild Wars 2: Path of Fire – Recensione finale

Guild Wars 2: Path of Fire – Recensione finale

Ed eccoci finalmente con la recensione definitiva di Guild Wars 2: Path of Fire. Lo so, siamo in ritardo, ma meglio tardi che mai no? Prima di iniziare vi consiglio di leggere la recensione in corso, in cui abbiamo tirato le prime conclusioni sull’ultima creatura di ArenaNet.

La prima cosa da dire è che è una gran bella creatura. Path of Fire non è un’espansione perfetta ma si inserisce in un disegno vasto e ambizioso, che mira ad allargare l’arco narrativo di Tyria non solo con un nuovo continente e relative quest, ma anche con una serie di aggiornamenti gratuiti che introducono contenuti inediti e continuano la storia della lotta contro gli Elder Dragon. Mi riferisco ovviamente alla Season 4 del Living World, di cui sta proprio per iniziare il primo episodio, Daybreak.

Ma andiamo con ordine e concentriamoci su quella che è la seconda espansione di Guild Wars 2. In questo articolo potrebbero esserci dei piccoli spoiler, ma niente che non capiti nelle prime ore della storia, quindi potete andare tranquilli.

 

Canto notturno di un pastore errante di Elona, per citare Leopardi.

Alì Balthazar e i 40 ladroni

Dopo aver voltato le spalle agli uomini, il dio della guerra e del fuoco Balthazar vuole sconfiggere l’Elder Dragon Kralkatorrik per assorbirne l’enorme potere, ed è nostro compito fermarlo in una questline composta da 13 capitoli che può essere conclusa in una dozzina d’ore.

La storia è discreta, niente di trascendentale ma offre un paio di spunti interessanti. Non ci sono colpi di scena clamorosi e il tutto procede in maniera piuttosto scolastica, almeno finchè non interviene Palawa Joko, il signore dei lich, a ravvivare un po’ le cose. Peccato per la narrazione a tratti fiacca e soprattutto per il comic relief (i siparietti comici) forzato e continuo, che spezza il ritmo epico della storia. Personalmente lo trovo fastidiosissimo, ma è una cosa che va a gusti, quindi tant’è.

Comicità a parte, il vero problema della main quest è rappresentato dalle boss fight: se già nella recensione in corso avevamo segnalato scontri con i boss molto lunghi, a mano a mano che si avanza la cosa diventa di tutta evidenza. In particolare nelle fasi conclusive ci troviamo contro boss che hanno svariati milioni di HP, di cui dobbiamo evitare gli attacchi mentre facciamo loro danno. In altre parole, sono una vera palla e ammazzano tutta l’epicità del momento, perchè dopo 20 minuti a picchiare lo stesso energumeno subentra inevitabilmente la noia.

Rimane la sensazione che questi scontri siano stati progettati per essere affrontati in compagnia di qualche amico, il che è un po’ strano se si considera che a livello concettuale la main quest è completamente single player (della serie, il nostro PG è l’eroe prescelto per salvare il mondo e solo lui può farlo, eccetera eccetera).

 

Guild Wars 2 Path of Fire

Balthazar è proprio un brutto ceffo. E ha le dita steccate.

In ogni caso, la conclusione della storia di Path of Fire si collega esattamente con l’inizio dell’imminente quarta stagione del Living World, senza buchi o vuoti narrativi, per cui non c’è il rischio di restare con troppe domande senza risposta.

 

Prince of Persia

Che l’espansione sia ambientata tra il Crystal Desert ed Elona ormai lo sanno anche i sassi. Le cinque nuove mappe (Crystal Oasis, Desert Highlands, Elon Riverlands, The Desolation e Domain of Vabbi), di cui già avevamo detto un gran bene nella prima parte della recensione, si confermano di altissima qualità grazie a un design e un world building davvero ispirati. ArenaNet ha finalmente capito che esplorare dev’essere un piacere e non una tortura. Lo “smappamento” delle nuove regioni procede in modo naturale e organico, senza forzature come avveniva in Heart of Thorns.

Il flusso dell’esplorazione viene interrotto solo sporadicamente, quando sbattiamo contro un muro invisibile che indica il confine della mappa: diciamo che a volte questo limite si poteva camuffare meglio, magari mettendo un ostacolo naturale o una barriera magica invece di una parete fantasma, ma si tratta di una minuzia.

Ho già parlato molto dell’art direction di Path of Fire, di cui non smetterò mai di tessere le lodi. Se come il sottoscritto siete amanti delle illustrazioni artistiche, finirete per consumare il tasto degli screenshot. A un colpo d’occhio fenomenale per un MMO vecchio di cinque anni si affianca un’attenzione ai dettagli quasi commovente, soprattutto in alcune mappe che fanno da scenario per la main quest. Ok, forse la trama non è di quelle che ricorderemo negli anni a venire, ma visivamente è da Oscar.

A livello di lore, com’è prevedibile, le connessioni e i rimandi a Guild Wars Nightfall si sprecano. Inoltre gli NPC e i mob che incontreremo durante il nostro viaggio riflettono cultura e geografia della regione: se nelle zone attaccate da Balthazar troveremo dunque i Warforged, i seguaci del dio della guerra, avvicinandoci alle aree toccate da Kralkatorrik entreremo in contatto con i Branded, mentre nel regno della Desolazione avremo a che fare con i non morti comandati dal già citato Palawa Joko (al cui personaggio sono dedicati degli achievement parecchio sfiziosi). In generale la varietà di nemici e creature si attesta su livelli molto buoni. Sontuosa anche la soundtrack, che presenta una quarantina di tracce con suggestive sonorità orientaleggianti.

Misterioso e crepuscolare, il nuovo mondo di Path of Fire riesce davvero a farci respirare il fascino di una terra esotica e dimenticata da secoli. Peccato però che questo mondo si fermi a Vabbi e non comprenda Kourna e Istan, due regioni meravigliose che qualsiasi fan di Guild Wars vorrebbe rivedere. È un po’ come un coito interrotto, dato che l’esplorazione si ferma sul più bello. Tuttavia è probabile che sarà proprio l’imminente Season 4 a portarci più a sud, appagando così la nostra fame di scoperta e conquista.

 

guild wars 2 Path of Fire recensione

Praise Joko!

Le sabbie del tempo

Non solo il level design dell’espansione è notevole, ma è pensato apposta per sfruttare appieno le potenzialità delle mount. In questo caso mappe e cavalcature sono talmente integrate tra loro che è difficile parlare delle due feature separatamente.

Quelle di Path of Fire sono le migliori mount mai viste in un MMO. Il raptor, lo springer, lo skimmer e il jackal sono tanto belle da giocare quanto utili per il raggiungimento dei nostri obiettivi. Delle prime quattro il raptor è sicuramente la cavalcatura realizzata meglio: è quella che vi troverete ad usare il 90% del tempo durante l’esplorazione del deserto, per via dell’ottima guidabilità e del lungo salto che la rende la più veloce sulla distanza. Lo skimmer è una mount contestuale, utilissima per planare da una grande altezza, per volare sull’acqua o per superare indenni le sabbie mobili e le distese solforose della Desolazione. Il jackal è sostanzialmente inutile finchè non si sblocca la mastery che permette di usare i portali, mentre lo springer è la mount meno responsiva e facile da controllare, a causa di una certa tendenza a “laggare” durante i balzi che vi farà ammattire laddove sono richiesti salti di precisione. Si tratta comunque di una goccia in un oceano di ottime idee, ulteriormente impreziosito dal fatto che le cavalcature possono essere usate anche nel vecchio mondo, il che apre a modi completamente inediti di fruire le mappe del gioco base.

A spostare gli equilibri è poi la quinta mount inizialmente tenuta segreta da ArenaNet, il grifone, che per essere sbloccata richiede il completamento di una serie di missioni extra (oltre a ben 250 gold!). Tuttavia non si tratta di un prezzo esagerato, dal momento che il grifone può volare per brevi tratti, planare e risalire in cielo guadagnando velocità, staccando l’esplorazione così da terra e aprendo a orizzonti inesplorati per il gioco.

 

guild wars 2 Path of Fire recensione

Surfare sulla sabbia con la luna piena all’orizzonte… che cosa si può chiedere di più?

Senza una specializzazione oggi non vai da nessuna parte

Capitolo specializzazioni: se nella recensione in corso abbiamo già descritto le nove spec elite introdotte con Path of Fire, in questa sede posso ribadire che ArenaNet ha svolto un ottimo lavoro, in particolare in PvE, perchè ogni build fornisce alla professione di riferimento meccaniche inedite e un nuovo modo di giocare.

Le nuove specializzazioni hanno già modificato pesantemente il meta senza però rendere obsolete quelle rilasciate con Heart of Thorns, che il team sta continuando ad aggiornare, tra cui i potenziamenti al power reaper a lungo richiesti o gli ultimi cambiamenti al druido che hanno portato a una maggior varietà di approcci nelle composizioni per i raid. In generale le nuove spec risultano interessanti e divertenti da giocare: posso assicurare per lo spellbreaker, che ho giocato parecchio in queste settimane, ma lo stesso si può dire per l’holosmith, il firebrand, il weaver, il mirage, lo scourge e il soulbeast.

Alla release di Path of Fire alcune classi risultavano rotte a causa di alcuni bug, ma adesso la situazione è nettamente migliorata. Allo stato attuale permane ancora qualche sbilanciamento tra PvE, PvP e WvW, che però il team di sviluppo sta progressivamente aggiustando.

 

guild wars 2 Path of Fire recensione

“Odio la sabbia. È granulosa, ruvida, irrita la pelle e si infila dappertutto.”

The endgame is a lie

Parliamo di contenuti. Le cinque mappe sono ricolme di roba da fare tra eventi dinamici, viste, hero challenge, mastery point, world boss, achievement e task (i cuori per intenderci). Questi ultimi mi hanno stupito per la loro varietà: si va dall’aiutare la gente di un povero villaggio al ravvivare sfarzose serate di gala. In ogni cuore si può sempre avanzare in almeno tre modi diversi. È insomma evidente e apprezzabile lo sforzo del team nel creare situazioni più varie possibili, anche se il tentativo non è perfettamente riuscito. Troppe volte, infatti, ci si imbatte in cuori poco chiari, che si rivelano più una rottura che altro. Personalmente, inoltre, non mi fa impazzire la scelta di resettare le missioni quotidianamente, perchè se da una parte questo consente di rigiocarsi contenuti già completati, dall’altra costringe a farmare tutti i cuori di una regione nella stessa giornata se si vuole ottenere la ricompensa per il completamento della mappa.

Con Path of Fire arrivano anche nuove armi e armature, alcune molto carine, come l’Elonian set. In generale c’è un bel po’ di roba nuova da far sfoggiare al proprio PG, per la gioia dei più attenti alla moda.

 

I mantelli! Finalmente sono arrivati i mantelli! …O forse dovrei dire porta asciugamani?

Abbiamo quindi parlato della storyline, delle nuove zone, delle mount e delle specializzazioni. E poi cosa c’è? Al momento non molto altro, in realtà.

Al lancio, avvenuto lo scorso settembre, Path of Fire non ha visto l’aggiunta di alcun nuovo frattale, dungeon o raid, lasciando con l’amaro in bocca chi sperava in un consistente rinnovamento dell’endgame. C’è il nuovo bounty system, che permette a più giocatori di uccidere vari mob elite situati nel deserto, ma alla fine non è altro che il tipico boss train con una struttura un po’ più definita. Le gare con le mount sono un simpatico diversivo, ma non possono intrattenere a lungo e le ricompense sono poca roba. Manca infine un sistema di meta event come quello che era presente nelle mappe di Heart of Thorns (che non era impeccabile, ma contribuiva ad aumentare la complessità e rigiocabilità dei contenuti).

L’espansione vi terrà comunque impegnati per una trentina abbondante d’ore, che aumenteranno di molto se vi dedicherete agli achievement e all’ottenimento del grifone. Ciononostante, rimane la sensazione che manchi qualcosa a coronamento della nostra esperienza tra dune, oasi e piramidi. Forse perchè quando una cosa è così bella, non vorresti mai che finisse.

Ma, attenzione, è proprio qui che subentra la già citata Season 4 del Living World. Gli sviluppatori hanno confermato infatti che il primo episodio in uscita domani implementerà una nuova mappa, un frattale e la prima ala di un nuovo raid: insomma tanta roba. La speranza dunque è che con questo aggiornamento arrivi nuova linfa vitale per l’endgame di questo MMORPG.

Si ringrazia Lex per la collaborazione.

 

guild wars 2 Path of Fire recensione

Purtroppo zone bellissime di Elona, come il Kodash Bazar e il Giardino di Seborhin, sono state parzialmente rovinate dalla furia di Kralkatorrik. ‘Sto cavolo di Elder Dragon non poteva passare qualche chilometro più in là?

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CONSIDERAZIONI FINALI

Guild Wars 2: Path of Fire è un’espansione in stato di grazia, una delle migliori prodotte negli ultimi anni dalla software house di Bellevue. Non solo l’art direction e il level design sono impareggiabili, ma le mount si confermano le migliori mai viste nel genere MMO. Tutto ciò rende un piacere vedere ed esplorare le nuove regioni, che risultano piene di segreti e rimandi al primo Guild Wars.

Questi aspetti valgono il prezzo del biglietto (tra l’altro molto onesto), ma potrebbero non saziare del tutto il vostro appetito di nuovi contenuti. Nonostante gli enormi pregi, infatti, Path of Fire non è esente da difetti: la main quest è viziata da boss fight lunghissime e spesso noiose, mentre l’endgame risulta carente a causa dell’assenza di nuovi raid, dungeon o meta event. È inoltre un peccato che non arrivi alcuna novità per i comparti PvP e WvW, a parte ovviamente le nuove specializzazioni, che dal canto loro portano un bel po’ di freschezza al gioco.

ArenaNet sembra aver scelto una strada ben precisa, ed è quella di concentrarsi maggiormente sull’esperienza PvE. Tuttavia il vero problema di Guild Wars 2, ieri come oggi, è che al suo endgame manca ancora qualcosa. Questa mancanza potrebbe però essere sopperita dalla nuova stagione del Living World, che avrà un ruolo fondamentale per mantenere alta l’attenzione sul titolo nei prossimi mesi.

Ho riflettuto fino all’ultimo sul voto da assegnare a Path of Fire. E alla fine ho concluso che sia giusto dare merito ad ArenaNet, oltre che per la grande qualità del lavoro svolto, anche per la tempestività nel proporre un update così importante a soli due mesi dall’uscita dell’espansione. Nonostante le sue mancanze e i cinque anni sul groppone, Guild Wars 2 rimane uno degli MMO più brillanti e dinamici sulla piazza. E io non vedo l’ora di rituffarmi nel deserto.

 

La nostra scala di valutazione

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