L’attesissimo The Division giunge finalmente su PC e ultime console dopo essere stato annunciato ben tre anni fa. Nel corso di questi anni, il gioco ha subito quel che da molti è stato definito un downgrade grafico ma ha mantenuto abbastanza inalterato il concept iniziale. Arricchito dal brand fantapolitico di Tom Clancy e ispirato non poco a Destiny, The Division dovrebbe far tesoro dei suoi pregi e migliorarne i difetti, proponendo in particolare un endgame piacevole e denso per tenere a lungo alta l’attenzione dei giocatori.
Un gioco ibrido
La struttura del gioco è quella di un tradizionale sparatutto con visuale da dietro le spalle. Ci si trova di fatto davanti a un prodotto che ricorda molto da vicino la struttura del loot di Borderlands, il feeling urbano/multiplayer di GTA Online e ovviamente Destiny, da cui trae probabilmente i maggiori elementi.
Al di là di una trama abbastanza normale, con il solito virus che ammazza un po’ tutti e New York che diventa zona di guerra, il gioco prende le mosse da una chiamata che i vari Agenti, cioè i nostri alter-ego, ricevono, proprio per andare a Manhattan a risolvere la situazione e rendere di nuovo sicura la città.
Previo tutorial di un’oretta ambientato a Brooklyn, la cui parte più memorabile è stata accedere ad un terminale preso d’assalto da una ventina di player che dovevano fare uno dopo l’altro la stessa cosa, il nostro Agente si trova ben presto in mezzo al bordello a Manhattan, e lì può fare un po’ quello che vuole.
La trama principale viene gestita attraverso un sistema di quest che parte dalla base operativa, l’avamposto dell’ordine nella Manhattan distrutta. In modo molto simile a quanto accade in World of Warcraft con la garrison, questa base è un’istanza personale nella quale non sarà possibile vedere nè interagire con altri giocatori – nemmeno con quelli nel nostro stesso gruppo. Questo luogo, all’inizio devastato, verrà migliorato a mano a mano che si proseguirà lungo l’avventura. Il giocatore infatti può migliorare le tre ali della base (sicurezza, ingegneria e medicina) per ottenere abilità passive migliori per se stesso e, ovviamente, per proseguire la main quest.
Niente di trascendentale dunque dal punto di vista dell’innovazione, ma il sistema appena descritto è ben fatto. Il leveling scorre discretamente bene, attraverso l’uccisione di mob, il completamento di quest principali e di “encounter” secondari, cioè piccoli accadimenti in giro per Manhattan che richiedono il nostro aiuto per andare a buon fine, ed essendo limitato a 30 livelli presenta una profonda differenza anche a distanza di pochi di essi: un giocatore (o un NPC) al livello 13 è sensibilmente più forte di uno al livello 11.
La componente di shooting convince abbastanza soprattutto per ciò che riguarda la cadenza di fuoco delle armi, decisamente più realistica della media dei giochi. I colpi infatti vengono sparati molto in fretta ed è difficoltoso controllare il rinculo, una scelta positiva che indirizza i giocatori ad un uso oculato del grilletto. Salvo qualche problema di lag, fisiologico nei primissimi giorni dall’uscita, i colpi entrano anche abbastanza bene (accettabile, via). Certo, bisogna entrare nell’ottica di trovarsi di fronte ad un MMO prima che a un FPS: i nemici hanno un sistema di vita ad HP classico, e le varie zone del corpo colpite influenzano la quantità di danni arrecati, ma un solo headshot non ucciderà alcun nemico di nostro pari livello.
Oltre al DPS non manca una componentistica di tanking e healing, proprio come vuole la tradizione dei MMORPG. Attraverso il potenziamento delle proprie abilità, simili ai talenti di qualsiasi altro gioco, si potrà acquisire notevole potenzialità curativa per sè e altri o di assorbimento dei danni: la santa trinità tank-healer-dps, come si dice, è servita, seppure in forma più action e con la possibilità di cambiare al volo tra l’una e l’altra tipologia di gioco.
PvE, PvP, Half-Loot
Ogni missione si svolge in un luogo specifico che può essere raggiunto a piedi o attraverso una forma di fast travel; il sistema di matchmaking consente in poco tempo di svolgere le varie quest con al massimo altre tre persone. Ottimo punto a favore del gioco: seppure si possa discutere sulla facilità del fast travel sicuramente il matchmaking è ben realizzato, e per un prodotto come questo è estremamente importante. Peccato che i nemici scalino con il livello più alto del giocatore componente del gruppo, così che è davvero scomodo giocare con amici a livelli diversi.
La componente endgame è attualmente un po’ carente, dal momento che ancora non ci sono i raid, che comunque, stando a Ubisoft, sono sulla via del rilascio: ad aprile infatti verrà aggiunta la prima incursione con un update gratuito. Allo stato attuale è possibile trovare un che di endgame soltanto nelle missioni giornaliere e nel rigiocare le missioni della storia principale ad una difficoltà più alta, che si sblocca una volta al level cap (cioè al 30). Va da sé che questa difficoltà offre reward aggiuntivi sotto forma di oggetti potenziati che ogni buon giocatore non vorrebbe mai farsi scappare. E’ una formula semplice, da “febbre del loot”, ma efficace.
Tra i grattaceli di Manhattan sorgono inoltre vie buie in cui la malvagità è legge. Non si tratta dell’impero di Aku ma delle Dark Zones. Queste località, divise per livello e comprendenti la parte a est e sud est di Times Square, Empire State Building compreso, sono segnate sulla mappa con un bel quadratone rosso e sono forse la parte più innovativa e interessante del gioco. Aree pericolose in cui “vale tutto”, esse contengono loot interessanti: armi più forti della media, armature di grande personalità, vestiti alla moda. La particolarità è che finchè non si esce dalla Dark Zone ciò che si è guadagnato dentro è a rischio: i giocatori possono sparare impunemente gli uni agli altri così da rubarsi il sudato bottino. Per mettere in salvo l’equipaggiamento preso durante le peripezie in Dark Zone vi è la possibilità di richiedere un’estrazione aerea: non per noi, ma per le nostre armi. Inutile dire che l’arrivo dell’elicottero è un momento di altissima tensione, e il rischio di imboscate da parte di altri giocatori è fuori controllo. Insomma, non proprio un full loot di quelli hardcore in cui se muori perdi tutto, ma un “half-loot”, in cui se muori perdi ciò che avevi acquisito dentro la dark zone. Giusto così.
Tecnicismi e digressioni
Prima di parlare dei difetti, due parole sul comparto tecnico del gioco. Giacchè questa è anche la prima recensione che scrivo su MMO.it dopo l’uscita ufficiale del sito, mi sembra doveroso fare una premessa, chiedendo scusa dell’autoreferenzialità di queste righe ai miei lettori. Il mio pensiero è che sia estremamente riduttivo se non addirittura sbagliato giudicare un videogioco a partire dalla grafica, e ancor più la diretta conseguenza di questo, che è giudicare la grafica in base al suo livello di fotorealismo. Occorre distinguere tra la grafica in sè e la resa artistica, che invece è ciò che si dovrebbe considerare nel momento in cui si parla di “grafica”. I giochi indie degli ultimi anni hanno dimostrato peraltro con una forza spaventosa quanto sia riduttivo ridurre il comparto grafico all’equazione bella grafica = fotorealismo.
Detto ciò, la resa visiva di The Division è molto buona. Sotto questo aspetto il prodotto è solido, piacevole da vedere e con una serie di peculiarità. Le texture, emblema del fotorealismo di cui dicevo prima, sono ottime, ma quel che spinge davvero è la resa delle luci. L’ottima resa delle ombre si unisce a una volumetricità degli effetti particellari e di fumo che soprende e crea effetti luminosi di altissimo livello, forse tra i più alti livelli che si siano mai visti. Il singolo lampione genera ombre e forme realistiche di godrays che vanno a colpire i turbinii di neve e polveri alzati da terra, con un risultato grafico eccellente. La distruttibilità dell’ambiente è limitata ma molto ben realizzata: i colpi spaccano gli oggetti che colpiscono in modo verosimile ed è notevole vedere quanto il singolo muro o il singolo vetro possano effettivamente risentire delle sparatorie che si vengono continuamente a creare. Molto buona la penetrazione dei colpi: ogni materiale ha una diversa resistenza ai proiettili.
Difetti, e difetti pesanti
Quanto detto sinora dipinge in ottima luce il titolo, e non per niente è proprio la luce il suo punto di forza. Eppure i difetti ci sono, e sono pesanti. Sono quasi tutti imputabili a questioni di ottimizzazione tecnica, ed è ingiustificabile che nel 2016 un gioco pagato a prezzo pieno abbia tali e tanti problemi alla release.
Innanzitutto la creazione del personaggio è indecente. Le opzioni di customizzazione sono praticamente nulle: cinque tipi di barba e capelli per gli uomini; non più di dieci volti diversi in totale (due per etnia, se non ricordo male); la possibilità di cambiare giusto il colore dell’iride e dei capelli e peli facciali. Questo è un gioco multiplayer online e non è concepibile che il proprio avatar sia per forza di cose la copia più o meno uguale di tutti gli altri. Controbattere dicendo che c’è comunque la possibilità di cambiare i propri abiti non regge.
L’ottimizzazione del motore grafico è buona ma non eccezionale: The Division resta infatti un prodotto di una certa pesantezza. Non è questo un difetto di per sè, perchè consente allo sviluppatore di spingere al massimo la potenzialità odierna delle grafiche, e se il giocatore non può per una questione di mera potenza di calcolo far girare il prodotto a dettaglio massimo, beh, così sia: lo potrà fare al successivo aggiornamento del suo computer, ma intanto l’innovazione grafica c’è stata. Il problema è che qua c’è già stato un primo downgrade grafico rispetto alle promesse, quindi la questione si fa meno giustificabile.
I caricamenti in particolare sono un po’ eccessivi. Si parla di qualche decina di secondi per il primo caricamento su SSD, ulteriormente rallentato dalle solite genialate firmate Ubisoft: le notizie anti-epilettiche ad ogni avvio non passabili, il logo Ubisoft non skippabile, un primo “connecting” che ti fa accedere all’account ed un secondo “connecting” quando si entra in gioco per accedere al personaggio vero e proprio.
Chiunque sia stato preposto alla gestione della regia delle scene animate realizzate col motore del gioco era probabilmente ubriaco. Ogni singola cutscene, dai dialoghi più stupidi alle scene più epiche, ha un costante effetto da shakycam pesante quanto un Cloverfield, tanto per dire. Il problema è che finchè c’è il mostro che devasta la tua città può anche starci che la telecamera tremi; se stai parlando in calma e tranquillità con la tua amica dottoressa di quanto sia difficile trovare l’antidoto del virus di Tom Clancy no.
Prosegue il treno dei punti a sfavore forse quello che chi vi scrive patisce personalmente di più sulla propria pelle: la mancanza di uno slider FOV. Giocando a The Division, in particolare negli interni, sembra di avere dei binocoli sugli occhi. Tipico retaggio da console, una release su PC contemporanea che non consente di modificare il proprio campo visivo è per me tanto odiosa che perde mezzo punto solo per questo, null’altro considerando. In un MMO/sparatutto competitivo come questo, l’assenza è ancora più pesante.
Concludiamo la carrellata dei difetti con un paio di situazioni al limite del paradossale che mi sono capitate. Entrambe tendono a ripresentarsi di tanto in tanto, senza apparente motivo. La prima consiste in un infinito schermo nero che appare all’avvio di The Division. Di fatto il software non renderizza a schermo null’altro che del nero, malgrado ci siano i suoni del menu e tutto quanto. Il problema qui è che la finestra rimane in primo piano a prescindere da tutti i disperati tentativi di terminarla: neppure il task manager, nè il super-menu che da Windows 7 in avanti si apre con CTRL+ALT+CANC servono a qualcosa. Dalla recente patch è ora possibile utilizzare ALT+INVIO per rendere il gioco in finestra e sbloccare la situazione.
La seconda situazione è ancora più incredibile, ed è visibile dallo screenshot qui sopra. A volte capita che The Division non carichi le texture del suolo. Il problema è che non caricandole non solo c’è l’artefatto grafico e l’area no-clip ben visibile in sottofondo, ma non c’è neppure la solidità del terreno, col risultato che se camminiamo sopra l’area priva di texture cadiamo nel vuoto all’infinito, in un’area digitale che ricorda molto le schermate di caricamento dei vari Assassin’s Creed. Talune aree della mappa diventano in tal modo completamente inaccessibili. Unica soluzione? Riavviare il gioco, e pregare che non faccia lo schermo nero. Per fortuna il personaggio è salvo, perchè The Division lo riporta alla sua base dopo un po’ di secondi di caduta libera nel vuoto totale.
Un ultimo capitoletto riguarda la questione dell’interfaccia, che è a buon diritto annoverata tra i difetti. Inutilmente complicata e densa di menu e sottomenu, tradisce la natura un po’ consolara del prodotto, che deve comunque essere gestibile anche da pad. L’utilizzo smodato di menu radiali ne è una prova evidente, così come l’assenza di una schermata di riepilogo delle caratteristiche del proprio personaggio, che per la verità c’è, ma non è mai del tutto visibile ad una inquadratura, e va scrollata verso il basso un numero francamente eccessivo di volte. Infine infastidisce l’inutile sovrabbondanza di pulsanti necessari per gestire le modifiche delle armi, nonchè per aprire e chiudere le varie schermate dell’inventario.
CONSIDERAZIONI FINALI
The Division rimane un buon prodotto, ma non è niente di eccezionale. Dispiace un po’ concludere in questo modo, perchè il software di Massive Entertainment era molto atteso e sembrava promettere bene, ma di fatto non innova particolarmente, per quanto trasferisca su PC la formula di Destiny che ancora non si era vista se non embrionalmente su Borderlands, che pure è interessante. Le promesse sono in parte mantenute, la giocabilità è buona e divertente, ma ci sono tutta una serie di problemi pesanti e ingiustificabili che non possono non inficiare sul voto finale. Ci troviamo di fronte a un gioco con una resa artistica curata, un ottimo motore grafico e un bel sistema di loot e di progressione del personaggio che può effettivamente divertire, ma castrato da un downgrade iniziale, da una marea di problemi tecnici e dal fatto che, a parte la Dark Zone e l’ovvio pregio di essere un MMO a tutti gli effetti, non è particolarmente diverso da tanti sparatutto usciti negli ultimi anni – il che comunque non è per forza un male, anzi. Il punto è che per i problemi tecnici e una formula di gioco divertente, ma non così innovativa, pagare il prezzo pieno può risultare un po’ eccessivo: se lo trovate a meno, però, The Division è assolutamente consigliato.
MODIFICA IN DATA 28 APRILE 2016: A seguito di gravi squilibri, aggiornamenti incompleti, problemi tecnici e una grande quantità di exploit, che hanno minato alla base l’esperienza di gioco e che per quanto potranno venire essere risolti lasceranno sempre una parte di popolazione più avvantaggiata, il voto è stato abbassato. Potete leggere di più sulle motivazioni di tale modifica in questo articolo.
Ad Asczor piace videogiocare e soprattutto videogiocare bene. I giochi per lui vanno fruiti sfruttandoli fino in fondo al meglio delle proprie capacità. È per questo che Asczor s’incazza, e non poco, quando i giochi non rispettano i suoi standard di qualità. Però ha sempre le sue buone ragioni per farlo e, al contrario, non manca mai di lodare i giochi meritevoli. Peccato che siano davvero pochi.
E' giocabilissimo anche da solo, anzi, per via del fatto che il livello dei nemici scala con il più alto in gruppo, forse è perfino meglio farsi la storia da solo.
Il pad è supportato al 100%.
[…] lo sparatutto/GdR/MMO di Ubisoft su cui il buon (ma neanche tanto) Asczor ha appena scritto una recensione di fuoco. Stavolta i due saranno affiancati da Hammer, giocatore poliedrico nonchè fine intenditore (o […]
Su Ps4 per ora non ho avuto problemi tecnici e l interfaccia risulta abbastanza funzionale. Per il resto condivido, soprattutto per quanto riguarda la personalizzazione del pg. Sono rimasto 10 minuti a cercare altre opizioni di personalizzazione perche non credevo possibile che fossero cosi poche… Su ps4 secondo me è un 4 pieno, perche come dici tu l "impostaziine da console" si sente e fa la differenza di quel mezzo punto.
Stasera alle 9.30 risponderò alle vostre domande su twitch.tv/mmo_it a proposito della recensione, e sarò lieto di beccarmi i vostri insulti se non sarete d'accordo con la mia valutazione