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PLINIOUS EX MACHINA – E SE LA SALVEZZA ARRIVASSE DALL’ORIENTE?

PLINIOUS EX MACHINA – E SE LA SALVEZZA ARRIVASSE DALL’ORIENTE?

Io me lo ricordo Dark and Light.

Ricordo che su un numero del 2006 di Giochi per il Mio Computer vi era un trafiletto dedicato proprio a lui, anche noto come Savage Horizon, affiancato da una ben più corposa anteprima di The Burning Crusade. Presentato nel 2004, Dark and Light era un promettente MMORPG sandbox, in un’epoca (quella dell’uscita del colosso di Blizzard) in cui il termine “sandbox” non era certo usato e abusato come lo è oggi.

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Al tempo era anche riuscito a destare un certo hype, proponendo feature quali PvP con controllo territoriale, sistema di caccia e crafting, housing, sistema politico e ciclo delle stagioni. Ma il grande vanto di Dark and Light, su cui puntava la campagna di marketing del gioco, era il suo enorme open world senza caricamenti di 39mila chilometri quadrati, probabilmente il più grande mai visto in un MMORPG di questo tipo. Il mondo virtuale mostrava un’ambientazione fantasy medievale piuttosto classica nell’impostazione, con tanto di draghi cavalcabili (ma la cosa allora faceva molto più scalpore di quanto possa fare oggi Riders of Icarus).

Insomma, le idee erano sicuramente buone, la realizzazione pratica molto meno. E col senno di poi fa quasi sorridere pensare che nella stessa pagina di Giochi per il Mio Computer vi fossero uno dei MMORPG più fallimentari di sempre e la storica espansione che avrebbe reso World of Warcraft il MMORPG più giocato al mondo. Eppure a suo modo anche Dark and Light ha fatto la storia: infatti può essere definito il primo MMO in Early Access di sempre. E che Early Access: a livello di stabilità e ottimizzazione il gioco era praticamente una pre-alpha, condizione da cui tra l’altro non si è mai risollevato del tutto, finchè in un giorno imprecisato del 2008 non è più stato possibile accedere ai server e buonanotte ai suonatori. Già il fatto che non sia mai giunto un annuncio ufficiale riguardante la chiusura del gioco la dice lunga sulla serietà degli sviluppatori.

Dopo questo flashback torniamo ora al presente. Alla luce di tutte queste considerazioni come prendere l’annuncio che un nuovo Dark and Light è in sviluppo in Oriente, da parte dello studio cinese Snail Games?

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Ebbene, per me è un’ottima notizia. Perchè se è vero che dieci anni fa Dark and Light non è stato ciò che poteva essere, non è detto che questi designer non riescano a realizzare la visione originale del titolo: quella di un sandbox che permetta al giocatore di immergersi in totale libertà in un vasto mondo virtuale in costante evoluzione. È da questa idea che scaturisce l’hype, oggi come nel 2004.

A vedere dal trailer, che mostra una natura selvaggia con una fauna che si sposta in branchi e dà vita a un ecosistema, la strada sembra quella giusta. E forse non è un caso che dal video il gioco mi abbia ricordato molto ARK: Survival Evolved, anch’esso sviluppato con l’Unreal Engine 4, che tra i tanti sandbox survival sulla piazza è forse uno dei migliori. Tra l’altro si parla di una beta entro fine anno, segno che lo sviluppo di questo Dark and Light dovrebbe anche essere molto avanzato.

 

Non paga, Snail Games ha inoltre annunciato Age of Wushu 2, seguito di quell’Age of Wushu (in Occidente Age of Wulin) uscito nel 2013. Ispirato alle arti marziali e alle leggende cinesi, l’obiettivo dichiarato per Age of Wushu 2 è quello di migliorare l’originale sotto ogni aspetto, dalla grafica alla fisica fino alle funzionalità sandbox (aridaje). Non che Age of Wulin fosse un brutto GdR online, intendiamoci: aveva molte feature interessanti e originali, ma per lo più spiegate in modo poco chiaro ed esaustivo.

Probabilmente, se siete arrivati fin qui, starete pensando “Esticazzi, sono semplicemente due MMORPG sviluppati in Cina, perchè eccitarsi tanto?”. Beh, innanzitutto perchè nel panorama di oggi sono praticamente scomparsi i MMORPG a medio bugdet. Fateci caso: senza pensarci troppo, riuscite a dirmi qualche titolo massivo sviluppato da una software house di media grandezza? Su due piedi non me ne viene in mente nessuno: l’ultimo è stato WildStar. Ormai da una parte ci sono giganti come Blizzard, Square Enix, ZeniMax e ArenaNet e dall’altra un ampio sottobosco di studi indie che stanno sviluppando “il MMORPG dei loro sogni”.

In secondo luogo, non è cosa da poco che, mentre il mercato si sta spostando sempre più verso il mobile gaming e le tendenze social, Snail Games ribadisce con forza di volersi concentrare sul PC gaming. I suoi nuovi giochi ne sono una prova. Last but not least, entrambi i prodotti presenteranno un modello buy to play con successivi DLC a pagamento, che mi sembra un buon compromesso tra la necessità degli sviluppatori di fare cassa e la volontà degli utenti di non svenarsi ogni mese.

Insomma, io non sono mai stato un grande amante della cultura del popolo dagli occhi a mandorla (non odiatemi, gusti personali), ma devo ammettere che in futuro le novità più interessanti del panorama MMO potrebbero giungere proprio dalla terra del Sol Levante. D’altronde già i coreani di Pearl Abyss hanno dimostrato di saperci fare, realizzando quel Black Desert Online che è con ogni probabilità il miglior MMO del 2016.

Insomma, è possibile che il vento della salvezza o rinascita del genere massivo soffi dall’Oriente. Dite che il caldo mi ha dato alla testa?

 

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